di Franco Rolandi, segretario generale Filt Abruzzo
Come ogni anno Legambiente, con la "Campagna Pendolaria 2015", ha fotografato le condizioni del trasporto ferroviario in Italia, lanciando per l'ennesima volta l'allarme per le poche risorse che i governi sia nazionali che regionali, compresi gli attuali, hanno destinato e destinano al settore del trasporto pubblico locale per l'acquisto di nuovi treni e per migliorare la qualità dei servizi offerti agli oltre 3 milioni di pendolari che giornalmente si spostano per motivi di lavoro, di studio o altro.
Le risorse che scarseggiano e gli assurdi criteri di ripartizione tra le Regioni
Rispetto al 2009 - si legge nel rapporto di Legambiente - le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, che dal 2001 hanno le competenze sui treni pendolari, hanno fatto ben poco per compensare i minori trasferimenti. Anzi, in alcuni casi come l'Abruzzo - aggiungiamo noi - si sono operati tagli al settore, anche attraverso il bilancio regionale, ed è davvero alta la preoccupazione per le decisioni che sul comparto saranno assunte dal consiglio regionale in vista dell'imminente approvazione del bilancio preventivo 2016. Una decisione che inevitabilmente dovrà tener conto anche delle forti penalità in termini di risorse inflitte dal governo nazionale alla nostra regione per non aver raggiunto nel triennio 2012-2014 determinati obiettivi, che vanno dall'efficienza del servizio fino ai viaggiatori trasportati (solo per citare alcuni esempi). Obiettivi che peraltro risultano difficilmente perseguibili quando si hanno le condizioni morfologiche per le quali si caratterizza l'Abruzzo, ma soprattutto in relazione alle poche infrastrutture esistenti e all'evidente indisponibilità di trasporto pubblico di massa (metropolitane).
Le condizioni del materiale rotabile e il triste primato dell'Abruzzo
Il non aver incluso alcuna linea ferroviaria abruzzese tra le dieci peggiori d'Italia non può purtroppo farci rallegrare, perché se è vero che l'Abruzzo non figura in questa triste classifica stilata da Legambiente, siamo viceversa al primo posto tra le venti regioni italiane per la vetustà dei treni impiegati nel nostro territorio. L'età media del materiale rotabile circolante in Abruzzo, sempre secondo "Pendolaria 2015", è superiore ai 28 anni (a prescindere dalle operazioni cosiddette di "revamping"), un dato ampiamente sopra la media nazionale, attestata a 18 anni. Ancora più allarmante risulta la percentuale dei convogli che hanno oltre i 20 anni di vita, ovvero l'84,7% degli 85 treni circolanti nella nostra regione. Anche in questo caso il raffronto con il dato nazionale - pari al 44,9% - è a dir poco imbarazzante. In Toscana, che presenta le condizioni migliori, circola solo il 18,5% dei treni con età superiore ai 20 anni di vita.
L'Abruzzo e i pendolari abruzzesi non meritano questo trattamento
Dando per scontato che i dati illustrati da Legambiente siano corrispondenti alla realtà, non è più tollerabile che la nostra Regione, e con essa i cittadini abruzzesi, subiscano un simile trattamento. Gli importanti provvedimenti sulle infrastrutture previsti e preannunciati nel Masterplan Abruzzo rischiano di essere vanificati quando poi non si dispone di mezzi adeguati e di risorse per far circolare treni quantomeno dignitosi. Auspichiamo pertanto che nel confronto in atto sia con Trenitalia che con la nuova società di trasporto regionale, la Regione Abruzzo imponga finalmente un cambio di passo e una vera svolta per le sorti del pendolarismo abruzzese.