<Aver raccolto oltre un milione e centomila firme per ciascuno dei tre referendum (quelli per abrogare le norme sul lavoro più penalizzanti per i lavoratori, n.d.r.) è un grande risultato che va ascritto al lavoro militante e all'impegno di tante e tanti, tra cui anche le compagne e i compagni che fanno parte dei nostri apparati, sia politici sia tecnici, in tutto il Paese. Avete contribuito ad uno straordinario fatto di democrazia e di partecipazione: per questo vi ringrazio con affetto e riconoscenza a nome della Segreteria confederale e mio personale. La nostra #SfidaXiDiritti non finisce però qui: si tratta di proseguire nella raccolta di firme a sostegno della Carta, con l'obiettivo di consegnare ai Presidenti di Camera e Senato, il prossimo 29 settembre, un numero di firme certificate mai visto nella storia della Repubblica a sostegno di una Legge di iniziativa popolare. Ciò è necessario per due motivi: affinché la discussione parlamentare sulla "Carta dei diritti universali del lavoro" si svolga e raggiunga l'obiettivo della trasformazione in legge della nostra proposta e come spinta alla prossima campagna referendaria che saremo chiamati a fare una volta che i nostri tre referendum saranno ammessi>.
E' stata la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, a ricordarci prima delle vacanze estive che la mobilitazione per raccogliere le firme a favore di una legge d'iniziativa popolare per una nuova "Carta universale dei diritti del lavoro" proseguirà anche nel mese di settembre, fino all'appuntamento del 29, quando i faldoni con le firme saranno consegnati ai massimi vertici del Parlamento e dello Stato. Una legge necessaria dopo che le norme varate negli ultimi anni hanno compromesso i diritti e le salvaguardie del lavoro, e che dovrà garantire a tutti i lavoratori (dipendenti o autonomi, a prescindere dalla tipologia contrattuale e dalla dimensione dell'azienda) le tutele che gli spettano.
D'altra parte non servono tanti numeri a ricordare la gravità della situazione, un mondo del lavoro dove l'occupazione non cresce e la precarietà la fa da padrona, con i voucher che esemplificano quanto accade in una regione e in Paese dove le tutele hanno ceduto il passo all'incertezza e alla mancanza di prospettive certe. Sono sufficienti quelli diffusi dalla Cgil Abruzzo (nel primo trimestre 2015 i voucher nella nostra regione erano 629.157, nello stesso periodo di quest'anno sono saliti a 908.189, con un incremento pari al 44,4%) o quelli resi noti dalle Camere del lavoro (in provincia di Teramo, ad esempio, si è passati dai 321mila voucher venduti nel 2014 agli 584mila del 2015, mentre il reddito medio dei percettori scendeva da 617 a 604 euro), cui si possono aggiungere alcuni commenti dei vertici Inps di Pescara, che in una manifestazione sindacale nel capoluogo adriatico non hanno mancato di sottolineare un altro elemento negativo: il fatto che i buoni-lavoro "sul piano pensionistico sono un disastro assoluto". Anche perché "se arrivare a pagare le pensioni a chi lavora a pieno regime è già difficile, il sistema dei voucher ignora il problema... anche se prima o poi i nodi vengono al pettine. Con il sistema contributivo occorre mettere più soldi possibile nel proprio salvadanaio, mentre i voucher non consentono di mettere dentro quasi nulla, tanto che alcune proiezioni hanno rivelato che con questo strumento per avere 500 o 600 euro di pensione al mese occorrerebbe lavorare più di 325 anni".
Quanto basta per continuare la mobilitazione e raccogliere le firme a favore di una nuova legislazione che torni finalmente a tutelare chi lavora.