In che condizioni versa il comparto edile di questa regione? Quanto lavoro dà e quanto ne ha perso negli anni della crisi? E soprattutto: quali sono le idee nuove, se ci sono, che possono rilanciare le costruzioni? Dove si può puntare? Domande alle quali ha dato alcune risposte la Fillea abruzzese nella relazione che Silvio Amicucci, il segretario generale, ha illustrato nell'attivo di fine anno e che riproponiamo integralmente come elemento di informazione e discussione.
di Silvio Amicucci, segretario generale Fillea Cgil Abruzzo
E' nostra abitudine, a fine anno, fare il resoconto dell'attività della Fillea e prospettare, per quello che è possibile, gli obiettivi del 2016. Prima di entrare nel merito permettetemi però una riflessione su due vicende estremamente rilevanti: gli attacchi terroristici (con i nuovi focolai di guerra) e l'accordo internazionale per la riduzione dell'inquinamento.
Agli attacchi terroristici e alle tensioni internazionali l'Europa, che ne è direttamente sconvolta, reagisce anche con la restrizione delle libertà, tanto da far discutere i nostri governanti sulla sospensione del Trattato di Schengen, che dal 1985 garantisce la libera circolazione delle persone e delle merci. La storia ci ha insegnato che man mano che le guerre diventano più cruente si adottano provvedimenti più restrittivi, fino a concentrare i poteri politici su pochi se non addirittura sui dittatori.
Questi scenari drammatici offrono alla Cgil e alla Fillea uno spazio politico: la difesa delle libertà per i molti giovani che si spostano con naturalezza all'interno dell'Unione Europea. Analogamente è importante far arrivare a molti immigrati il messaggio che il sindacato è per la difesa del diritto delle persone di fuggire dalle guerre, dalle povertà, dalle dittature. Per queste ragioni abbiamo tenuto il nostro 18° congresso ricordando il disastro di Marcinelle, dove tanti abruzzesi immigrati hanno perso la vita, per ricordare la nostra storia e trarre da essa gli insegnamenti migliori.
Il secondo fatto importante è l'accordo di 195 Paesi sul clima, con un impegno a ridurre in tutto il mondo le emissioni inquinanti. Per salvare il pianeta servono interventi tecnici e verifiche puntuali, c'è bisogno però anche che i Paesi sviluppati e industrializzati cambino le proprie economie. Un punto di grande riflessione, per la Cgil e la Fillea, su come uscire dalla crisi attraverso attività produttive che contemplino un'economia verde ed ecosostenibile, perché anche questa necessità può diventare un'occasione di rilancio, che tra l'altro in Abruzzo sarebbe coerente con la nostra storia di Regione dei Parchi.
Parliamo di Green economy, ovviamente, alla quale si aggiungono altre teorie come la Blu economy, che opera materialmente attraverso le strategie della biomimesi, ovvero un modello di sviluppo economico e produttivo come quelli in natura, dove non esistono né disoccupati né rifiuti. Dove tutti svolgono un compito e gli scarti degli uni diventano materia prima per gli altri, in un sistema a cascata in cui niente è sprecato. D'altra parte mi sembra che alcune regioni stiano già sperimentando questo tipo di esperienze, ad esempio le Marche.
Con questa riflessione mi lego dunque all'indispensabilità, per la Cgil, di dare continuamente impulso al Piano del Lavoro come prima risposta alla crisi. Un Piano del Lavoro che è stato declinato in questi anni con la difesa dei posti di lavoro e delle attività produttive attraverso la contrattazione sull'uso degli ammortizzatori sociali e delle ristrutturazioni aziendali, ma poiché nel 2015 gli effetti devastanti della crisi si sono attenuati dobbiamo aggiornare le nostre rivendicazioni, chiedendo più lavoro attraverso la creazione di nuovi posti e attività produttive.
Da parte sua la Fillea ha compiuto in questi anni una rivoluzione totale, ridefinendo il ruolo del settore, come si è fatto ad esempio con l'adozione di un modello teso a ridurre il consumo di suolo. Un'idea lanciata anche qui in Abruzzo, ben prima di Genova, a partire dall'area Pescara-Francavilla-Montesilvano-Silvi-Città Sant'Angelo (dove quasi non sono rimasti metri quadrati edificabili) e dove il messaggio dello "Zero consumo di suolo" va reso concreto dapprima con l'abbattimento e la ricostruzione, la riqualificazione urbana (a partire dalle periferie), una nuova qualità del costruire, e successivamente con l'adozione delle tre A (costruzioni che aiutano a ridurre il consumo energetico, antisismico e acustico) e l'autosufficienza energetica degli edifici con il fotovoltaico e il geotermico. Ricordo anche che in Abruzzo con la ricostruzione post-terremoto all'Aquila si sta già realizzando un progetto di Smart City che rappresenterà uno dei pochi esempi positivi in Italia.
Dentro questa rivoluzione, insieme a Filca Cisl e a Feneal Uil abbiamo rivendicato finanziamenti pubblici per realizzare un lavoro edile utile alle comunità abruzzesi (a partire dai fondi per la ricostruzione post terremoto), affermando l'indispensabilità di interventi come la messa in sicurezza degli edifici scolastici, la manutenzione delle abitazioni popolari, la manutenzione del territorio, la riparazione dei danni e la prevenzione dei dissesti idrogeologici, infrastrutture utili come l'aeroporto, i porti, le ferrovie. Tutto ciò per aggiornare una dotazione infrastrutturale che in Abruzzo è ferma da decenni attraverso una piattaforma presentata oltre un anno fa, il 15 dicembre 2014 (il presidio unitario sotto l'assessorato ai Lavori pubblici) e poi illustrata alla giunta regionale. Misure anticicliche necessarie anche per risollevare le sorti di un'economia abruzzese che ha toccato un segno meno a due cifre, opere pubbliche indispensabili per le comunità, un lavoro buono e di qualità in grado di mitigare la perdita di posti di lavoro in tutte le filiere delle costruzioni.
A questo proposito i numeri sono impietosi: le quattro Casse Edili dell'industria registravano nel 2008, alla vigilia della crisi, una massa salari pari a 192.466.867 euro, l'anno edile 2015 si chiude invece con 145.300.000 euro (circa 47 milioni in meno), una riduzione del -24.5%. I lavoratori attivi nel 2008 erano inoltre 25.404, oggi sono 18.968 (6.436 in meno, nonostante i 3.358 lavoratori in più iscritti nella cassa edile dell'Aquila), una perdita pari al -25.33%. E tuttavia la stessa Cassa Edile dell'Aquila, che nel 2010 ha toccato i 14.458 lavoratori, ha chiuso l'anno edile 2014 con appena 10.607 iscritti. Dati impietosi che dimostrano come purtroppo il cantiere più grande d'Europa non è stato in grado di evitare la crisi economico-produttiva delle costruzioni in Abruzzo, una regione che oltre all'edilizia ha registrato la perdita di quasi tutto il settore dei manufatti in cemento, di moltissime fabbriche del legno, di una miriade di piccole attività dei laterizi. Quest'anno poi si è dovuto prendere atto che sarà chiuso anche il cementificio di Pescara. Tutto ciò per un totale di quasi 12.000 posti di lavoro persi.
E allora, rispetto a questi numeri, quanti sono i finanziamenti pubblici fermi? Quanti sono i cantieri previsti sulla carta ma che ancora non si aprono? Vediamo: finanziamenti per la ricostruzione post terremoto un miliardo per il cratere, 131 milioni per l'extracratere, a Teramo poi 400 milioni di lavori non partono ancora.
A proposito di consumo di suolo, di ricostruzione e qualità del costruire, avevamo visto giusto quando si disse che buona parte delle Costruzioni Antisismiche Sostenibili ed Ecocompatibili del governo Berlusconi andavano abbattute, perché i tempi strettissimi di realizzazione e i materiali usati ne hanno fatto delle abitazioni di scarsissima qualità, con altissimi costi di manutenzione, dislocate lontane dalla città, creando una spersonalizzazione della vita sociale e con tanti dubbi di efficienza anche progettuale (vedi l'inchiesta sugli isolatori sismici usati). Questa nostra posizione oggi è confermata dal decreto di sgombero di ben 124 alloggi a seguito del crollo dei balconi, e a mio avviso dobbiamo rilanciare: man mano che la ricostruzione del centro storico dell'Aquila restituisce le abitazioni, gli alloggi del progetto CASE vanno sgomberati e in seguito abbattuti.
Ai finanziamenti per la ricostruzione post sisma si dovrebbero aggiungere quest'anno altri 980 milioni. Uso il condizionale, d'obbligo quando la storia ci insegna che i finanziamenti sono sempre gli stessi, non si spendono e non si traducono in cantieri e in posti di lavoro producendo solo carte e titoli di giornali. Queste sono state e continuano ad essere le motivazioni dello "Sciopero alla rovescia" attuato l'11 luglio scorso all'Aquila davanti alla scuola De Amicis alla presenza di Walter Schiavella, il nostro segretario nazionale.
Il fatto che all'Aquila una scuola pubblica finanziata con i fondi post terremoto tardi ad aprire il cantiere di restauro a causa di una progettazione incompleta ci ha spinto ad organizzare una giornata di lotta simbolica, ma a partire da quella giornata abbiamo deciso di mettere nero su bianco tutte le opere che dovrebbero essere realizzate in Abruzzo, offrendo uno strumento di riflessione. Uno strumento necessario per capire l'utilità delle opere ma anche per agire costantemente, come sindacato, con il governo regionale e con quelli locali sulla programmazione, sulla progettazione, fino all'apertura dei cantieri, lanciando continui messaggi mediatici che la realizzazione di un'opera dà lavoro direttamente a un certo numero di lavoratori, muove l'economia di un territorio, e crea indirettamente - a sua volta - altro lavoro. Nel Piano del lavoro della Fillea affermiamo che se si riuscisse a sbloccare la ricostruzione post terremoto dell'extracratere e almeno una parte delle opere previste si creerebbero 4.000 posti in più solo nell'edilizia, ai quali sommare quelli dell'indotto.
A ciò aggiungiamo la rivendicazione di ridurre drasticamente le stazioni appaltanti. Su questo punto la discussione con l'assessore regionale ai lavori pubblici aveva definito l'affidamento delle funzioni di S.U.A. agli Uffici territoriali della Ricostruzione, già dotati di professionalità adeguate. Inoltre ci avrebbe permesso di realizzare per tutti i lavori pubblici la contrattazione d'anticipo, con l'intento di definire le clausole sociali e soprattutto di recuperare per via contrattuale la perdita della congruità avvenuta con l'istituzione del DU on line.
Sul tema della rilevante riduzione delle Stazioni Uniche Appaltanti, purtroppo la Regione ha avuto ripensamenti a seguito dei contenuti del decreto sugli Enti Locali, quindi non si riesce a fare passi in avanti. A proposito, pur essendo previsto dall'art.11 del decreto Enti locali il mantenimento del DURC per tutti i cantieri della ricostruzione post terremoto, noi riteniamo che Inps e Inail siano inadempienti perché hanno eliminato dalla piattaforma informatica i dati della congruità, svuotando di fatto il principio contenuto nel decreto, ovvero che il Durc rimane in vigore per tutti i cantieri della ricostruzione.
Questo è il Piano del Lavoro della Fillea Abruzzo. Qual è invece il successivo capitolo prodotto dalla politica dopo la denuncia dello SVIMEZ, che ha pubblicato numeri dove il Sud, oltre ad avere una situazione demografica negativa, presenta un tasso di disoccupazione giovanile drammatico e un Pil inferiore alla Grecia, con mezza Italia avviata verso un processo di marginalizzazione irreversibile.
Da parte sua il governo ha reagito con il piano per il sud e un Masterplan da realizzare in ogni singola regione. Il Masterplan dell'Abruzzo, in particolare, prevede 636,5 milioni ripartiti in quattro azioni: 244,8 milioni per infrastrutture per sedici opere, 33,8 milioni per l'Ambiente per sei progetti, 151 milioni per lo sviluppo economico per finanziare cinque capitoli, 206,8 milioni per turismo e cultura per dodici interventi. Di questi finanziamenti 187 milioni sono già disponibili, 393,5 provengono dai fondi comunitari di coesione, 56 milioni sono da reperire. In questo modo si finanziano (sono tra i progetti già annunciati) l'aeroporto d'Abruzzo, i porti, la realizzazione di strade e di ferrovie, la riqualificazione urbana, depuratori e interventi disinquinanti, il turismo religioso. Tutti interventi che devono rispettare il requisito dell'immediata cantierabilità e la realizzazione entro due anni.
Insieme al Masterplan si potrebbe sviluppare con la Regione un confronto con l'obiettivo di realizzare un accordo istituzionale per la revisione della legge regionale 40, la prima legge che interviene in modo sistematico sull'industria abruzzese ma anche sulla prevenzione e il contrasto dei fenomeni di caporalato e lavoro nero, affermando qualità dell'impresa, regolarità e sicurezza nei luoghi di lavoro e un'economia della legalità. Sono obiettivi ambiziosi e raggiungibili solo se accompagnati da risorse economiche per finanziare le azioni necessarie, e tutti sappiamo che la Regione Abruzzo (se tutto andrà bene) potrà fare affidamento solo su risorse comunitarie.
Provo a tagliare corto sui tanti successivi argomenti:
- Riforma degli appalti, uno degli temi che la Cgil nel suo ultimo congresso ha posto come urgente con l'obiettivo di cambiare e snellire le procedure ma anche e soprattutto per abbattere il sistema delle corruttele, delle illegalità e delle infiltrazioni malavitose che emergono ogni volta che la pubblica amministrazione avvia procedure di appalto.
- Rinnovi contrattuali. Abbiamo rinnovato il CCNL del cemento con 90 euro mensili di aumento a regime spalmati nei 3 anni. È la dimostrazione che avevamo ragione noi ad affermare che la discussione sul nuovo modello contrattuale poteva e può andare di pari passo con il rinnovo dei contratti. Ora tocca alla consultazione con i lavoratori, attraverso le assemblee, provando a ricucire lì dove ce n'é bisogno perché questo rinnovo è obiettivamente un buon contratto. La Fillea nazionale sta lavorando con convinzione insieme a Filca e Feneal, tutte le piattaforme per i rinnovi contrattuali sono già in campo, l'ultima piattaforma che manca (ma solo perché la scadenza contrattuale cade nel 2016) è quella dell'edilizia, dove si stanno inviando le procedure di rito all'Ance per presentare in primavera una piattaforma per un contratto nazionale unico dell'edilizia, al fine di superare gli attuali cinque CCNL con un 2° livello su base regionale.
Si sta lavorando nel frattempo, come fa la segreteria confederale con Cisl e Uil, per produrre una forte proposta unitaria per un nuovo modello contrattuale, sul quale in questi giorni si registrano ottime convergenze. Una proposta unitaria sul modello contrattuale è indispensabile per provare a riaprire il confronto con Confindustria piuttosto che dare campo libero al governo, il quale sembrerebbe aver già deciso di legiferare in materia di salario minimo e relazioni industriali con la logica di favorire il rapporto diretto fra lavoratore e impresa minimizzando il ruolo del sindacato. La Cgil è convinta che la linea per contrastare lo Jobs Act di Renzi, che abbassa il ruolo della contrattazione, le tutele dei lavoratori e i diritti, è quella di mettere in campo la proposta della Carta dei diritti universali del lavoro ovvero un Nuovo Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori che abbia la capacità, di fronte ai grandi cambiamenti intervenuti in materia di rapporti di lavoro, di fare politiche inclusive ridefinendo un quadro di diritti fondamentali e inalienabili, disciplinando i temi della democrazia e della rappresentanza estendendo a tutte le parti imprenditoriali il testo Unico del 10 gennaio, restituendo ruolo al sindacato e alla contrattazione collettiva, definendo la democrazia e il rapporto fra esigenze tecnico-produttive con le tutele e la contrattazione dell'organizzazione del lavoro nei luoghi di lavoro.
La Carta dei diritti universali va sostenuta con una grande campagna d'informazione e con la raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare, sapendo che potrebbe non bastare e potrebbe essere necessario affiancarla con referendum abrogativi del Jobs Act. Su queste due iniziative tutti noi dobbiamo avere convinzione e determinazione per mettere in campo un'adeguata risposta alle politiche governative.
- Piani industriali delle quattro Casse Edili dell'industria. Il tavolo politico regionale ha incaricato un unico advisor facendo sottoscrivere il medesimo accordo sia nei tavoli provinciali, sia attraverso la ratifica negli organi gestionali delle Casse. Macroazienda, così si chiama il nostro advisor, ha iniziato ad operare sin da giugno, abbiamo fatto degli step di confronto e con l'ultimo possiamo dire che i Piani Industriali sono pronti, redatti con un'unica metodologia, e forniscono dati di confronto e di performance fra le quattro Casse sui quali bisognerà lavorare nei prossimi anni. Inutile dire che gli avvicendamenti presso la Presidenza nazionale dell'Ance hanno portato in Abruzzo a un ripensamento sugli accorpamenti delle Casse stesse. Qui l'idea è che si stringono le uscite razionalizzando anche qualche unità fra gli organici e mettendo in rete i servizi (dalle banche ai servizi postali, amministrativi contabili e informatici) e tuttavia la bilateralità rimane su base provinciale, tra l'altro confortati dai dati aggregati delle quattro Casse, con le proiezioni economiche e finanziarie per gli esercizi dal 2015 al 2018 che vedrebbero un recupero della massa salari dagli attuali 145,3 milioni fino a 178 milioni, sempre che le opere di cui ho parlato in premessa si trasformino in cantieri riportando il numero dei lavoratori attivi nelle Casse dagli attuali 18.900 a circa 21.900, al netto del terremoto e degli effetti del D.U. (quindi più 3.000 lavoratori). Questo lavoro ci è stato presentato a dicembre e ci sembra tra l'altro molto in linea con il piano del lavoro della Fillea. C'è un unico punto dolente ed è la Cassa Edile di Pescara, che quest'anno chiuderà con una massa salari intorno ai 18,3 milioni, molto al di sotto di qualsiasi soglia di sopravvivenza, e questo dato potrebbe far saltare tutta l'impostazione dell'Ance in Abruzzo, che non ci è stata ufficializzata ma che per le parole usate e i messaggi lanciati è ben intuibile.
- Circa la riorganizzazione, vorrei ricordare che la Fillea Abruzzo e le quattro Fillea provinciali si sono date obiettivi ambiziosi sul proselitismo, sul quale abbiamo un primo bilancio dell'anno edile 2015 che vede la Filca Cisl attestarsi a 5.162 iscritti nelle cinque Casse e la Fillea Cgil a 4.549, quindi riduciamo le nostre distanze dalla Filca a 613 contro i 997 del 2014 e i 1394 del 2013. La Feneal riporta 2.264 iscritti. In tutti i territori si registra una crescita della Fillea (alla quale però non corrispondono ancora entrate soddisfacenti) e un calo della Filca, siamo tornati primi all'Aquila sia in Cassa Edile che in Edilcassa. A Pescara in Cassa edile sorpassiamo la Filca e recuperiamo tantissimo a Teramo e Chieti.
Un ultimo pensiero prima di chiudere. Cgil, Cisl e Uil hanno recentemente tenuto a Torino, Firenze e Bari iniziative per rilanciare la richiesta di cambiare la Legge Fornero sulle pensioni. Noi siamo andati a Bari. Il palazzetto dove si è tenuta l'iniziativa è enorme ma non è riuscito a contenere tutti i convenuti. Non era scontata una partecipazione così grande, come non era scontato per noi registrare su questo tema una nuova credibilità. Cambiare la Fornero è però indispensabile per il Paese, togliere le diseguaglianze generate fra i lavoratori (specialmente fra il lavoro manuale e quello intellettuale) è obbligatorio ed è una misura sicura per dare a tanti giovani una occupazione.
Cgil, Cisl e Uil con questa iniziativa hanno posto al governo un'urgenza che va risolta entro il 2016. Sta a tutti noi trasmettere nei luoghi di lavoro il messaggio lanciato all'intero Paese e sul quale chiediamo ancora una volta l'appoggio di tutte le lavoratrici e lavoratori, e di quanti sono in cerca di occupazione per garantirsi un futuro.