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Data: 06/03/2014

Abruzzo, il “gelo” sul lavoro

Abruzzo, il “gelo” sul lavoro
Rapporto Istat 2013: tasso di disoccupazione all'11,4%, peggio che negli anni precedenti

Tasso di disoccupazione: provincia dell'Aquila 12,5%, provincia di Chieti 12,2%, provincia di Pescara 11,8%, provincia di Teramo 9%. Persone in cerca di occupazione in provincia dell'Aquila 16mila (112mila occupati), nel Chietino 20mila (141mila occupati), a Pescara 16mila (118mila occupati) e nel Teramano 12mila (119mila occupati).

A sgranare il rosario del lavoro che non c'è questa volta è l'Istat, che fotografa il 2013 e ci consegna un anno drammatico, una terra - l'Abruzzo - nella quale è difficile trovare segnali di ripresa e che fatica anche a difendere e valorizzare le risorse e le capacità che ne hanno permesso la crescita in tempi che sembrano lontanissimi.

A guardare i dati si rischia però di essere tratti in inganno. L'anno scorso il tasso di disoccupazione si è attestato all'11,4%, inferiore alla media nazionale del 12,2%. Tutto bene dunque? Niente affatto, perché il tasso di disoccupazione sarà pure inferiore alla media italiana, ma è peggiore di quello degli anni precedenti: 10,8% nel 2012 e 8,5% nel 2011. L'ennesima dimostrazione che l'austerity non funziona, che l'assenza di politiche che aiutino la crescita infoltisce l'esercito di chi cerca un lavoro: 63.000 persone in Abruzzo, mille in più del 2012 e addirittura 16 mila in più rispetto a due anni prima (esclusi gli stanchi e i delusi, ovviamente, quelli che rinunciano a cercare e che aumentano ogni giorno).

Guardando dentro i numeri si nota inoltre che il tasso di disoccupazione femminile (11,8%) supera di poco quello degli uomini (11,2%), mentre in numeri assoluti le donne in cerca di lavoro sono 26 mila e 37 mila gli uomini. A questi dati se ne aggiungono altri particolarmente negativi, che segnalano anche il rallentamento (e l'arretramento) persino di quello che si era realizzato. Per tutti il tasso di occupazione degli abruzzesi tra i 15 e i 64 anni, che fra il 2013 e l'anno prima era sceso di due punti (dal 56,8% al 54,8%) e il tasso di attività, passato dal 63,8% al 62%. D'altra parte in questa regione nel 2013 c'erano 490 mila occupati, mentre l'anno precedente erano 18mila in più.

Se proprio si vuol cercare un fattore positivo si può trovarlo nella forza e nell'importanza del comparto industriale, che in Abruzzo ha perso 16mila addetti ma è ancora in grado di dare lavoro (148 mila persone tra dipendenti e autonomi) e di produrre ricchezza molto più che in Italia e in altre regioni. E' anche sulla capacità di conservare, qualificare e far crescere questo tessuto (insieme all'altra "industria" di punta: l'ambiente e la cultura) che l'Abruzzo gioca la partita del suo futuro.


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