C'erano sindacalisti e lavoratori abruzzesi delle costruzioni questa mattina in piazza Unione, a Pescara, davanti alla sede della Regione, guidati dai segretari regionali di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil (rispettivamente Silvio Amicucci, Lucio Girinelli e Gianni Panza) alla manifestazione promossa per sollecitare la Regione Abruzzo e il governo a mettere in campo politiche e strategie diverse da quelle degli ultimi anni, che hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza a fronteggiare una crisi che ha provocato una vera e propria emorragia di posti di lavoro (in Abruzzo l'edilizia ha già perso 12mila occupati, l'Italia 800mila). Dell'incontro con il presidente della giunta regionale, Luciano D'Alfonso, hanno dato conto in giornata diverse televisioni (nella rubrica VIDEO GALLERY si possono visionare un paio di servizi) mentre su questa pagina riportiamo integralmente il testo della piattaforma che Silvio Amicucci, Lucio Girinelli e Gianni Panza hanno consegnato alla giunta e ai gruppi consiliari della Regione Abruzzo per sollecitarne l'iniziativa in un comparto che da sempre ha rappresentato il volano dell'economia ma che da alcuni anni è alle prese con una crisi drammatica. Di seguito dunque il documento delle categorie regionali e le loro richieste alla politica.
LE RIVENDICAZIONI REGIONALI
Feneal-Uil, Filca-Cisl e e Fillea-Cgil Abruzzo, nell'ambito della vertenza nazionale, chiedono che la Regione
1 - prenda atto della gravissima perdita di posti nel settore delle costruzioni e conseguentemente realizzi tutte le azioni capaci di creare nuova occupazione.
2 - ridefinisca e completi il quadro legislativo regionale.
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo ritengono che anche le costruzioni, con i relativi settori merceologici (dall'edilizia al legno, dal cemento ai laterizi ai lapidei), in quanto anticiclici debbano concorrere alla realizzazione degli obiettivi della nuova programmazione europea 2014-2020, quale occasione di rilancio dell'intera economia regionale.
Le azioni
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo ritengono che la Regione in primo luogo debba agire sul fronte occupazionale, sulla perdita di 12 mila posti di lavoro nell'edilizia e sulla chiusura di tantissimi impianti fissi del settore delle costruzioni (legno, lapidei, laterizi) che sta concorrendo corposamente alla deindustrializzazione abruzzese.
Il lavoro edile ha assunto, nel territorio abruzzese come in tutta Italia, le caratteristiche di disomogeneità e d'intermittenza, concentrandosi solo nell'area dell'Aquila e del cratere. In particolare sembrava impensabile che l'Abruzzo potesse subire una preponderante perdita di posti di lavoro "regolari" nell'edilizia a fronte dell'indispensabile ricostruzione post terremoto.
Per queste ragioni Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo chiedono che si istituisca presso la Regione un tavolo di confronto sulla programmazione delle infrastrutture abruzzesi e sui finanziamenti per la ricostruzione post terremoto (i 6,2 miliardi di euro sono reali o sono uno spot pubblicitario?) e un tavolo di verifica sulla cantierabilità, ad esempio accertando l'apertura dei cantieri dall'attuativo Piano di messa in sicurezza delle scuole, presso il Centro Regionale di Monitoraggio delle Costruzioni.
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo chiedono che attraverso il confronto e la verifica si realizzi un vero e proprio piano del lavoro per il settore delle costruzioni, e che la Regione Abruzzo svolga un ruolo decisivo individuando le opere prioritarie di valenza interregionale nei settori del trasporto ferroviario e del riassetto del territorio, convogliando su tali opere tutte le risorse disponibili, compresi i fondi comunitari.
Nelle scelte riguardanti la Smart Strategy regionale è necessario riconoscere che sono maturati esperienze e saperi nel settore delle costruzioni, attraverso la ricostruzione post terremoto, e che negli impianti fissi si stanno distinguendo per innovazione tecnologica realtà di grande valore che, se "messi a sistema", possono rappresentare futuri volani per l'occupazione e punti di forza dell'economia regionale.
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo chiedono che la Regione Abruzzo intervenga presso il sistema degli istituti finanziari affinché tornino a sostenere il manifatturiero e il lavoro, e che stipuli la convenzione per attivare l'anticipo degli assegni Inps ai lavoratori con ammortizzatori sociali.
È inoltre indispensabile intervenire per l'emersione del lavoro irregolare, nero e grigio. In merito evidenziamo i principali fattori che riteniamo insistere nell'area del grigio, ovvero: le aziende, attraverso la catena infinita dei sub appalti, utilizzano tutte le forme contrattuali possibili - dai contratti di lavoro autonomo ai voucher, alle Global service, ecc. - tanto che i contratti nazionali di lavoro dell'edilizia industria, artigianato, piccola industria e cooperazione hanno perso la loro centralità, con pesanti ripercussioni sulla bilateralità, sull'applicabilità della regolarità contributiva e sulla congruità, e creando veri e propri fenomeni di dumping contrattuale.
Anche le aziende cosi dette regolari denunciano meno ore lavorative, tanto che la media ore risultante nelle Casse Edili è attorno alle 100 ore mensili, giustificando le restanti ore con malattie e ammortizzatori sociali. Detto fenomeno è anche favorito da un gettito intermittente, in termini di cassa, dei fondi della ricostruzione. Si ritiene inoltre un fattore negativo - per l'intera economia abruzzese e sul fronte occupazionale - il dato della cassa edile aquilana, riferito prevalentemente alla ricostruzione post terremoto, sull'intera manodopera impiegata residente in Abruzzo, risultante solo del 52%.
Per quanto sopra sinteticamente descritto, Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo ritengono di rendere obbligatorio, nella nostra Regione, ai fini autorizzativi per l'apertura di qualsiasi cantiere, pubblico e privato, che l'Azienda sia iscritta alle White List, e che si renda altrettanto obbligatorio l'uso dei Servizi BLEN.IT, già istituiti presso le Casse Edili, i quali operano in sinergia con i centri per l'impiego per le assunzioni della manodopera edile in Abruzzo. Detti obblighi devono essere estesi anche alle aziende operanti in sub appalto.
Dette azioni inoltre saranno ancora più urgenti qualora il governo dovesse emanare il Decreto attuativo previsto dall'art. 4, Legge n. 78/14 - sul quale esprimiamo tutta la nostra contrarietà - in materia di rilascio del DURC, che eliminerebbe l'obbligo di iscrizione alla Cassa Edile del territorio nel quale insiste il cantiere, anche per lavorazioni superiori ai 3 mesi, con il concreto rischio non solo di vanificare la congruità ma di rendere inefficace l'intero strumento.
Il settore delle costruzioni è purtroppo ad alto rischio di permeabilità alle infiltrazioni mafiose e criminali. Lavoro nero, caporalato, falsi distacchi comunitari, uso del riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, uso di materiali non a norma impongono uno sforzo maggiore e un'attività continua da parte degli apparati ispettivi, investigativi e delle forze dell'ordine.
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo ritengono encomiabile l'azione del CCASGO per l'emanazione della VI° linea Guida, istitutiva dell'Osservatorio sui flussi di manodopera nel cratere, ma proprio per queste ragioni è necessario che si potenzi l'intero apparato statale, comprese le forze dell'ordine.
L'edilizia è il luogo lavorativo che giornalmente evolve, cambia si sposta, e che per tali ragioni ha la necessità che intorno ad essa vi sia altrettanta attività lavorativa, che va sostenuta. La bilateralità del settore si è dotata di due figure essenziali quali il RLST e il Tecnico della Prevenzione, il quale ultimo opera presso i CPT. Le attività svolte dalle due figure vanno sostenute e messe in sinergia con altri servizi pubblici regionali al fine di evitare le morti bianche e gli infortuni, e soprattutto è urgente aggredire l'esplosione di un fenomeno nuovo per quantità quale le malattie professionali.
La programmazione, in particolare è necessario:
1 - Istituire la Stazione Unica Appaltante al fine di snellire le procedure burocratiche e attuare la semplificazione amministrativa, eliminare le gare al massimo ribasso, favorire la contrattazione d'anticipo e i protocolli di legalità.
2 - dare seguito in via sperimentale, in Abruzzo, all'avviso comune firmato dalle parti sociali del settore edile sulla PATENTE A PUNTI all'interno dell'art. 27, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, successivamente modificato dal decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106.
3 - adottare lo zero consumo suolo e misure per la tutela del paesaggio, come ha già fatto ad esempio la Regione Toscana, riformando la non incisiva L.R. 28 aprile 2014, n. 24 "Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo".
4 - riformare le norme del welfare abitativo e dell'edilizia pubblica, dando soluzioni al pesante disagio abitativo che anche in Abruzzo rischia di divenire motivo di forti tensioni sociali.
5 - riqualificare le aree urbane attraverso una nuova e moderna norma regionale sull'urbanistica che sappia cogliere tutte le indicazioni della green economy, delle smart city e dell'edilizia innovativa.
6 - dare risposte alle innumerevoli crisi industriali e produttive si chiede di applicare gli strumenti della legge 40-2012, pertanto è necessario realizzare il disciplinare per il riconoscimento dello status di polo tecnologico di ricerca e d'innovazione, sia dell'edilizia e sia di PALM. Per quest'ultimo il finanziamento simbolico non ha impedito di agire soprattutto per acquisire nuovi mercati internazionali. Lo strumento aree di crisi/piani di rilancio d'area va aggiornato con la mappa attuale dei territori in crisi. Va ripreso lo strumento del contratto di riqualificazione produttiva. Va ripreso lo strumento del contratto di sviluppo locale.
7 - riqualificare le zone industriali dismesse, impedendo che nuovi insediamenti produttivi e commerciali generino altro consumo di suolo ma dando anche opportunità alle eventuali richieste d'insediamenti produttivi.
8 - programmare le attività estrattive minerarie, di cui l'Abruzzo è sprovvisto da oltre venti anni.
9 - produrre il Piano Preventivo dei Dissesti Idrogeologici, inoltre con urgenza vanno avviati i lavori previsti.
10 - programmare la Bonifica delle Discariche dismesse e abusive, dando priorità alla megadiscarica di Bussi.
11 - definire norme premiali e strutturali per la realizzazione della sicurezza sismica, l'efficienza energetica e acustica, considerando negativa l'esperienza della legge regionale 19 agosto 2009 n. 16, in quando utilizzata più per aggirare il Testo Unico in materia edilizia e il Codice Civile piuttosto che per cogliere l'occasione di una vera politica di "rottamazione programmata e generalizzata degli edifici", con il fine di sostituire e ammodernare il parco abitativo.
12 - ridefinire, nell'ambito della nuova Programmazione dei Fondi Comunitari 2014-2020, il Piano Energetico Regionale del 15 dicembre 2009, ampliando i benefici anche all'industria al fine di raggiungere e rispettare rapidamente le percentuali di produzione di energia da fonti rinnovabili, ma anche per eliminare un elemento negativo dei costi di produzione industriale rispetto ad altri Paesi Europei.
13 - dotare l'Abruzzo di una norma regionale utile a prevenire i rischi da amianto, modificando anche la deliberazione di G.R. n. 228/2014 ("contributi per lo smaltimento dell'amianto"), aumentando la quantità massima di materiali contenenti amianto da smaltire (attualmente 540 chilogrammi compresi gli imballaggi) e consentendo i contributi previsti fino a concorrenza delle richieste.
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil Abruzzo per ultimo chiedono che la Regione Abruzzo si esprima, nell'ambito della Conferenza Stato/Regioni, contro i tagli previsti dalla Legge di stabilità, che rischiano di vanificare gli spazi aperti con l'annunciato allentamento del patto di stabilità, indispensabile per riattivare tutte quelle piccole e medie opere di manutenzione e difesa dei territori, i piani di recupero urbano e la valorizzazione dei beni culturali necessari per recuperare i posti di lavoro perduti ed evitare altrimenti le inevitabili ripercussioni sulla sanità e il welfare locale.
Senza gli edili non si può ricostruire l'Italia e l'Abruzzo
LE RIVENDICAZIONI NAZIONALI
Al sesto anno consecutivo di crisi del settore delle costruzioni, appare ormai evidente che le ricette messe in atto finora per contrastarla sono state fallimentari. Le sole politiche dei tagli sulla spesa degli investimenti e di allentamento delle regole non producono lavoro. Anche quest'anno, nonostante i dati confermino un ulteriore calo del 10% degli occupati, arrivando a circa 800.000 posti di lavoro bruciati dall'inizio della crisi, nei provvedimenti adottati dal governo non si avverte un radicale cambiamento di quelle politiche. I timidi segnali positivi restano largamente insufficienti a dare risposte adeguate ai lavoratori del settore e ad un Paese che avrebbe quanto mai bisogno di un gigantesco piano di interventi per la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio e per la realizzazione di infrastrutture utili. Per queste ragioni i lavoratori del settore delle costruzioni chiedono con forza risposte concrete, capaci davvero di rilanciare la buona occupazione e di rispondere ai bisogni del paese.
Investimenti
Il volume degli investimenti pubblici si è ridotto del 47% dal 2008 ad oggi. Le risorse individuate nello «Sblocca Italia» per gli interventi di edilizia scolastica, messa in sicurezza del territorio e infrastrutture sono insufficienti e le tempistiche di spesa (meno di 500 milioni entro 2015) assolutamente inadeguate. Gli stessi programmi di spesa affidati alle unità di missione scuole e territorio marciano con tempi e impatti occupazionali inadeguati. E' necessaria un'accelerazione dei tempi di spesa e un aumento effettivo delle risorse disponibili, con uno sblocco reale e selettivo del patto di stabilità per i comuni, finalizzato alla messa in sicurezza del territorio. La vera semplificazione sta nella riduzione della burocrazia e nell'eliminazione delle pratiche inutili e ridondanti, con l'obiettivo di accelerare l'apertura dei cantieri e diminuire i mostruosi tempi di attesa tra la progettazione, il finanziamento e la cantierizzazione (sono i tempi più lunghi d'Europa!). Accanto ai finanziamenti pubblici vanno mobilitati i capitali delle banche, che in questi anni hanno ricevuto ingenti somme dallo Stato e dalla Banca Centrale Europea e le hanno utilizzate solo per mettere in sicurezza i propri bilanci, anche con speculazioni finanziarie: è necessario che il governo spinga le banche ad erogare a tasso agevolato mutui e prestiti alle imprese per riattivare il mercato. A livello europeo il costo del denaro non è mai stato così basso e la Bce ha ridotto i tassi proprio per rilanciare l'economia: perché in Italia, e nel settore edile in particolare, non si trova traccia di ciò? Tocca al governo mobilitare il sistema bancario.
Politiche industriali
La riconferma degli incentivi per le ristrutturazioni per il 2015 è un fatto importante ma non sufficiente ad avviare un vero e organico programma di adeguamento del patrimonio edilizio ed accompagnare un processo di riorganizzazione produttiva delle imprese edili e di innovazione di prodotto e processo per tutta l'industria del legno e dei materiali da costruzione. E' necessario dare strutturalità almeno decennale a tali incentivi, definendo contestualmente strumenti capaci di favorire la domanda aggregata e di intervenire sulla qualificazione dell'offerta.
Appalti e regolazione del mercato
La situazione di inefficienza delle attuali normative è evidente ogni giorno di più. Ritardi, corruzione, inefficienze finiscono per incidere negativamente sul paese e bloccare lavori importanti. L'occasione dell'adeguamento alle norme europee rischia di essere sprecata o usata solo per un ulteriore allentamento delle norme a garanzia del lavoro e della stessa qualità dell'opera. Occorre invece ridurre il ricorso a procedure straordinarie, agli affidamenti al massimo ribasso e il numero delle stazioni appaltanti, va migliorata la progettazione e limitato il ricorso alle varianti, va rafforzato il principio della responsabilità solidale. Insieme a questo occorre una revisione del sistema di qualificazione delle imprese per l'accesso al mercato pubblico (SOA) e a quello privato.
Sicurezza sul lavoro
La strage quotidiana è determinata anche dall'insufficienza di tali regole, complice anche la politica di tagli agli organici degli enti pubblici preposti. Occorre rafforzare le norme sostanziali, i controlli e le sanzioni, sostenere la formazione e il ruolo degli enti bilaterali, degli RLS e RLST nelle attività di prevenzione, completare quanto previsto dal D.Lgs 81/2008 con la costituzione della patente a punti, quale sistema di qualificazione delle imprese per poter operare nel settore. Vanno previste normative premiali sia in termini di riduzione dei costi, sia in termini di vantaggi competitivi in fase di gara, soprattutto per lavori pubblici, per quelle imprese che dimostrino di essere regolari e sicure e adottino il sistema dell'asseverazione previsto dall'intesa e dalla normativa Uni-Inail-Cncpt.
Regolarità e legalità
La crisi ha favorito la crescita del lavoro nero e irregolare, oltre ad ampliare gli spazi di penetrazione nel settore delle mafie e dell'economia illegale. Bisogna rafforzare gli strumenti di contrasto e prevenzione e va definita una legislazione adeguata in materia di falso in bilancio e auto riciclaggio. Estendere le buone pratiche in materia di protocolli di legalità e di linee guida emanate dal CCASGO diventa una precondizione per affermare la piena legalità nei cantieri. Occorre però invertire la tendenza alla deregolazione del settore e respingere l'attacco a uno strumento fondamentale come il DURC, contenuto da ultimo anche nell'art. 4 della L. 8/2014. Il DURC invece va rafforzato ed esteso alle verifiche di congruità. Occorre contrastare anche i fenomeni elusivi consentiti da un abuso degli strumenti di flessibilità del lavoro. In primo luogo, nella delega lavoro, occorre davvero ridurre le forme contrattuali, a partire dal contrasto effettivo alle false partite IVA e dall'esclusione dell'edilizia da ogni eventuale estensione dell'utilizzo dei voucher.
Ammortizzatori sociali
La gravità della crisi e l'insufficienza della strumentazione esistente rendono la situazione drammatica ed espongono decine di migliaia di lavoratori alla perdita di qualsiasi tutela. Oltre a garantire gli strumenti per la gestione delle crisi aziendali, ogni riforma in materia deve garantire l'effettiva e universale estensione degli ammortizzatori sociali in maniera tale da ricomprendere lo specifico produttivo di un settore particolare come quello edile, destinando a questo fine ogni eventuale azione di riequilibrio della contribuzione delle imprese. Per l'edilizia va recepito quanto concordato tra le parti sociali e va trasmesso al governo con l'Avviso Comune del 2007, per ridurre il costo della cassa integrazione (cassa oggi ancora in netto attivo) trasferendo tale differenza alla gestione contrattuale della formazione e di blen.it.
Pensioni
Occorre modificare la riforma Fornero, che ha prodotto un impatto devastante sul settore delle costruzioni. Sulle impalcature fino a 67 anni non si vive e la discontinuità produttiva che si traduce in pensioni da fame va compensata con adeguate coperture.
Tfr
In questo contesto ogni intervento, come quello prefigurato sul TFR che si traduce in una penalizzazione fiscale delle forme di previdenza integrativa, va respinto perché rappresenta un ulteriore attacco al futuro previdenziale dei lavoratori.