Qualcuno, Tino Di Cicco, che nella Federconsumatori Abruzzo si occupa di trasporti, ha superato anche i paradossi ed è arrivato ad affermare che il sistema ferroviario di questa regione è ancora fermo al 1861, quando Cavour spiegò che la ferrovia che arrivava in Abruzzo poteva rappresentare per la regione «la base del suo sviluppo e del suo più produttivo rapporto, culturale, economico e sociale col resto del mondo». Se siamo fermi a un secolo e mezzo fa, per l'esponente della Federconsumatori si deve ai politici, che hanno fatto poco o nulla per far uscire l'Abruzzo dal suo isolamento ferroviario.
Affermazioni piuttosto nette arrivate nel momento in cui la Federconsumatori regionale ha presentato la quarta edizione del "Libro nero delle ferrovie d'Abruzzo", un rapporto che fotografa lo stato delle strade ferrate in questa regione e ne denuncia lacune e ritardi, cento pagine che raccontano di trasporti ferroviari lenti se non assenti, pagati a ore e non a chilometro, con un sistema piegato al potere di Trenitalia.
Di qui la denuncia delle tante cose che non vanno. Dal fatto che sulla linea Bari-Pescara-Bologna i treni "Freccia Bianca" viaggiano in media a 116 chilometri orari e il biglietto costa 0,13 euro al chilometro (su altre linee ad alta velocità invece, per esempio la Roma-Milano, i "Freccia Rossa" viaggiano mediamente a 210 all'ora sempre a 0,13 euro a chilometro), con una disparità di trattamento contraria a una direttiva del Consiglio dei Ministri e che ha motivato un ricorso della Federconsumatori Abruzzo alla Commissione Europea, al Garante della Concorrenza e all'Autorità dei Trasporti.
Manca inoltre la programmazione dei servizi, un compito che la Regione non ha saputo assolvere promuovendo una domanda di treno da discutere e se necessario imporre a Trenitalia; non c'è un'organizzazione dei collegamenti per territori e città vicine (per esempio la linea Pescara-Foggia, con l'uso di due treni e il cambio a Termoli), mentre resta in piedi il "nodo" della Pescara-Roma, una linea che nel 1970 richiedeva circa tre ore di percorrenza ed oggi un'ora in più. E tutto questo (e molto altro) mentre i treni regionali «vengono pagati a ore e non più a chilometri, sicché più il viaggio è lento più la Regione paga il servizio a Trenitalia».
Una Regione, la nostra, priva finora di competenze interne e capacità decisionali da far valere con Trenitalia, che invece si difende (sulle colonne del quotidiano Il Centro), ribatte di essere soltanto un vettore e afferma tra l'altro che sulle rotaie, che sono di proprietà Rfi, una società del gruppo Ferrovie dello Stato, circolano treni di aziende concorrenti, treni a lunga percorrenza o di altre regioni; che «quello della Pescara-Roma è un tema atavico non attribuibile solo a Trenitalia ma al fatto che circoliamo su una rete che non ha avuto modifiche infrastrutturali significative da 50 anni, da quando la rete è stata elettrificata», e soprattutto che «questa rete entra nel nodo di Roma, dove quarant'anni fa circolavano 30 treni al giorno e oggi ne circolano 100...», un cambiamento che pone problemi (insieme al numero delle fermate) anche alla velocità commerciale dei treni.
Fatto è che con la Regione Abruzzo va ridiscusso il contratto di servizio dopo che la vecchia giunta regionale ha disdettato il rinnovo di sei anni. Una decisione che non è piaciuta a Trenitalia («Tutte le Regioni hanno sottoscritto contratti di 6 anni più 6, che prevedevano un nostro impegno a fare investimenti. La formula 6+6 ci consentiva di avere tempo per l'ammortamento degli investimenti e alla Regione dava modo di attivarsi per le gare europee... ». Per il momento Trenitalia «sta lavorando a un contratto ponte di sei anni per arrivare alle gare (come stanno facendo pressoché tutte le Regioni, ndr) ma noi porremo dei paletti». Quali? chiede il quotidiano abruzzese. «Trenitalia rinnoverà il contratto solo ove il conto economico che deriva dal contratto sia in pareggio. Negli ultimi anni la società Ferrovie ha messo in opera un processo di efficientamento che l'ha portata da un debito di gruppo di 2 miliardi a un attivo di 400 milioni. Non possiamo permetterci rinnovi di contratti che prevedano un rosso alla fine».
Per il momento, in attesa di vedere cosa accadrà in Abruzzo, ci soffermiamo sulla nuova edizione del "Libro nero" presentato dalla Federconsumatori regionale, di cui alleghiamo il testo integrale e che spiega a chi fosse interessato anche i problemi delle singole linee ferroviarie in questa regione.