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Data: 13/03/2018

Abruzzo: dietro i numeri il lavoro resta saltuario e precario

Abruzzo: dietro i numeri il lavoro resta saltuario e precario
Regge la soglia dei 500mila occupati, il commento di Del Fattore agli ultimi dati Istat

"Bisogna leggere attentamente i dati Istat, perché leggendoli attentamente ciò che si evince è che quel poco di occupazione che si crea anche in Abruzzo è fatta di lavori prevalentemente a termine. Oltre l'83% del lavoro creato in Abruzzo è composto da contratti a tempo determinato. In ogni caso si tratta di valori ben lontani dai livelli pre crisi. Contestualmente si riscontra un calo netto dei contratti a tempo indeterminato".
Sandro Del Fattore, segretario generale della Cgil Abruzzo, ha commentato così gli ultimi dati sull'occupazione diffusi dall'Istat, secondo cui nella nostra regione il numero degli occupati nel quarto trimestre 2017 è rimasto sopra la soglia delle 500mila unità, superando i 482mila occupati dello stesso periodo del 2016 e i 459mila di giugno 2014. Numeri che la giunta regionale ha commentato con soddisfazione e che tuttavia ripropongono con evidenza il tema della "qualità" del lavoro, della sua permanenza e stabilità, delle prospettive sul medio e lungo termine.

E qui secondo Del Fattore i dati "dimostrano, se ancora c'è bisogno di dirlo, il fallimento del Jobs Act: terminati gli incentivi, crollano i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Si dimostra inoltre che la ripresa di cui si parla anche in Abruzzo è una ripresa molto fragile, che produce prevalentemente occupazione e lavoro precario, di scarsa qualità e con scarse prospettive". Dunque anche nella nostra regione "l'occupazione ristagna nell'industria e cresce principalmente nei servizi di bassa qualità. Un'occupazione, come già detto, fatta di contratti a tempo determinato".
Da queste considerazioni vengono le conclusioni del segretario: "Invece di continuare sulla strada degli incentivi a pioggia - afferma - bisognerebbe indirizzare le risorse verso un piano straordinario per il lavoro, rivolto in particolare ai giovani e incentrato su energie rinnovabili, tutela del territorio, patrimonio ambientale e culturale, ricerca e formazione. I 18 miliardi di euro del Jobs Act potevano essere utilizzati per altro, magari proprio per un piano di questo tipo".


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