Data: 23/11/2015
Donne, tanta violenza e troppe discriminazioni: indietro anche nelle pensioni
Una nota della Cgil ai deputati in Commissione Lavoro. La ricorrenza del 25 novembre
E' una violenza che troppo spesso culmina nella tragedia. E' una discriminazione tuttavia che ogni giorno assume volti e sembianze molto differenti, anche nel lavoro, nella carriera o persino nel trattamento pensionistico. La "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" viene celebrata il 25 novembre. Nel nostro Paese una donna su tre subisce violenza, soprattutto in casa e sul lavoro. Le denunce calano ma non i femminicidi, le vittime di violenza fisica e sessuale secondo l'Istat e il governo ammontano a quasi 7 milioni. In Italia inoltre le leggi sulla violenza contro le donne sono in linea con gli standard europei ma non le tutele effettive, tanto da aver spinto l'Onu, recentemente, a lanciare un monito al nostro Paese al fine di assicurare una tutela effettiva.
Sin qui la violenza e le tragedie - quelle fisiche e psicologiche, nel corpo e nei sentimenti - dunque i temi stretti del 25 novembre. E tuttavia nella ricchissima casistica delle discriminazioni (quelle non fisiche, ovviamente) ne citiamo una della quale non si sente parlare troppo spesso: la distanza tra le pensioni percepite dagli uomini e quelle delle donne. Una realtà lontana dalle tragedie e dalle violenze epperò subdola, umiliante, che denota ritardi culturali ma anche legislativi. E' su quest'ultimo tema che Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, in audizione in Commissione Lavoro alla Camera, ha consegnato oggi ai deputati un intervento (che alleghiamo integralmente) sulle disparità di genere in materia pensionistica. Non senza aver ricordato che la legge Fornero va cambiata e <che l'opzione donna non è una soluzione, che poche possono permettersela>, inoltre <la settima salvaguardia degli esodati rappresenta un'ulteriore penalizzazione per le lavoratrici>. Anche sulle pensioni c'è insomma <un accanimento infinito>, spesso portato avanti in nome di una malintesa parità. <La parità - ha commentato Vera Lamonica - non comincia dalle pensioni, visto che in Italia la percentuale delle donne occupate è pari al 46% contro una media europea del 60%, i bambini nei nidi sono pari al 18%, i salari rosa sono inferiori del 30% a parità di mansioni. E' evidente dunque che la riforma Monti-Fornero deve essere profondamente modificata reintroducendo nel sistema gradualità, flessibilità e solidarietà>.
P.S. In allegato la relazione consegnata in Commissione Lavoro della Camera
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