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Data: 15/01/2015

Appalti, garanzie e tutele da estendere agli "ultimi"

Appalti, garanzie e tutele da estendere agli
La proposta di legge popolare presentata dalla Cgil, la firma di Susanna Camusso

Ci sono slogan ("Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto") che racchiudono in maniera chiara il senso di un'iniziativa o di una mobilitazione.

Con questo slogan la Cgil ha scelto di sintetizzare il senso della proposta di legge d'iniziativa popolare sul tema degli appalti che ieri, su iniziativa del sindacato laziale e romano, ha presentato nella capitale, in piazza del Pantheon, alla presenza della segretaria generale Susanna Camusso. Una proposta di legge che si articola in tre punti-chiave: la garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici, il contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese e la tutela dell'occupazione nei cambi di appalto.

In vicende come questa i numeri sono importanti. La stessa Cgil ricorda infatti che <gli appalti pubblici rappresentano più del 15% del Pil nazionale, e che la variazione dei costi per gli appalti relativi ai beni e ai servizi pesa il 2% del Pil>. Una montagna di soldi che agita furbizie, scorciatoie e tangenti. Osserva la Cgil: <La cattiva gestione degli appalti, caratterizzata da una diffusa illegalità, alimenta il fenomeno della corruzione, che in Italia fa diminuire gli investimenti esteri del 16% e aumentare del 20% il costo complessivo degli appalti stessi>. Reati e furberie che travolgono prima di tutto chi lavora, perché <nel mezzo di questi sprechi e inefficienze si trovano centinaia di migliaia di lavoratori che non hanno tutele adeguate, né sociali né legislative, in particolare sul tema della responsabilità solidale e nella clausola sociale nei cambi di appalto>.

Parliamo di <lavoratrici e lavoratori esposti per una vita al precariato, senza carriere contributive dignitose, con basse retribuzioni, senza valorizzazione professionale>. Anche perché <il lavoro negli appalti è intenso, frammentario, precario, faticoso, mal retribuito... poiché sugli appalti si scaricano l'abbattimento dei costi di fornitura e realizzazione di beni e servizi, troppo spesso a danno della qualità delle opere e dei diritti dei lavoratori>.

Da qui la proposta di legge d'iniziativa popolare e con essa gli obiettivi del sindacato: tutelare i trattamenti retributivi e previdenziali dei lavoratori attraverso la responsabilità solidale; contrastare illegalità ed evasione, infiltrazioni malavitose e corruzione, con il ripristino delle forme di controllo di legalità e la reintroduzione degli indici di congruità a garanzia dei livelli occupazionali; contrastare il massimo ribasso attraverso la certificazione e qualificazione degli operatori coinvolti e l'introduzione di norme che impongano il rispetto dei contratti di settore e dei diritti dei lavoratori; sancire regole che consentano nei cambi di appalto la garanzia occupazionale e il rispetto dei diritti contrattuali; escludere dalle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici le imprese che hanno gravemente violato gli obblighi nei confronti dei loro dipendenti, iscrivendole in un apposito registro presso l'Autorità Anticorruzione.

Ciò che si chiede quindi è garantire i trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici, contrastare le pratiche di concorrenza sleale tra le imprese, tutelare l'occupazione nei cambi di appalto: i punti che qualificano la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil e sulla quale il sindacato chiama a raccogliere le firme.
Una delle quali, a piazza del Pantheon, l'ha messa proprio Susanna Camusso, che dal palchetto ha spiegato le ragioni dell'iniziativa. <Ci dicono frequentemente, specie coloro che si dedicano alla riduzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, che difendiamo un mondo fatto di certezze e privilegi mentre il mercato del lavoro è molto frammentato. Ma se è così, se ci sono tanti ultimi - si chiede il segretario - perché non si comincia da lì? Perché non si fa in modo che gli ultimi acquisiscano garanzie e tutele che servono non solo alla dignità delle persone ma che rappresentano anche l'indicatore di un lavoro di qualità, di una scelta di sviluppo positivo?
D'accordo, ma cosa c'entrano gli appalti? <Appalti è una parola che molti cittadini sentono solo quando si parla di inchieste giudiziarie - osserva - ma gli appalti attraversano trasversalmente tutta l'attività di lavoro del nostro paese, qualunque settore e azienda, dal pubblico al privato. Ma se alla parola appalti se ne associa un'altra, "inchieste", il motivo è proprio perché la non trasparenza sulle norme degli appalti determina la crescita dell'illegalità e della corruzione>.

E' per questo che Susanna Camusso non crede alle ricette correnti, cambia verso alla discussione politica e si domanda: <Perché, invece di tagliare orizzontalmente i servizi ai cittadini, non si tagliano le trentamila stazioni appaltanti che ci sono in Italia?>. La risposta in verità è scontata: <Non si fa perché vorrebbe dire intervenire in un sistema di potere. Dietro questo sistema di potere ci sono però milioni di lavoratori che hanno visto in questi anni peggiorare le loro condizioni di lavoro e di vita. Sono i figli e le vittime degli appalti al massimo ribasso, alla massima convenienza economica: si abbassano i costi e si scaricano sui lavoratori, si aumentano i profitti e si impoverisce il lavoro>.

La Cgil dunque promuove questa raccolta di firme e mette al centro la tutela dell'occupazione: <Vogliamo partire da quel milione di lavoratori che ogni giorno s'interrogano su quando ci sarà la gara del loro appalto, su cosa gli succederà, di quante ore hanno già tagliato in questi anni il loro lavoro e di quante volte si sono visti ridurre la retribuzione pur di mantenere il lavoro>.

Non ha dimenticato, la segretaria, l'intervento del governo dei tecnici che <spezzò la relazione tra l'azienda che dava un appalto e l'azienda che lo riceveva>, e per questo ha annunciato che la Cgil vuole ripristinare un principio fondamentale: <la clausola sociale, ovvero il fatto che un lavoratore non può perdere il lavoro in ragione esclusivamente del cambio della gara d'appalto>.

Un tema connesso anche con il Jobs Act e l'iter di approvazione dei decreti. <Siamo ancora più preoccupati rispetto ai decreti della legge delega - spiega la Camusso - perché per come viene cambiata la precarizzazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato si rischia di fare come prime vittime i lavoratori degli appalti. E questo perché al cambio di appalto, invece di conservare la propria professionalità e la propria anzianità, i lavoratori potrebbero essere considerati dei neo assunti senza più le tutele precedenti>. Ecco perché <se si usa il tema dell'unità del lavoro come una clava contro il sindacato, poi nella realtà non lo si pratica nella legge. La sfida dunque è se il lavoro dev'essere la vittima delle politiche della crisi, oppure se il lavoro è, come siamo convinti, la risorsa per uscire dalla crisi>.


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