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Data: 15/02/2016

Consumi in calo colpiti dalla crisi, ma sono mutate anche le abitudini

Consumi in calo colpiti dalla crisi, ma sono mutate anche le abitudini
Il rapporto della Filcams in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio e l’istituto Tecnè

E' l'ennesima conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di come la crisi abbia morso (e morda) la carne viva delle persone e delle famiglie. Di come la gente normale sia stata colpita nelle cose di tutti i giorni, quelle all'apparenza più semplici e scontate.
I consumi delle famiglie per esempio, che alla fine del 2015 erano scesi del 2,9% rispetto a 10 anni fa, addirittura del 6,3% (157 euro mensili) rispetto al 2008, allo scoppio della crisi economica. Una crisi che dopo sette anni porta quasi un italiano su tre (il 29%) a dichiarare che i suoi consumi sono inferiori alle reali necessità. Problemi che si affrontano anche cambiando le modalità di acquisto: dalla ricerca di un prezzo migliore (a scapito della qualità) alle scorte della merce in offerta, dal cercare nei discount prodotti di livello inferiore al comprare negli outlet articoli usati a prezzi scontati.
Una fotografia del malessere scattata in una ricerca - "I consumi delle famiglie italiane", rapporto 2015 - che la Filcams ha svolto in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio e l'istituto Tecnè (che alleghiamo integralmente), un'indagine ampia perché ampio è stato il campione degli intervistati: circa 4mila persone.
La crisi dunque ha cambiato le abitudini e i consumi. E lo ha fatto colpendo in maniera diffusa, al punto che soltanto un terzo delle famiglie è riuscita a conservare gli standard precedenti dei consumi (poco più del 5% invece li ha migliorati). Inoltre quelle che si vedono sono modifiche profonde, ormai radicate, al punto che per Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams, "i cambiamenti possono considerarsi come strutturali e non debbono essere più sottovalutati". D'altra parte se si riducono i consumi cala anche il lavoro nel commercio, sicché "la contrazione delle entrate ha portato molte aziende del settore ad individuare nella diminuzione del costo del lavoro la principale soluzione per arginare gli effetti della crisi, scaricando il problema solo sui dipendenti".
In una situazione come questa le persone cercano nuove strategie di acquisto. L'uso di internet si allarga anche tra le famiglie e il 30% dei consumatori naviga sul web per cercare il miglior prezzo dei prodotti alimentari, mentre il 63% consulta internet per i beni non alimentari. Cambiamenti di ampia portata che incidono direttamente sulla rete commerciale, al punto che per la Filcams è arrivato il tempo che "tutta la rete della distribuzione intraprenda una riflessione per avviare un rinnovamento organizzativo che coinvolga tutti gli stakeholder del sistema, soprattutto per individuare nuove politiche di intervento".
Comunque sia, anche se si tornasse agli standard economici e di vita precedenti la crisi ben il 29% degli italiani non modificherebbe i livelli e le modalità attuali di spesa. Un cambiamento di abitudini radicato, si diceva, un fatto importante che secondo gli autori della ricerca dovrebbe essere tenuto presente da coloro che sostengono che passata la crisi tutto tornerà come prima.
Circa l'orario dei punti vendita, gli italiani prediligono quello continuato (55%) ma non le 24 ore di apertura (il 15%), mentre si dividono tra chi vorrebbe l'apertura 6 giorni su 7 (47%) e chi 7 giorni su 7 (45%). In ogni caso quasi tutti gli intervistati (il 93%) ritiene che i diritti dei lavoratori debbano essere garantiti. D'altra parte per Maria Grazia Gabrielli "le liberalizzazioni degli orari e delle aperture commerciali, e l'assenza di un contratto nazionale di riferimento, non hanno aiutato la ripresa dei consumi ma hanno impattato negativamente sulle condizioni di lavoro". Rispetto a uno scenario come quello descritto dal rapporto "la contrattazione resta dunque un momento di confronto importante che non deve essere svilito. E il contratto nazionale deve rimanere il quadro di riferimento normativo, una rete da costruire anche per dare delle risposte sul fronte dei consumi, valorizzando e riqualificando il lavoro".


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