Ieri Giovanni Lolli, vice presidente della giunta regionale, presentando i nuovi investimenti delle aziende tecnologiche e dei centri di ricerca nel cratere del terremoto ha voluto riconoscere che i risultati positivi dipendono anche dalla maturità delle forze sociali, in particolare dalla capacità che i sindacati hanno avuto di proporre una strada nuova per costruire un futuro migliore in una provincia dove oggi la disoccupazione è arrivata al 28%, dove la cassa integrazione è aumentata del 27%, che registra il raddoppio della cassa integrazione straordinaria.
Dal 15 gennaio 2013 sono passati oltre tre anni, da quando con Susanna Camusso presentammo all'Aquila il progetto per una "Città europea, universitaria della conoscenza e sostenibile", un obiettivo e una speranza che ha cominciato a prendere forma e sostanza grazie all'uso intelligente di quel 4% dei fondi per la ricostruzione (allora il 5%) che le forze sociali decisero d'accordo con il ministro Fabrizio Barca di destinare alle iniziative per il rilancio economico e del lavoro nelle zone colpite dalla tragedia.
Per quanto ci riguarda quello di ieri è soltanto un primo passo, che va nella direzione giusta, verso un cambiamento moderno e innovativo dell'economia di questa provincia. I 500 posti di lavoro stimati nelle aziende e nei centri di ricerca sono un numero molto inferiore a quello che occorre per recuperare il terreno perduto e l'occupazione sfumata in tante aziende, e tuttavia ci sono tutte le condizioni, se sapremo spendere bene i 260 milioni pubblici che avremo nei prossimi anni (e che possono significare circa un miliardo di investimenti privati), per cambiare in profondità un'economia che già prima del terremoto mostrava i suoi affanni e per aprire il capoluogo e la provincia verso le nuove tecnologie, scambi internazionali, la presenza sul territorio di persone e idee nuove, a loro volta in grado di attrarre progetti e investimenti.
Tutto bene dunque? Affatto. Perché restano da sciogliere alcuni nodi che hanno pesato molto sulle azioni di rilancio del territorio, e che le frenano ancora. Mi riferisco principalmente ai ritardi e alla farraginosità delle procedure per l'assegnazione e la spesa dei fondi del 4%, che in questi anni abbiamo ripetutamente denunciato, talmente complicate e lente (per la concessione di un nulla osta ci sono voluti anche tre anni) che è necessario modificarne la governance. Le procedure di assegnazione dei fondi e di validazione dei progetti vanno quindi semplificate e rese più veloci, garantendo il miglior uso del denaro pubblico ma anche incentivando gli investimenti delle imprese.
La Cgil infine è convinta che con le aziende e gli altri investitori siano necessari passaggi concertativi e contrattuali. Tutte azioni utili a raggiungere l'obiettivo che questa provincia si è dato: recuperare anni di ritardo e puntare alla crescita per una nuova e buona occupazione di qualità. Per parte nostra saremo vigili e attenti - augurandoci che le istituzioni facciano altrettanto - affinché gli obiettivi occupazionali dichiarati vengano puntualmente e correttamente rispettati.
Umberto Trasatti, segretario generale Cgil L'Aquila