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Data: 24/10/2016

Equitalia: troppe inesattezze su ruoli e responsabilità

Equitalia: troppe inesattezze su ruoli e responsabilità
I sindacati del comparto sulle polemiche politiche, le riforme annunciate e l'evasione fiscale

In questi giorni si sono dette e sentite parecchie inesattezze circa i cambiamenti annunciati al sistema di riscossione e alla chiusura di Equitalia, inesattezze che non fanno altro che contribuire ad esacerbare gli animi dei cittadini nei confronti della società di riscossione e dei suoi lavoratori e lavoratrici. Inesattezze pronunciate per la verità anche dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso della presentazione della finanziaria, che taluni hanno pensato di riprendere per scaricare addosso a Equitalia e ai suoi dipendenti l'ennesima, ingiustificata e non meritata dose di insulti.
E' dunque per chiarire ruoli e responsabilità che i sindacati regionali del comparto provano a spiegare quel che accade anche in Abruzzo, a fare chiarezza almeno sugli aspetti più importanti dell'azione dell'istituto di riscossione. In particolare:
- Equitalia non detiene il potere legislativo, non fa le leggi, ma si attiene scrupolosamente a quanto il legislatore impone, lo stesso che oggi imputa a Equitalia le vessazioni che sarebbero alla base della sua chiusura. Il Presidente del Consiglio e la stampa dovrebbero dire a chiare lettere che se la riscossione si presenta aggressiva o esageratamente costosa in termini di interessi e sanzioni dipende dalle leggi emanate dallo Stato.
- Equitalia è soggetto terzo tra l'ente creditore e i cittadini o le cittadine morosi, e non fa altro che recuperare i crediti per altri, per riversare poi quanto riscosso nelle casse dell'ente che ha deciso di emettere la cartella di pagamento. Per quanto ovvio riversa il tributo, la sanzione, l'interesse e la mora trattenendo soltanto l'aggio, vale a dire il compenso per l'attività di recupero che svolge.
- Gli interessi e la mora sono stabiliti dalla normativa dello Stato ed Equitalia è tenuta a rispettarla.
- Attualmente Equitalia non pesa sulle casse dello Stato ma "copre" le sue spese con i compensi in capo a coloro che ricevono la cartella di pagamento, quindi va sottolineato con forza che oggi Equitalia non è in carico alla collettività. Il costo degli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici, transitando in un'Agenzia statale, verrà invece a ricadere su tutta la collettività, non solo quella morosa o inadempiente con il fisco come avviene oggi.
Le organizzazioni sindacali del Settore Riscossione nelle varie audizioni presso gli organismi statali hanno sempre ribadito la necessità di distinguere in maniera netta, e di conseguenza di trattarli in maniera differente, coloro che non pagano le tasse a causa di reali difficoltà economiche da coloro che non le pagano per scelta. È proprio nel rispetto dell'equità e della solidarietà che affermiamo che la sbandierata rottamazione delle cartelle altro non è che un "condono", cioè l'ennesimo regalo agli evasori, e una mancanza di rispetto da parte dello Stato nei confronti di chi le tasse le paga sempre e tutte.
Riteniamo necessario recuperare quel senso civico che con l'andare del tempo si è pian piano perduto lasciando il campo a un capovolgimento di valori che, purtroppo, sta determinando la deriva di un'intera società: l'anomalia in questo paese sono gli evasori fiscali, non le persone che con grandi sacrifici contribuiscono al bene della Nazione, né i lavoratori e le lavoratrici di Equitalia che hanno avuto il solo torto di servire uno Stato che nei loro confronti si è dimostrato iniquo e incline a non assumersi le proprie responsabilità ma a scaricarle su chi opera nel pieno rispetto delle leggi.
Le lavoratrici e i lavoratori di Equitalia sono innanzitutto cittadini e cittadine italiani che espletano il loro lavoro con competenza e professionalità, nel pieno rispetto delle regole che lo Stato impone, non possono essere loro a pagare le decisioni sbagliate assunte da chi oggi chiede a gran voce la chiusura della società.
Concludiamo, ricordandolo con forza a chi ci governa, che la principale azione di uno Stato dovrebbe essere il bene collettivo e non azioni solo ed esclusivamente di carattere propagandistico e tese al raggiungimento del consenso in vista di imminenti consultazioni referendarie.


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