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Data: 23/03/2014

Di Cesare resta alla guida della Cgil: l'Abruzzo va ricostruito cambiandolo

Di Cesare resta alla guida della Cgil: l'Abruzzo va ricostruito cambiandolo
L’intervista del segretario a Rassegna Sindacale

E' ancora Gianni Di Cesare il segretario generale della Cgil Abruzzo, che il direttivo regionale del sindacato ha confermato (con 7 voti contrari, 7 astensioni e una scheda bianca) al termine del 12° congresso regionale svoltosi all'Aquila. Questa volta però non saremo noi a dar voce al segretario, nell'occasione lasciamo il compito a Stefano Iucci, un collega giornalista di Rassegna Sindacale, la testata nazionale che segue e racconta la vita della Cgil (e di questo Paese) e che ha seguito con noi il congresso regionale. Iucci dunque ha raccolto e pubblicato su rassegna.it l'intervista che di seguito proponiamo.

 

 

                                                                           ABRUZZO: RICOSTRUIRE NELL'INNOVAZIONE

             In cinque anni persi 28.000 posti di lavoro, ma ci sono risorse importanti per sperimentare modelli innovativi

 

Spesso la questione fondamentale è la prospettiva, il punto di vista. Anche per episodi tragici come il terremoto che cinque anni fa ha devastato un pezzo importante d'Abruzzo. Certo bisogna accelerare con la ricostruzione, trovare le risorse necessarie e fare presto per riportare, ad esempio, la gente nel centro dell'Aquila. Ma occorre anche ragionare su come ricostruirla, questa città, come renderla volano di un modello diverso del vivere urbano e della sua sostenibilità, con tutto ciò che vi è collegato in termini di innovazione e ricerca. Anche di questo si parla nel congresso della Cgil abruzzese, in un luogo dalle forti valenze simboliche: la facoltà di Ingegneria dell'università dell'Aquila, a Roio. Gianni Di Cesare con queste vicende, come molti, ha un rapporto stretto: è stato l'ultimo ad abbandonare, in quei giorni terribili, la sua abitazione nel centro storico della città. "Hai ragione, dobbiamo pensare a cosa diventerà L'Aquila - dice a Rassegna - perché la ricostruzione si farà, non ho dubbi, ma noi vogliamo che diventi anche l'occasione per sperimentare modelli innovativi del vivere urbano".

 

Rassegna. Ti sembra un'idea realistica?

 

Di Cesare. Credo di sì. Molte cose importanti si stanno già realizzando. E' partito un investimento da 140 milioni di euro: proprio ora cominceranno i lavori di scavo, la città sarà cablata e il modello scelto per la distribuzione elettrica sarà quello "intelligente" della smart grid. Anche il servizio idrico e fognario sarà riorganizzato secondo progetti fortemente innovativi. Sempre per la fornitura di energia, L'Aquila sarà organizzata secondo il principio del 20+20+20 stabilito nel protocollo di Kyoto: riduzione del 20% del gas serra, 20% di energia da fonti rinnovabili e 20% di risparmio energetico. Con questo non voglio dire che non ci siano problemi e cose che non vanno, ma bisogna guardare al futuro. A novembre 2013, per esempio, è partito il Gran Sasso Science Institute, una scuola speciale di ricerca - ce ne sono solo cinque in Italia - che offre borse di studio di alto livello a ragazzi da tutto il mondo che vengono a studiare da noi. Insomma non tutto è fermo, anche sul piano dell'occupazione: ad oggi ci sono 12.000 operai edili che lavorano nel centro storico della città. Questi ragionamenti che facciamo, tra l'altro, sono del tutto coerenti con il Piano del lavoro della Cgil, soprattutto nella parte che riguarda green economy, beni comuni, ambiente e innovazione.

 

Rassegna. Il congresso, però, capita nel bel mezzo di una crisi che coinvolge tutta la regione e tutti i settori...

 

Di Cesare. È indubbio. I dati sono drammatici. Dal 2008 abbiamo perso 28.000 posti di lavoro, la disoccupazione è salita dal 6,6 al 12,5%, abbiamo avuto 37 milioni di ore di cassa integrazione e un 10% in più di part-time, che vuol dire forte riduzione del monte orario di lavoro. La cosa più grave è che questa crisi sta incidendo a fondo sulla qualità della relazione tra i settori dell'economia. Si prenda il credito. Il vecchio sistema delle casse che supportava l'economia territoriale è in crisi: di qui sofferenza e alto costo del credito. Noi inoltre rispetto ad altri abbiamo un problema in più: siamo una regione del Sud, e del Sud ormai non parla più nessuno.

 

Rassegna. Quanto pesa per l'Abruzzo questa collocazione territoriale?

 

Di Cesare. Pesa tantissimo, è una delle maggiori fonti di diseguaglianza nel paese. Per noi il federalismo fiscale ha avuto un impatto negativo pesantissimo, e meno male che la Cgil ha aperto il fronte sulla riforma del titolo V, che altrimenti ci porta dritti verso la situazione greca. A prescindere dagli sprechi e dagli errori che vanno combattuti, le entrate di una piccola regione del Sud come la nostra non sono sufficienti. Non ci permettono di investire nulla e stiamo avendo contraccolpi pesantissimi ad esempio sulla sanità o il trasporto pubblico collettivo. Considera che stiamo usando le risorse del Fas (il Fondo per le aree sottosviluppate) per coprire i buchi del bilancio ordinario. Insomma: la questione è strutturale.

 

Rassegna. Come sono andati i congressi e di cosa avete discusso soprattutto?

 

Di Cesare. Nel complesso la partecipazione è stata più che soddisfacente. I lavoratori sono molto preoccupati, a cominciare dal tema delle pensioni, a partire dalle "riforme" realizzate in questi anni. Vorrei ricordare che in Abruzzo l'importo medio degli assegni è di 620 euro al mese: una situazione in cui la povertà ti sfiora ogni giorno, basta un piccolo imprevisto per precipitarci dentro. Nei miei interventi ho anche insistito molto sul tema degli strumenti di difesa collettivi nei luoghi di lavoro. La cassa integrazione e i contratti di solidarietà tutelano le persone collettivamente; la disoccupazione e il reddito di cittadinanza, che pure può essere per certi versi una misura importante, difendono il lavoratore come singolo, nel mercato del lavoro. È un'articolazione, questa, che non è sempre facile da cogliere.

 

Rassegna. Quindi tu difendi anche la cassa in deroga, sovente messa in discussione in questi giorni...

 

Di Cesare. Assolutamente sì. Tra l'altro in Abruzzo stiamo sperimentando un modello interessante che attraverso uno strumento che si chiama Cicas (il Comitato d'intervento per crisi aziendali e di settore) ci permette di monitorarne l'andamento e di adattare lo strumento alle reali situazioni di crisi. È partito anni fa col tessile, ma ora lo utilizziamo in maniera trasversale ai vari settori. Tieni conto che lo scorso anno in regione abbiamo siglato ben 1.495 accordi di cassa in deroga. Quando si parla di una sua eventuale abolizione bisogna stare molto attenti.

 

Rassegna. In conclusione, da dove deve ripartire l'Abruzzo?

 

Di Cesare. Insisto: il tema dell'innovazione è centrale. Anche l'Europa, grazie a Horizon, si muove con sempre maggiore decisione in questa direzione: quella della costruzione di una società della conoscenza che integri impresa, territorio, istruzione e ricerca. Ecco, intorno a questo bisogna costruire un tessuto vitale. Un piano del lavoro che funzioni deve quindi "penetrare" nel territorio. Non partiamo da zero: abbiamo tre università, svariati poli d'innovazione e ben 475 richieste di contratti di rete. Poi c'è il grande capitolo dell'ambiente e della cultura: siamo la regione dei Parchi e vogliamo puntare a un'idea di turismo sostenibile ed a un'economia di prossimità per la montagna. Certo servirebbero anche soggetti istituzionali, politici ed economici all'altezza. Il che non sempre avviene.


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