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Data: 02/03/2016

Cassa integrazione in crescita a gennaio, il rapporto dell’Osservatorio

Cassa integrazione in crescita a gennaio, il rapporto dell’Osservatorio
Per consolidare la ripresa servono aziende competitive e una politica per sostenere la domanda interna

Cattivo inizio d'anno per quanto riguarda la cassa integrazione. A gennaio infatti le ore di Cig sono state 56.933.097, con un aumento del 33,86% rispetto al precedente mese di dicembre e del 12,84% rispetto a gennaio dell'anno scorso. Un dato legato quasi totalmente alle ore di Cigs (+70,40% rispetto a dicembre e +69,61% rispetto a gennaio 2015), un volume complessivo che conferma l'assenza di attività produttiva (zero ore) per 330mila posizioni lavorative potenziali.
Tutti numeri contenuti nel rapporto dell'Osservatorio sulla cassa integrazione della Cgil - che alleghiamo integralmente - la ricerca che elabora e commenta le rilevazioni sulla cassa integrazione condotte dall'Inps e che le evidenzia regione per regione, rendendo possibile anche un confronto tra le varie zone del Paese e nelle singole regioni e province.
Fatto è che nel solo mese di gennaio i lavoratori in Cig hanno perso circa 218 milioni di euro di reddito, al netto delle tasse, mentre ogni singolo lavoratore in cassa integrazione a zero ore ha subito una riduzione del salario (al netto delle tasse) di oltre 640 euro.
Secondo il rapporto della Cgil le regioni dove a gennaio la richiesta di Cig è tornata a salire sono state Piemonte, Toscana, Umbria, Lazio e Molise. I settori più in difficoltà in particolare erano e restano quello meccanico (con un aumento del 98,87%), il commercio e l'edilizia, nonostante la riduzione delle ore rispetto al mese precedente.
Tutti dati che fanno commentare agli autori della ricerca che "per recuperare la sottoutilizzazione degli impianti e la messa a regime del sistema produttivo c'e ancora molto da migliorare. Nella maggioranza delle crisi aziendali gli interventi attivi restano infatti sempre troppo pochi, le crisi aziendali vengono constatate ma nella quasi totalità dei casi non vengono avviati interventi strutturali di miglioramento". Nel rapporto poi si osserva che "la permanenza e la salvaguardia del posto di lavoro continua a trovare una sola risposta dall'attivazione dei contratti di solidarietà, con l'effetto che la crisi continua ad essere suddivisa tra i lavoratori, ma non superata. Contratti di solidarietà che rappresentano una risorsa positiva e un freno ai licenziamenti ma anche il limite della situazione occupazionale e produttiva".
Il problema di fondo dunque "resta quello che un'occupazione e una ripresa stabile non si consolideranno fino a quando la gran parte del sistema delle imprese non recupererà competitività nella propria offerta di merci, per innovazione, costi e qualità, mentre la domanda interna dovrà essere sostenuta da una ripresa del valore economico delle retribuzioni e delle pensioni".


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