Data: 07/11/2017
Emigrazione (1): le valigie si rifanno anche per l’estero
Il rapporto della Fondazione Migrantes, aumentano i giovani che partono per necessità
Non è andata bene neppure nell'ultimo anno, quando l'emigrazione abruzzese diretta fuori dai confini nazionali è cresciuta del 21,7%: 3.110 uomini e donne che nel 2016 hanno preso la valigia (l'anno prima era stati 2.556) e sono andati via dall'Abruzzo e dall'Italia. Un aumento percentuale che in Abruzzo è molto superiore alla media italiana, pari al 15,4%, preceduto solo da un tasso di emigrazione che nel Lazio è salito del 31,7% e nel Trentino Alto Adige del 22,1%. Fatto è che nel 2016 sono partite dall'Italia 124.076 persone (l'anno precedente 107.529) portando i connazionali iscritti all'Aire a quota 4.973.942 (+3,3% in un anno). Il che vuol dire che l'8,2% degli italiani già vive fuori dai confini nazionali. Numeri contenuti nel "Rapporto Italiani nel mondo" che la Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana ha reso noto nei giorni scorsi, cifre che non bastano tuttavia a raccontare tutto quel che accade perché non tutti gli italiani che hanno cambiato paese (maschi al 55,5%, in maggioranza non sposati) sono registrati all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (l'Aire, appunto), la fonte dalla quale sono attinti i dati del rapporto. Ne viene fuori un quadro che la stessa Fondazione Migrantes definisce allarmante per vari motivi: perché se ne sono andati soprattutto giovani in età lavorativa (48.600 nella fascia 18-34 anni, quasi il 40% del totale), perché molti di loro hanno un alto tasso di istruzione (circa un terzo di chi si trasferisce all'estero ha un diploma di scuola superiore, inoltre Svimez calcola che negli ultimi 15 anni dalle regioni meridionali sono partiti circa 200mila laureati, diretti anche al centro-nord italiano, con una perdita economica per il Sud stimata in 30 miliardi di euro), perché quasi nessuno ritorna al luogo d'origine se non per passare le vacanze. Le mete preferite poi sono l'Europa (Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia e Spagna) quindi Brasile, Stati Uniti e Argentina. C'è però un dato che preoccupa forse più di altri: secondo il rapporto non si tratta di mobilità transazionale, conseguenza normale, fisiologica, della globalizzazione. Quindi non si emigra per scelta, per valorizzare un lavoro o fare carriera: la valigia di riempie soprattutto per necessità. Addirittura qualcuno azzarda un paragone con quel che accadeva a cavallo tra Ottocento e Novecento, oppure nel secondo Dopoguerra, quando all'inizio degli Cinquanta l'Italia era percorsa da flussi di emigranti. "Nello stato generale di recessione economica e culturale in cui purtroppo ci si ritrova - si legge nella ricerca - la migrazione, per gli italiani in particolare, è diventata nuovamente, come in passato, una valvola di sfogo, ciò che permette di trovare probabilmente una sorte diversa rispetto a quella a cui si è destinati nel territorio di origine". E' da notare inoltre che "le partenze non sono individuali ma di famiglia, intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% con meno di 10 anni) sia la famiglia allargata, cioè quella in cui i genitori, ormai oltre la soglia dei 65 anni, diventano accompagnatori e sostenitori del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale). A questi si aggiunge il 9,7% di chi ha tra 50 e 64 anni, i tanti disoccupati senza speranza noti alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro e con enormi difficoltà a trovare alternative occupazionali concrete per mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita. Le donne poi sono meno numerose in tutte le classi di età, ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne e 222 uomini), soprattutto vedove che rispondono a una speranza di vita più lunga rispetto agli uomini". Per tornare all'Abruzzo, la nostra è la sesta regione italiana per tasso emigrazione. Gli abruzzesi iscritti all'Aire sono 179.715, con un'incidenza sul totale della popolazione pari al 13,5%, mentre a livello nazionale soltanto Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia e Friuli Venezia Giulia hanno un tasso più elevato. Inoltre se l'anno scorso le prime cinque regioni per emigrazione sono state in termini assoluti Lombardia, Veneto, Sicilia, Piemonte ed l'Emilia Romagna, per quattro di esse (quelle del nord) ciò si deve soltanto alle loro dimensioni e popolazione. Molto meno alla crisi che ha colpito le regioni più ricche.
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