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Data: 06/01/2014

Costruzioni, le imprese dell'indotto decimate dalla crisi

Costruzioni, le imprese dell'indotto decimate dalla crisi
La Fillea: manca una strategia di riconversione, solo nel Teramano a rischio 500 posti di lavoro

Molto spesso i guai non arrivano da soli. Soprattutto in quei comparti produttivi legati da una ragnatela di attività, che vivono all'interno di sistemi dove vige una notevole integrazione e che mettono in campo e nutrono un fortissimo indotto.

Succede allora che l'edilizia va in crisi e trascina con sé tantissimi altri settori, quelli nei quali le industrie dell'indotto subiscono i contraccolpi più duri della crisi. Al punto da far saltare intere filiere economiche.

Capita anche in Abruzzo, a partire dal Teramano. Accade anche negli altri territori, ovviamente, ma in quella provincia si concentra una bella fetta della produzione di laterizi e manufatti in cemento: 13 insediamenti produttivi sui 104 attivi in questo Paese, un pezzo non secondario.

E' quanto ci ricorda Silvio Amicucci, segretario regionale e provinciale della Fillea. Lo ha scritto anche agli amministratori locali: all'assessore regionale al lavoro, a quello provinciale e ai vertici della Confindustria. A tutti costoro ha suonato la sveglia per cercare di rimediare a una situazione che costa centinaia di posti di lavoro.

<Il settore dei laterizi e manufatti in cemento vive una crisi profondissima - afferma Amicucci - una crisi alimentata dal calo irreversibile della produzione dei manufatti in cemento generato da un ruolo del settore risultato sbagliato>.

Che vuol dire sbagliato? Certo l'edilizia è crollata, e tuttavia la crisi dei manufatti in cemento dipende pure da altri fattori, a cominciare <dall'incapacità di seguire il necessario cambio di ruolo verso la green economy e il risparmio di suolo>.

Servono obiettivi e strategie innovative dunque, verso le quali <abbiamo provato a stimolare le imprese alla ricerca di nuove produzioni>. Un tentativo al quale gli imprenditori hanno risposto che <"l'unica possibilità per i manufatti in cemento sarebbe quella di riuscire ad ottenere uno straordinario quanto progressivo e incentivato provvedimento di rottamazione del costruito, con nuovi e moderni manufatti che rispondano ai requisiti dell'antisismico, del risparmio energetico e dell'antiacustico">: una rottamazione straordinaria (e i relativi fondi) che ad oggi non sembra apparire all'orizzonte.

Così, mentre anche le aziende tardano a riconvertirsi, il segretario della Fillea fa la conta dei danni e dei posti di lavori sfumati. <Nella provincia teramana - spiega - il settore ha avuto un'importanza notevolissima per lo sviluppo economico e occupazionale, tale che gli addetti hanno superato le 700 unità. In questi anni tuttavia le uniche misure adottate a seguito di contrattazione sono state le varie tipologie di ammortizzatori sociali, in molte situazioni ormai esauriti, costringendo conseguentemente le aziende a licenziare. Anche in questo caso l'ultimo ammortizzatore sociale previsto (la mobilità) è al termine, lasciando la stragrande maggioranza dei lavoratori, che nel frattempo non hanno trovato reimpiego, senza nessun reddito. Anche gli altri lavoratori impiegati nella produzione dei manufatti in cemento, se non si adotteranno misure adeguate, seguiranno purtroppo la stessa sorte>.

Fatto è che nel Teramano il settore dava lavoro a 718 persone, che a seguito delle crisi si sono ridotte a 446 (le altre sono in mobilità). Amicucci inoltre spiega che «entro la fine del 2014 resteranno soltanto solo 261 lavoratori, sicché questo comparto solo nella provincia di Teramo avrà perso quasi 500 addetti (457) e le fabbriche passeranno da 13 a 5». Un bel colpo anche al fatturato globale (prima di 500 milioni di euro annui) considerando che ciascuna azienda fatturava mediamente attorno ai 40 milioni.

Di qui il sollecito alle istituzioni e alla politica (ma anche agli industriali) di cambiare passo e accelerare. Da parte sua la Fillea si presenterà ai tavoli di trattativa con due prime proposte: la richiesta dello stato di crisi territoriale del settore e quella di percorsi e progetti rivolti alla riconversione industriale di siti ed aree che tra l'altro hanno a disposizione moltissimi metri quadrati di superficie da riutilizzare. In una strategia complessiva che punti alla crescita della green economy e al risparmio del suolo.


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