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Data: 28/02/2014

Equitalia, anche in Abruzzo si paga a rate (e con gli interessi)

Equitalia, anche in Abruzzo si paga a rate (e con gli interessi)
Aumentano i contribuenti che scelgono la dilazione, ma le “gabelle” colpiscono sempre i soliti noti

Qualcuno anche in Abruzzo non ha retto più e ha deciso di farla finita. Piccoli imprenditori piegati dal peso dei debiti e delle preoccupazioni, da un fisco che li soffoca (insieme ai lavoratori dipendenti) e che allunga il rosario della disperazione. Anche in questa regione.

Così, mentre si rincorre un debito che non si onora o sul collo arriva il fiato di una banca, tanti abruzzesi non ce la fanno più neppure a pagare un tributo o una multa. Almeno non ci riescono le persone "normali", quelle che non arrivano a fine mese e che decidono (o sono costrette) di pagare a rate - ma con gli interessi - quanto devono allo Stato e agli enti locali. E di farlo chiedendo una rateizzazione del debito a Equitalia, la società pubblica (51% Agenzia delle Entrate, 49% Inps) il cui mestiere è riscuotere il dovuto e che per questo veste i panni del carnefice.

Un ruolo che non piace affatto a Gianluigi Giuliano, direttore regionale di Equitalia, che in una riunione convocata dal prefetto di Pescara (seguita all'ennesimo suicidio) per istituire un "tavolo anticrisi" con i sindacati, gli imprenditori e i rappresentanti delle banche e dei consumatori ha annunciato di voler coinvolgere gli enti locali abruzzesi, sollecitandoli a collaborare nella ricerca di una qualche soluzione per rendere meno traumatico l'arrivo delle cartelle esattoriali. Il direttore in particolare ha annunciato che Equitalia invierà una circolare a tutti i sindaci abruzzesi per invitarli a segnalare le situazioni di difficoltà nei territori che amministrano, situazioni riconducibili ovviamente alle somme richieste. Alle segnalazioni dei primi cittadini seguirà quindi l'intervento dei tecnici di Equitalia, che vedranno se è possibile ottenere una rateizzazione o il pagamento dilazionato, il rilascio del Durc (documento unico di regolarità contributiva) o il certificato di regolarità fiscale.

Fatto è, mentre si cercano strade alternative per allentare la morsa, che sempre più abruzzesi decidono di pagare a rate. Equitalia l'anno scorso aveva aperte nella nostra regione oltre 57mila rateizzazioni, per un valore di circa 560 milioni. Inoltre la provincia che aspetta più rate è quella di Chieti (17.804, per oltre 162 milioni di euro), seguita da Pescara (16.644 rate e 181 milioni), Teramo (13.261 per oltre 115 milioni) e L'Aquila (9.400 rateizzazioni per 101,2 milioni).

Numeri importanti che confermano un uso del sistema sempre più diffuso, al punto che oggi le rate equivalgono alla metà dell'attività Equitalia e sono lo strumento più usato dai contribuenti per pagare le cartelle. Detto questo resta da vedere chi usa questa possibilità: la gran parte delle rateizzazioni riguarda persone fisiche (il 77,2%) e il resto società, inoltre il 65,9% degli importi complessivi è stato concesso alle imprese e il 34,1% alle persone fisiche, mentre il 71% delle rateizzazioni si riferisce a debiti fino a 5mila euro (il 25,8% a debiti fra 5mila e 50 mila euro e il 3,2% a debiti superiori a 50 mila euro).

Se gli abruzzesi e gli italiani utilizzano questo strumento è anche perché dalla seconda metà del 2013 le modalità di pagamento rateale sono state ampliate e c'è la possibilità di ottenere un piano straordinario fino a 120 rate (si arriva a 10 anni, in precedenza il limite ordinario era 72 rate) con un importo minimo per ciascuna rata, salvo eccezioni, di 100 euro.

Sin qui Equitalia e le nuove possibilità offerte ai contribuenti. Il problema però è sempre lo stesso, nel fatto cioè che spesso non si paga perché i soldi mancano proprio, rateizzati o no. Se ai lavoratori, ai pensionati e ai piccoli imprenditori non si rimetteranno un po' di soldi in tasca, se le tasse non scenderanno per la gente normale, se non si colpiranno le rendite e gli evasori le tragedie saranno soltanto rimandate. Ovvero: si pagherà a rate ma pagheranno sempre gli stessi.


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