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Data: 11/01/2017

Alt al referendum sull’articolo 18, ora si decida quando votare gli altri due quesiti

Alt al referendum sull’articolo 18, ora si decida quando votare gli altri due quesiti
I commenti dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, la Cgil non si ferma

Oggi la Corte Costituzionale ha dato il via libera ai referendum promossi dalla Cgil (che ha raccolto oltre tre milioni di firme) sui voucher e gli appalti, ma ha dichiarato inammissibile il referendum sulle modifiche all'articolo 18, in particolare sui licenziamenti illegittimi. Un quesito, quello bocciato dai giudici costituzionali, che puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre limiti per i licenziamenti senza giusta causa.
La Consulta, nel dettaglio, ha dichiarato "ammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti", allo stesso modo è "ammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)". Al contrario è stata dichiarata "inammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi".
Una decisione, la bocciatura del referendum sui licenziamenti illegittimi, alla quale la Cgil ha replicato con le parole di Susanna Camusso, la quale dopo aver sottolineato l'inusuale intensità del dibattito e delle polemiche ha annunciato che da oggi "parte la campagna referendaria, e da oggi chiederemo tutti i giorni al governo di fissare la data in cui si voterà per i referendum sui voucher e gli appalti". D'altra parte per la segretaria generale quello dei voucher è uno "strumento malato" che bisogna avere il coraggio di azzerare per sostituirlo con una riforma volta a una contrattualizzazione pulita ed esplicita che regolamenti il lavoro occasionale. Il tema degli appalti inoltre nel nostro Paese "riguarda milioni di lavoratori: non stiamo parlando di un fenomeno marginale come qualcuno ha sostenuto".
In merito infine al quesito sull'articolo 18 respinto dai giudici, la segretaria ha annunciato che la Cgil si riserva ulteriori valutazioni una volta che saranno rese note le motivazioni della Corte Costituzionale. La Camusso poi si dice convinta che il sindacato ha rispettato il dettato costituzionale, "motivo per cui continueremo la nostra iniziativa e valuteremo nei prossimi giorni tutte le possibilità per ristabilire i diritti, compreso il ricorso alla Corte Europea sulla normativa sui licenziamenti".

 

P.S. Nel dettaglio il contenuto dei tre quesiti referendari per i quali la Cgil ha racconto le firme:

 

VOUCHER - Quello cui si assiste è un vero e proprio boom dell'utilizzo dei voucher, i cosiddetti "ticket da mini impieghi" che sono stati inventati, così si è ripetuto spesso, per cercare di regolarizzare le piccole mansioni da sempre pagate in nero. Sempre più spesso, tuttavia, attraverso l'utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi al ribasso e vede azzerati i propri diritti, con una contribuzione risibile ai fini previdenziali. La Cgil vuole quindi cancellare i voucher perché non combattono il lavoro nero, al contrario il loro abuso determina la sommersione (anziché l'emersione) del lavoro nero e irregolare.


LICENZIAMENTI - Secondo la normativa vigente un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un'indennità che cresce con l'anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità. Il sindacato chiede il referendum per il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendolo anche per le aziende sotto i 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. Nel caso in cui ciò avvenga in un'azienda con meno di 5 addetti, il reintegro non sarà automatico ma a discrezione del giudice. In caso di reintegro sarà il lavoratore a scegliere il risarcimento congruo o il rientro. Con il quesito bocciato dai giudici costituzionali la Cgil si propone di ripristinare un principio fondamentale di giustizia nel lavoro.


APPALTI - L'abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando la tutela dell'occupazione nei casi di cambi d'appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale da parte delle aziende. L'obiettivo in questo caso è rendere il regime di responsabilità "solidale omogeneo", applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. "Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore - chiede la Cgil - garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale".


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