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Data: 22/10/2013

Abruzzo, le facce della crisi

Abruzzo, le facce della crisi
La regione raccontata sulla Rete: Abruzzoweb, le province e la cassa integrazione

Come racconta "la Rete" gli affanni della nostra regione? Come narra il presente e i problemi dell'Abruzzo? Ogni giorno i siti internet e i giornali telematici parlano della crisi e dei suoi effetti in questa regione, informano gli abruzzesi di quel che accade sul territorio. Articoli che raccontano di singoli argomenti e vertenze, o che approfondiscono i temi di attualità. Tra questi ultimi proponiamo un'inchiesta svolta dal sito d'informazione Abruzzoweb.it, che per raccontare quanto accade nelle varie province ha interpellato i dirigenti territoriali della Cgil. Quello di seguito è il resoconto pubblicato sul sito.

 

 

In Abruzzo di sola cassa integrazione, a settembre, sono stati registrati 27 milioni di ore, con un incremento del 14,4% rispetto a settembre dell'anno scorso. A percepirla sono ben 17.862 persone, 2.200 in più rispetto al 2012. Sono questi i dati allarmanti forniti ad AbruzzoWeb dal segretario provinciale di Cgil L'Aquila, Umberto Trasatti, che nel rivelare la grave situazione in cui versano le imprese di tutta la regione non cela una certa preoccupazione. "Se ora questa mobilità può essere percepita per un minimo 9 mesi a un massimo di un anno - spiega il sindacalista - appena entrerà a pieno regime la riforma Fornero il periodo di elargizione sarà ulteriormente ridotto e verrà ristretta la fascia degli aventi diritto".

"Ci troviamo a vivere una situazione di crisi gravissima - continua Trasatti - Si devono stringere i tempi per risolvere il problema economico che investe tutta la nazione. Dobbiamo utilizzare il più rapidamente possibile le risorse che abbiamo a disposizione, tra cui i 100 milioni della delibera Cipe (quella relativa al sostegno della ripresa economica del dopo-terremoto) che produrranno oltre 400 milioni di investimenti. Se continua così rischiamo di perdere solo solo tempo e investimenti: dobbiamo produrre posti di lavoro e dobbiamo farlo ora". E un disperato bisogno di posti di lavoro è proprio quello che emerge dalla panoramica di AbruzzoWeb sulle principali emergenze lavorative che si dovranno affrontare in questo autunno, per certi versi incandescente.

 

                                                                                               CHIETI

 

È la provincia più industrializzata d'Abruzzo e rappresenta circa il 70% della ricchezza prodotta in regione. Non per questo la provincia di Chieti non sta soffrendo fortemente la crisi economica.

Sono 5.000 i posti di lavoro persi dall'inizio della crisi. Da gennaio ad agosto 2013 ammontano a 9.145.025 le ore di cassa integrazione richieste (ordinaria, straordinaria e in deroga), con un incremento del 10,91% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un ricorso a questo ammortizzatore sociale che pone la provincia teatina in testa tra tutte le altre abruzzesi.

Soffre anche un settore, come quello dell'edilizia, sinora risultato sempre trainante. Dal 2007 al 2013 il numero dei lavoratori è passato da 7.500 a 3.108 e quello delle aziende da 1.317 a 740.

Secondo i dati dei tre Centri per l'impiego presenti sul territorio, sono 19.590 le persone in cerca di lavoro a Chieti, 11.696 a Ortona, 21.599 a Lanciano e 22.341 a Vasto.

Per quanto riguarda Chieti e i comuni del circondario, la Val Pescara spicca per una tendenza alla deindustrializzazione da tempo in atto. L'ultimo emblema dell'emorragia di posti di lavoro è la situazione della Sixty, azienda di moda qualche anno fa fiore all'occhiello del Made in Italy che dovrebbe ripartire con una cinquantina di lavoratori sugli oltre 400 del passato.

Il comprensorio ortonese gravita su un centro, Ortona, che fino a una decina di anni fa non conosceva disoccupazione e che ora si attesta invece al 16%. Tra le vertenze aperte preoccupa quella della Dialifluids di Canosa Sannita, avviata nel giugno scorso... Il timore dei 120 dipendenti è che l'azienda che fornisce prodotti e servizi per chi è sottoposto a dialisi possa chiudere da qui a pochi mesi.

Nella zona di Vasto e San Salvo sono invece il gruppo giapponese Pilkington e l'industria tessile Golden Lady di Gissi a preoccupare. Il 31 agosto scorso per i 1.765 lavoratori del colosso mondiale del vetro di Piana Sant'Angelo è terminato il primo anno di contratti di solidarietà, pochi giorni fa i sindacati hanno annunciato che ci saranno altri due anni di contratti di solidarietà a rotazione per tutto il personale, l'unico modo per evitare i licenziamenti.

Ovviamente di questa situazione risente anche l'indotto, stimato in circa 400 posti di lavoro. Contratti di solidarietà, per tutto il 2014, sono stati annunciati anche per i 970 dipendenti della Denso di San Salvo. Per Golden Lady, invece, vertenza ancora apertissima, a causa del fallimento del progetto di riconversione.

La Val di Sangro infine rimane il motore propulsore non solo dell'economia provinciale ma di tutta quella abruzzese, con Sevel e Honda a fare la parte da leone. Per Sevel (6.500 dipendenti più 2.000 di indotto) si attende che l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, concretizzi le promesse di portare investimenti per 700 milioni di euro. Per Honda (350 dipendenti più 800 di indotto) invece si temono gli effetti della riorganizzazione voluta dal vertice, che prevede un esubero di circa 180 posti di lavoro.

Secondo il segretario provinciale della Cgil, Germano Di Laudo, è il momento di fare scelte forti e decise sul piano delle infrastrutture, della logistica e dell'energia. "Non sono più procrastinabili - dice il sindacalista - il completamento della fondovalle Sangro, indispensabile per il traffico commerciale con la Campania, il potenziamento e l'infrastrutturazione dei porti di Vasto e Ortona, promuovendoli a scali commerciali regionali, la realizzazione di snodi ferroviari in grado di portare le merci dalle fabbriche ai nostri porti utilizzando non la gomma ma i binari".

                                                                                       L'AQUILA

 

La città abruzzese che evidenzia la situazione più preoccupante è proprio il capoluogo di regione. "Qui - illustra Trasatti - le imprese che hanno delle vertenze in atto superano il centinaio". Considerando tutta la provincia e il suo comparto produttivo (dall'edilizia al commercio, dalle aziende di servizio pubblico al settore metalmeccanico, trafilerie e zincherie) quando si parla di cassa integrazione viene preso come punto di riferimento settembre 2012, "uno dei momenti economici peggiori nella regione".

Nonostante l'anno scorso si pensasse di aver registrato dati drammatici, al 30 settembre 2013 la cassa integrazione (rispetto a un anno prima) è aumentata del 40,3%, "un picco che fa più paura che mai". "Solo all'Aquila avevamo 4 milioni 962 mila ore - spiega Trasatti - che corrispondevano a 3.187 persone in cassa integrazione; a settembre 2013 invece siamo saliti a circa 7 milioni, con un incremento di 4.472 persone". Inoltre "dobbiamo tener conto che questo ammortizzatore ha un termine - puntualizza il segretario - sono persone che usciranno dalla mobilità e quando succederà si ritroveranno senza lavoro e nessun sostegno al reddito". Tutto questo senza considerare gli operai che si trovano in mobilità, cioè che hanno già perso il lavoro e percepiscono il sussidio di disoccupazione: ampiamente oltre i 2.000. Inoltre ce ne sono circa 7.000 che ricevono un'indennità di disoccupazione non agricola.

Secondo il segretario della Cgil "non c'è un settore dove non ci sono problemi e difficoltà. Il nostro tessuto economico è fatto di piccolissime e medie imprese e risentono tutte del periodo che stiamo vivendo". Per Trasatti neanche la legge di stabilità proposta dal governo rappresenta una boccata d'aria fresca, in quanto "le misure sociali sono insufficienti". "Non ci sono risorse aggiuntive, aspettavamo una svolta che non c'è stata" conclude.

 

                                                                                                  PESCARA

 

Solvay, Italcementi, Sacci, Italcables, Abb, Aurum, Benetton: sono queste le vertenze aperte a Pescara e provincia che maggiormente preoccupano nella città più grande d'Abruzzo. Il capoluogo pescarese... soffre come il resto del territorio provinciale, a cominciare dalla Val Pescara in continua e desolante desertificazione industriale, produttiva e occupazionale. Ad iniziare dal polo chimico di Bussi, la cui reindustrializzazione fa registrare ritardi e incertezze. A questo si aggiunga che la Solvay ha annunciato da tempo la chiusura di due reparti, la chimica fine e i silicati, che impiegano complessivamente un centinaio di lavoratori.

Poco lontano, a Scafa, c'è la vertenza Italcementi, con la perentoria comunicazione della dirigenza secondo cui non si potrà tenere in vita l'impianto. La chiusura interesserà dunque tutti i 73 lavoratori, anche se l'azienda si è impegnata a mantenerne al lavoro una parte fino a gennaio 2015, probabilmente - ipotizzano i sindacati - con la prospettiva di farli lavorare per la messa in sicurezza degli impianti per prepararsi alla futura chiusura. Poche speranze anche per il cementificio Sacci di via Raiale, a Pescara. Nonostante le manifestazioni eclatanti come il blocco dell'asse attrezzato da parte dei dipendenti e l'occupazione della cementeria, è stata avviata la procedura di chiusura dello stabilimento. Da mesi infatti la fabbrica è ferma a causa del blocco del settore delle costruzioni, che a causa della crisi ha perso in provincia circa 2.500 addetti.

Ai problemi dell'industria si aggiungono quelli del commercio. Negozi sfitti e saracinesche abbassate anche nella dinamica Pescara diventano un segnale preoccupante della crisi che ha investito il settore mentre soffrono anche i marchi storici come Benetton, che ha annunciato esuberi. I licenziamenti sono stati per fortuna sventati con il ricorso alla cassa integrazione.

A Pescara inoltre la marineria è alle prese con i problemi del dragaggio del porto, che è finalmente iniziato ma non può contare su risorse sufficienti. All'aeroporto d'Abruzzo, invece, fiato sospeso per il futuro di Ryanair, che non si sa se continuerà a utilizzare lo scalo. E non se la passa bene neanche il settore ferroviario... Male infine anche il settore del credito. Tra le vertenze Tercas, Soget ed Equitalia a rischio ci sono circa 150 posti di lavoro. Per questi motivi i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato la recente manifestazione unitaria in piazza Italia, a Pescara, chiedendo tra le altre cose il finanziamento completo della cassa integrazione in deroga, il taglio dell'addizionale regionale e l'impegno per il piano di rilancio dell'area di crisi Val Pescara.

 

                                                                                                   TERAMO

 

A Teramo la situazione non è più rosea, anzi. A dare i numeri ad AbruzzoWeb è il segretario provinciale della Cgil, Alberto Di Dario, che illustra: "Le ore di cassa integrazione ordinaria sono quasi raddoppiate negli ultimi nove mesi, e la cassa integrazione straordinaria si è abbassata". Per il sindacalista questo può significare solo una cosa: "le imprese che prima ne usufruivano hanno chiuso".

"Nella cassa integrazione ordinaria siamo passati da 1 milione 534 mila 982 ore a 2 milioni 739 mila - spiega Di Dario - a fronte di 4.698 beneficiari". Per la cassa straordinaria il confronto è fatto con l'anno scorso: nel 2012 i lavoratori a casa erano 5.376, il dato più alto a livello regionale, mentre nel 2013 si è scesi a 4.698. La cassa straordinaria viene concessa dallo Stato, finita quella ordinaria dell'Inps, questo vuol dire che molte aziende ne hanno perso il diritto perché "nella maggior parte dei casi c'è stato un fallimento". Solo l'anno scorso Teramo era salita agli onori della cronaca italiana per essere la seconda provincia per numero di fallimenti e quest'anno le cifre non sono migliori, la logica conseguenza è l'aumento dei sussidi di disoccupazione, che ammontano a oltre 5.000.

Altro dato da sottolineare è che a settembre si è parlato di una possibile ripresa poiché è sceso il numero di lavoratori che cercano occupazione, "solo perché i giovani e i disoccupati si stanno arrendendo e stanno smettendo di cercarlo" commenta il segretario. "La situazione teramana è estremamente difficile - spiega Di Dario - Nel 2010 era stata individuata un'area di crisi nella Vibrata, per cui la Regione Abruzzo aveva stanziato 20 milioni di euro per il rilancio dell'economia. Ebbene, siamo ancora in attesa che la politica decida di investire quei fondi".


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