Otto uomini con ricchezze pari a 426 miliardi di dollari. Otto uomini che possiedono quanto (non) hanno 3,6 miliardi di persone, la metà degli abitanti di questo pianeta.
Uno scandalo. Uno schiaffo alla dignità e al buon senso messo in luce dal nuovo rapporto ("Working for the Few") che Oxfam, un'organizzazione internazionale che si occupa di temi sociali e delle crisi mondiali (e che interviene sul campo, anche con azioni concrete) ha diffuso alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos. Una rapporto che non solo evidenzia quanto sapevano già, ovvero che il divario tra ricchi e poveri si è allargato, ma soprattutto il fatto che questo fenomeno si è fatto estremo, drammatico, irragionevole.
Secondo il rapporto le multinazionali e i potenti del mondo continuano ad alimentare la disuguaglianza ricorrendo all'evasione fiscale, massimizzando i profitti anche comprimendo i salari, utilizzando il loro potere per influenzare la politica. Un sistema economico <che fin qui ha funzionato a beneficio di pochi fortunati e non della stragrande maggioranza della popolazione mondiale>.
Non solo. Che la tendenza sia drammatica lo dimostrano le nuove stime sulla distribuzione della ricchezza, che raccontano della metà più povera del pianeta diventata ancora più povera del passato. Una corsa senza freni, folle, tale che se questi dati fossero stati disponibili lo scorso anno i miliardari in possesso della ricchezza di metà popolazione mondiale sarebbero stati uno in più: nove.
Dunque <è osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini, che gli squilibri nella distribuzione dei redditi siano tanto pronunciati in un mondo in cui una persona su dieci sopravvive con meno di 2 dollari al giorno>, ha commentato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, secondo cui <la disuguaglianza stritola centinaia di milioni di persone, condannandole alla povertà: rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia. E tutto ciò mentre <servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione subiscono tagli, mentre a multinazionali e super ricchi è permesso di eludere impunemente il fisco>. Inoltre <la voce del 99% della popolazione rimane inascoltata perché i governi mostrano di non essere in grado di combattere l'estrema disuguaglianza e continuando a fare gli interessi dell'1% più ricco: le grandi corporation e le élite più prospere>.
Il rapporto Oxfam dimostra ancora una volta come l'attuale sistema economico favorisca l'accumulo di ricchezza nelle mani di un'élite privilegiata ai danni dei più poveri, che fra l'altro in maggioranza sono donne. Sette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent'anni: tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari all'anno, mentre quello dell'1% più ricco di 11.800 dollari. In questo contesto le donne sono particolarmente svantaggiate perché trovano prevalentemente lavoro in settori con salari più bassi ed hanno sulle spalle la gran parte del lavoro domestico e di cura non retribuito. Di questo passo ci vorranno 170 anni, a livello mondiale, perché una donna raggiunga gli stessi livelli retributivi di un uomo.
Sin qui le linee generali, ma cosa accade in Italia? Nel 2016, afferma Oxfam, la ricchezza dell'1% degli italiani (che oggi possiedono il 25% della ricchezza nazionale) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri concittadini, e 415 volte quella posseduta dal 20% più povero della popolazione. Per quanto riguarda il reddito, tra il 1988 e il 2011 il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. E come ha rilevato una recente indagine di Demopolis sono proprio il reddito e la ricchezza a rappresentare i due fattori nei quali gli italiani percepiscono le disuguaglianze più pronunciate.
I numeri della disuguaglianza
- Otto uomini possiedono l'equivalente della ricchezza del 50% della popolazione mondiale. Gli otto miliardari sono Bill Gates (75 miliardi di dollari), Amancio Ortega (67 miliardi di dollari), Warren Buffett (60,8 miliardi), Carlos Slim Helu (50 miliardi), Jeff Bezos (45,2 miliardi), Mark Zuckerberg (44,6 miliardi), Larry Ellison (43,6 miliardi) e Michael Bloomberg (40 miliardi di dollari).
- L'amministratore delegato di una delle cento aziende più grandi quotate in borsa a Londra guadagna in un anno quanto percepiscono diecimila lavoratori di una fabbrica tessile del Bangladesh.
- Una ricerca dell'economista Thomas Piketty mostra che negli ultimi trent'anni la crescita dei salari del 50% della popolazione mondiale è stata pari a zero, mentre quella dell'1% della popolazione mondiale è aumentata del 300%.
- In Vietnam l'uomo più ricco guadagna in un solo giorno più di quanto la persona più povera guadagna in dieci anni.
- Il reddito dell'1% dei più ricchi del mondo ammonta a 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo.
- Il reddito di 85 super ricchi equivale a quello di metà della popolazione mondiale.
- 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è aumentata negli ultimi 30 anni.
- L'1% dei più ricchi ha aumentato la propria quota di reddito in 24 dei 26 paesi con dati analizzabili tra il 1980 e il 2012.
- Negli Stati Uniti l'1% dei più ricchi ha intercettato il 95% delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90% della popolazione si è impoverito.
Il rapporto "Working for the Few" di Oxfam aggiunge in conclusione altre considerazioni:
- Ovunque gli individui più ricchi e le aziende nascondono migliaia di miliardi di dollari al fisco in una rete di paradisi fiscali in tutto il mondo. Si stima che 21.000 miliardi di dollari non siano registrati e agiscano offshore.
- Negli Stati Uniti anni di deregolamentazione finanziaria sono strettamente correlati all'aumento del reddito dell'1% della popolazione più ricca del mondo, il cui benessere è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione.
- In India il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di un sistema fiscale altamente regressivo, di una totale assenza di mobilità sociale e di politiche sociali.
- In Europa la politica di austerity è stata imposta alle classi povere e alle classi medie a causa dell'enorme pressione dei mercati finanziari, dove i ricchi investitori hanno beneficiato del salvataggio statale delle istituzioni finanziarie.
- In Africa le grandi multinazionali (in particolare quelle dell'industria mineraria/estrattiva) sfruttano la propria influenza per evitare l'imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà.