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Data: 18/09/2013

Credito, rubinetti chiusi per imprese e famiglie

Credito, rubinetti chiusi per imprese e famiglie
I problemi e i numeri evidenziati dalla ricerca della Cna Abruzzo

Il colpo è arrivato e si è sentito forte sulle spalle di aziende e famiglie. In Abruzzo nei primi tre mesi dell'anno l'ammontare del credito è sceso di 306 milioni di euro. Un dato reso noto dalla Cna regionale e scaturito da uno studio redatto da Aldo Ronci. Una caduta pesante che presenta anche un aspetto per nulla secondario, se si guarda al ruolo che finora hanno rivestito per l'economia di questa regione: la riduzione del credito erogato dalle piccole banche, che per la prima volta dal 2010 si collocano sotto la media nazionale del settore. Un colpo pesante le cui ferite si vedono anzitutto sulle aziende. D'altra parte per la Cna regionale, che si riferisce ai dati della Banca d'Italia, <questa è un'ulteriore dimostrazione che il credit crunch indebolisce alle fondamenta il nostro sistema produttivo>.

Dunque sono soprattutto le imprese a pagare il prezzo più caro della stretta al credito, con 254 milioni di euro erogati in meno nel trimestre (gli altri 52 sono mancati alle famiglie). Un taglio che ha penalizzato un po' tutti i comparti: industria -115 milioni, servizi -60 milioni, edilizia -58 milioni. E neppure se la sono cavata meglio le cosiddette "famiglie produttrici" (artigiani, commercianti e ditte fino a tre dipendenti) che registrano un calo di 17 milioni. Una variazione negativa che mal ci colloca in Italia: -1,62% in Abruzzo, -1,12% la media nazionale.

Guardando alle varie province, la caduta del credito alle imprese è relativamente omogenea, con punte più alte a Chieti (-75 milioni) e Teramo (-70) e leggermente inferiori all'Aquila (-53 milioni) e Pescara (-56). Anche in questo caso il calo supera la media nazionale, a partire dalla provincia aquilana: -2,25%. Elevata è stata anche la perdita delle famiglie consumatrici, che per acquisti diversi dall'abitazione hanno registrato una diminuzione di 125 milioni.

In tutto ciò spicca il calo delle piccole banche, che invertono la rotta dopo che per anni hanno alimentato la vitalità di questa regione. Per Aldo Ronci, il curatore della ricerca, «tra gennaio e marzo 2013 il calo percentuale è stato per la prima volta dal 2010 peggiore di quello medio italiano>. E qui tocca un tema delicato, uno dei più roventi con il quale si confrontano politici e sindacalisti abruzzesi: <Si potrebbe ipotizzare - osserva - che le vicende che interessano istituti oggetto di incorporazione da parte dei grandi gruppi nazionali abbiano già determinato un calo della sensibilità verso le esigenze della sofferente economia abruzzese».

Un argomento sul quale non sono mancati altri commenti. Italo Lupo, presidente della Cna regionale: «E' un bollettino di guerra che si ripete ogni tre mesi senza soluzione di continuità», i piccoli istituti di credito «erano la nostra migliore ancora di salvezza, anche in forza del solido rapporto con il territorio e con il mondo delle piccole imprese. Ma ora i processi di fusione e aggregazione che stanno investendo l'Abruzzo rischiano di correggere in negativo questo circuito virtuoso. Oltretutto il fatto che i depositi restino elevati rischia di spostare altrove, in altri territori, quanto raccolto nella nostra regione».

Graziano Di Costanzo, direttore Cna Abruzzo: «A livello nazionale il sistema bancario impiega una cifra astronomica, oltre 165 miliardi di euro, più di quanto raccolga: in Abruzzo invece avviene il contrario, con impieghi inferiori alla raccolta per 416 milioni. Le banche non hanno alibi legati alla raccolta per giustificare il loro scarso interesse verso il territorio e le attività produttive».

Qualche speranza, dopo anni di attese, la darà l'assegnazione dei fondi del bando Por-Fesr per il sostegno ai confidi. Una boccata d'ossigeno di 18,5 milioni, cui si aggiungeranno 14 milioni presi dai fondi Fas. Una boccata di ossigeno un po' tardiva però, arrivata dopo che per anni la Regione ha lasciato soli i confidi nel tentativo di far fronte alla domanda di credito delle imprese.

D'altra parte che in Abruzzo le cose non vadano per il verso giusto si evince anche da un altro elemento: il confronto tra la nostra e le altre regioni sulle operazioni bancarie. Circa le operazioni a revoca - sottolineano alla Cna - il tasso praticato dal sistema bancario abruzzese è stato dell'8,62% rispetto al 6,88% nazionale, con uno spread, una differenza, di 1,74 punti percentuali.

Anche le cosiddette "sofferenze", i crediti diventati inesigibili, nel primo trimestre dell'anno sono aumentati di 9 milioni di euro, con una crescita dello 0,34%, molto inferiore tuttavia a quella italiana (media nazionale sofferenze: 3,46%). E' andata peggio al rapporto tra sofferenze e credito erogato, arrivato al 10,45% a fronte del 7,68% nazionale, mentre aumentano depositi e risparmio postale, cresciuti di 151 milioni (+0,62%), un valore però molto inferiore all'incremento nazionale del 3,59%.


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