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Data: 21/08/2013

Abruzzo, frena l’export

Abruzzo, frena l’export
Cala la provincia di Chieti, non bastano i rialzi a Teramo e L’Aquila

Le esportazioni abruzzesi calano. Nel 2012 sono scese del 4,8%, riducendo il valore del commercio estero di questa regione (che passa dal 12° al 14° posto tra le regioni italiane) a circa 6,9 miliardi di euro. Lo attesta lo studio "L'Italia nell'Economia internazionale 2012-2013", il rapporto annuale sul commercio estero stilato dell'Ice, l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Un decremento dell'export che ridimensiona anche la percentuale dell'Abruzzo sulle vendite all'estero, che sul totale delle esportazioni nazionali passa dal 2% del 2011 all'1,8% dello scorso anno.

I valori dell'export abruzzese sono dovuti in larga misura ai risultati della provincia di Chieti, che da sola rappresenta il 65,8% dei flussi regionali. Se le esportazioni delle aziende teatine scendono (-7,3% lo scorso anno), l'intera regione registra un andamento negativo. E ciò nonostante una leggera crescita, con valori inferiori alla media nazionale, delle esportazioni di Teramo (+1,3%) e L'Aquila (+1,1%), mentre Pescara registra un -2,9% e ferma il valore dell'export a circa 516 milioni di euro.

Sin qui i numeri. Per quanto riguarda invece i mercati di sbocco, l'Abruzzo indirizza le proprie vendite estere soprattutto in Germania (per un miliardo e mezzo di euro) e Francia (un miliardo). Paesi vicini, rileva ancora lo studio, quelli dell'Europa a 27, e tuttavia le aziende abruzzesi percorrono anche le rotte dirette ad est, quelle interne alla Ue (Ungheria +10,1%) ma soprattutto verso la Russia, dove il nostro export è aumentato dell'11,8%. Zone in controtendenza rispetto ad altre colpite dalla crisi, ai mercati consolidati dove c'è stata una riduzione delle vendite: Spagna (-25,7%), Francia (-10,9%), Belgio (-9,5%) e la stessa Germania (-3,7%).

Cosa esportano le aziende abruzzesi? Il principale settore industriale è quello degli autoveicoli (36% dell'export regionale), che pur con una flessione del 3,1% ha venduto all'estero per circa 2,5 miliardi di euro (e qui si sente il peso della Sevel). Crescono invece le esportazioni di medicinali e preparati farmaceutici (+16%, per un valore di 322 milioni e con il traino del polo aquilano) e quelle dei macchinari (+9,2%, per 321 milioni di euro).

Infine nella nostra regione gli operatori dell'export attivi sono stati 3.474, in calo del 2,2%, a ciascuno dei quali è ascrivibile un valore medio esportato (2 milioni) superiore alla media nazionale (1,7 milioni). Fatto è che il decremento dell'export registrato nel 2012 è continuato nel primo trimestre di quest'anno, sia pure in misura più contenuta (da gennaio a marzo l'export ha superato 1,7 miliardi di euro), con una flessione particolare del comparto dell'abbigliamento, pelli e calzature, oltre che di pc e apparecchi elettronici ed ottici. Dunque il paracadute dell'export non basta più: se si vogliono rilanciare produzione e lavoro bisogna incentivare i consumi interni.


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