(Banche 1 - Le altre nelle News). Sono il ruolo delle banche in Abruzzo, il nuovo assetto degli istituti di credito nella nostra regione e lo sciopero nazionale che i lavoratori del settore preparano per il 30 gennaio le tessere che in questi giorni hanno composto il puzzle bancario abruzzese. Una concomitanza di eventi evidenziata dagli organi d'informazione locale e dagli interventi delle organizzazioni sindacali, tutte tessere che disegnano scenari futuri ma soprattutto raccontano vicende che hanno già cambiato radicalmente la governance del credito e i punti di forza (e debolezza) di un ex pilastro dell'economia regionale. Quelli che di seguito vi riproponiamo sono dunque i più recenti tasselli del nuovo puzzle bancario abruzzese, vicende che negli ultimi giorni hanno riguardato tutte e quattro le province della nostra regione.
Posti a rischio, le trattative con l'Abi interrotte da dicembre
Bancari in sciopero: no a contratti in base alle prestazioni
(articolo del quotidiano Il Centro del 24 gennaio 2015)
PESCARA. «Noi bancari non ce la prendiamo con i clienti, la nostra battaglia è contro i banchieri: non siamo più disponibili a fare ciò che loro vogliono». A parlare è Francesco Trivelli della Fisac Cgil, a margine dell'assemblea in Comune. Una sala gremita ha accolto i delegati delle sigle sindacali che rappresentano la categoria dei dipendenti delle banche. Chiedono il rinnovo del contratto nazionale e si preparano allo sciopero generale del prossimo 30 gennaio, ma non vogliono fare «lotte sbagliate».
«Non vogliamo parlare solo del contratto nazionale, ma di un modello di banca differente: l'Italia ne ha bisogno, a livello sia nazionale sia locale - continua Trivelli - la nostra lotta non nasce per creare problemi agli utenti, ma per cambiare le cose».
Di certo, nell'ultimo anno a cambiare è stato il paesaggio del credito bancario abruzzese. Sono scomparse Carispaq e Banca popolare di Lanciano e Sulmona, acquisite dalla Banca popolare dell'Emilia Romagna, mentre Tercas e Caripe, dopo un commissariamento durato due anni, sono state acquisite dalla Banca Popolare di Bari. Carichieti invece è commissariata dallo scorso settembre. «E' finita l'era delle banche locali in Abruzzo perché è stato sbagliato il modello di banca - aggiunge Trivelli - non hanno svolto il ruolo sociale che compete loro ma hanno prodotto sofferenze nel sistema, prestando soldi in modo improprio e togliendo risorse da dedicare allo sviluppo locale».
Di fronte a una situazione che vede chiudere gli sportelli e diminuire i posti di lavoro, la battaglia con l'Associazione bancaria italiana (Abi) si fa sempre più serrata. «Il tavolo delle trattative si è interrotto a dicembre - spiega Claudio Bellini della Fiba Cisl - c'è stata poi la disdetta da parte dell'Abi del contratto nazionale, disdetta che sarà operativa dal primo aprile. La categoria rischia di restare senza contratto, e sarebbe la prima volta nella storia. L'Abi sta pensando di spezzettare il contratto, rispolverando l'ipotesi di stipendi variabili, in parte fissi e in parte legati alle prestazioni».
Sempre secondo Bellini, il settore del credito viene così assimilato ad altri distretti di vendita. «Ci dicono - continua il sindacalista - che noi vendiamo soldi e siamo paragonabili a coloro che vendono qualsiasi altro bene, come la frutta o la verdura, ma il nostro prodotto non è uguale agli altri: noi siamo soggetti alle verifiche della Banca d'Italia. Il nostro settore è concepito come un sistema, non come una libera professione. Ed è fondamentale per l'economia italiana». Ieri a Pescara le presenze erano più di 500 e tra i relatori c'erano la responsabile nazionale Uilca, Valeria Cavrini, e i vari rappresentanti regionali, compresa la segretaria del sindacato autonomo Fabi, Antonella Sboro. Prossimo appuntamento, lunedì 26 gennaio, a Teramo.