"Ogni anno puntualmente ci troviamo a commentare con amarezza e con rabbia la notizia degli aumenti dei pedaggi autostradali, che per gli abruzzesi assume una maggiore rilevanza in virtù della presenza sul nostro territorio di un'autostrada di montagna che come tale necessita di pesanti interventi manutentivi".
Gli aumenti cui si riferiscono Sandro Del Fattore e Franco Rolandi, rispettivamente segretario generale della Cgil Abruzzo e segretario della Filt regionale, sono quelli autorizzati dal governo a Strada dei Parchi, la società che gestisce A24 e A25, le autostrade che collegano l'Abruzzo a Roma ma anche alcune tra le principali città abruzzesi. Collegamenti fondamentali per la vita sociale ed economica di questa regione, soprattutto per le aree interne, sui quali è piovuto un aumento dei pedaggi che dal 2018 supererà addirittura il 12%.
"E non è un caso che l'aumento del 12,89% che interesserà dal 1° gennaio le due autostrade A24 e A25 sia enormemente superiore rispetto alla media nazionale dei rincari, che è pari al 2,74%, ovvero un quinto di quanto subiranno i cittadini abruzzesi" spiegano Del Fattore e Rolandi, i quali nel contestare questo inaccettabile rincaro sottolineano che l'aumento "andrà ancora una volta a penalizzare le aree interne e quei pendolari abruzzesi che come è noto non dispongono di infrastrutture alternative in grado di assicurare spostamenti da e verso la capitale in tempi accettabili". Un problema serio dunque, che per i sindacalisti va affrontato all'origine.
Spiegano i segretari regionali di Cgil e Filt: "Occorre a nostro avviso ripensare al modello di gestione dell'infrastruttura autostradale. Restiamo infatti convinti che un servizio pubblico, peraltro ampiamente ripagato nel tempo con la fiscalità generale (come nel caso delle autostrade abruzzesi), non possa e non debba essere gestito da un'impresa privata. Essendo tuttavia consapevoli che questo nostro orientamento, semmai condivisibile dalla politica, non sarà di facile e immediata esecutività, è alquanto evidente che nell'immediato è auspicabile una revisione dei termini della concessione ma anche un intervento legislativo che vada a modificare i criteri con i quali vengono fissati gli aumenti dei pedaggi, prevedendo vincoli e correttivi in grado di equiparare i rincari che si abbattono ogni anno su tutte le regioni italiane".