Data: 23/07/2014
Allarme ammortizzatori, i numeri della crisi abruzzese
Le ragioni del picchetto romano e il richiamo dei segretari regionali al governo
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Abruzzo hanno tenuto una conferenza stampa alla vigilia della manifestazione unitaria organizzata a Roma per sollecitare il governo a finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga. Quello che riportiamo di seguito è l'articolo dell'agenzia giornalistica Agea che sintetizza l'incontro con la stampa.
Secondo i dati provvisori dell'Inps, in Abruzzo le ore autorizzate di cassa integrazione nei primi sei mesi del 2014 sono poco più di 18 milioni, vale a dire il 18,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. I dati sono stati illustrati questa mattina a Pescara, nel corso di una conferenza stampa dei segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil (Gianni Di Cesare, Maurizio Spina e Roberto Campo) per annunciare l'adesione alla giornata di mobilitazione unitaria di domani a Roma, a piazza Montecitorio, promossa dai sindacati per chiedere al governo di sbloccare le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga. Stando ai dati, complessivamente il monte autorizzato dal mese di gennaio al mese di giugno 2014 rimane elevatissimo "e conferma - hanno evidenziato i sindacalisti - che resta alta la sofferenza del sistema economico abruzzese. Il vero termometro della crisi del sistema delle imprese abruzzesi è rappresentato dalla cassa integrazione straordinaria, che segna una crescita rispetto a quella ordinaria e in deroga". L'incremento è legato alle autorizzazioni riguardanti il settore dell'edilizia (3,7%). Gli interventi in deroga ammontano a più di tre milioni ma, hanno sottolineato i tre segretari, "il dato e' ancora influenzato dal rallentamento dei pagamenti di cig e mobilità a causa della carenza di risorse. Ed è un dato destinato a crescere". Inoltre sono 66 mila i cittadini abruzzesi che hanno potuto contare nei primi sei mesi di quest'anno su di un trattamento di cassa integrazione, mobilità o disoccupazione. I lavoratori abruzzesi assistiti dagli armonizzatori in deroga inoltre sono saliti a più di 11 mila. Nello specifico, secondo i dati di Italia Lavoro, i lavoratori interessati agli interventi di cassa integrazione in deroga sono stati 7.490 e le istanze presentate alle aziende sono state 2.287. Il costo complessivo degli interventi si aggira sui 46 milioni di euro. Inoltre nello stesso periodo 3.519 lavoratori hanno fatto richiesta di mobilità in deroga, per un costo complessivo di 9 milioni di euro. "Il lavoro - ha sottolineato Maurizio Spina - deve essere messo al primo posto, è l'unica e vera emergenza che non può essere rinviata nel tempo. Il quadro della cassa integrazione in deroga è emblematico. Abbiamo circa 11 mila lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali e non percepiscono le risorse da gennaio scorso. L'ultimo sblocco servirà a coprire il 2013 e questo ovviamente andrà ad incidere sui consumi e sulla ripresa. Il governo poi è intenzionato a rivedere le deroghe riducendo durata e modalità di intervento, e questo non è possibile perché la crisi è ancora forte. Non possiamo creare una situazione di forte disagio sociale, siamo molto preoccupati e per questo andremo a Roma per chiedere il rifinanziamento immediato della cassa integrazione e il rispetto dei patti". "Fino ad oggi - ha osservato Gianni Di Cesare - il governo non ha messo neanche un euro per la cassa integrazione in deroga, questo non possiamo accettarlo e quindi domani andremo a Roma. Quest'anno abbiamo bisogno minimo di 82 milioni di euro. Inoltre chiediamo alla Regione Abruzzo di costruire rapidamente nuovi strumenti, abbiamo bisogno di una legge regionale sui contratti di solidarietà ed una nuova iniziativa economica regionale sulla formazione professionale". "Questo è l'anno peggiore - ha detto Roberto Campo - perché siamo arrivati alla fine di giugno e ancora non è stato erogato un euro. Con questa iniziativa cerchiamo di convincere il governo che è incredibile lasciare in mezzo a una strada 11 mila persone in Abruzzo. Questo è contraddittorio rispetto alla politica degli 80 euro, perché l'obiettivo era rilanciare i consumi e invece rischiamo di deprimere ulteriormente l'economia". |
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