Data: 11/06/2013
Edilizia in crisi, la sveglia alla Regione
Effetti a catena anche sull'indotto, l’occasione della ricostruzione post-sisma
E' finito all'attenzione del consiglio regionale il dramma dell'edilizia abruzzese, un comparto sul quale la crisi si è abbattuta come una mannaia che ha falciato aziende e posti di lavoro. Un settore che negli ultimi quattro anni ha visto scendere di 8.000 unità il numero dei lavoratori, passati da 30 mila ai circa 22 mila odierni, 17 mila dei quali iscritti alle quattro Casse edili e circa 5.000 all'Edilcassa. Una vera e propria emorragia occupazionale, di redditi e competenze professionali, ai quali vanno aggiunte le conseguenze sull'indotto (il più importante e variegato fra tutti i comparti produttivi) e la crisi pesantissima arrivata sin dentro i cosiddetti impianti fissi: fabbriche del legno, cemento, manufatti, laterizi e lapidei. Anche qui per capire la portata dei problemi basta un numero soltanto, la stima del cosiddetto indotto: tre lavoratori per ogni occupato diretto. Questa mattina, davanti a Palazzo dell'Emiciclo, all'Aquila, sede del consiglio regionale, c'erano dunque lavoratori e sindacalisti. Bandiere e slogan per dare la sveglia a una politica abruzzese che ancora non sembra aver capito l'importanza dei danni e i suoi risvolti sulle aziende e i lavoratori. Tutti argomenti che Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, organizzatori della manifestazione, hanno ribadito in una riunione tenuta con tutti i gruppi del consiglio regionale. Una sveglia alla politica abruzzese per un dramma che nasce da scelte sbagliate in Europa e in Italia, da una stretta del credito che soffoca e da una burocrazia ottusa, ma che viene alimentata anche dai ritardi e dalle omissioni abruzzesi. Silvio Amicucci , segretario regionale della Fillea, ne fa pochi esempi e si limita a scorrere alcuni grani di un rosario che potrebbe essere molto più lungo: <La spendibilità dei finanziamenti per le infrastrutture, scesi dai 6 miliardi che annunciò il presidente Chiodi agli attuali 207 milioni - spiega - La vicenda incredibile della ricostruzione dell'Aquila, con due miliardi di progetti già approvati per i quali si devono ancora definire e sbloccare i finanziamenti. Oppure alcuni provvedimenti che non costano nulla ma che potrebbero aiutare a far ripartire il settore come la semplificazione amministrativa, l'attivazione della stazione unica appaltante, l'Osservatorio sul consumo del suolo (riprogrammando gli interventi 2014-2020 nel segno della riqualificazione delle città), l'utilizzo dei finanziamenti già disponibili per il recupero ambientale (per esempio i 50 milioni per la discarica a Bussi) o la manutenzione delle opere pubbliche. Occasioni che non vengono sfruttate con l'effetto di aumentare le chiusure delle imprese e accrescere le liste dei disoccupati. Problemi che proprio non scendono giù a Silvio Amucucci, il quale si chiede di nuovo come sia possibile che nella regione che deve ricostruire il suo capoluogo e una fetta di territorio possano crescere nell'edilizia i disoccupati e le ore di cassa integrazione. |
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