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Data: 28/06/2014

Fillea: contro la malavita nei cantieri della ricostruzione vanno rafforzate le regole e i controlli

Fillea: contro la malavita nei cantieri della ricostruzione vanno rafforzate le regole e i controlli
La nota di Amicucci e Verrocchi contro l’illegalità, il lavoro grigio e il caporalato

I lavori della ricostruzione privata che avevano acquisito superavano di gran lunga le potenzialità lavorative e organizzative delle loro aziende, al punto che la realizzazione è stata affidata a imprese vicine al clan dei Casalesi. E tutto guadagnandoci niente male, perché a pagare sono gli operai, quelli che le ditte vicine al clan camorristico si portano in Abruzzo dalla Campania, soprattutto da Casapesenna e Casal di Principe.
Lavoratori che possono essere assunti da qualche impresa aquilana (tre quelle coinvolte nell'inchiesta, insieme a un ingegnere di Avezzano) in modo da fornire loro una busta paga regolare da cui però torna indietro, agli uomini del clan, una bella fetta dello stipendio apparentemente intascato. D'altra parte <dopo aver percepito l'importo il lavoratore restituiva metà stipendio - come ha spiegato il pm David Mancini - e tutto questo non avveniva attraverso la violenza ma con intimidazione ambientale diffusa, in qualche caso con alzata di toni a ricordare anche gli obblighi condivisi dalla provenienza geografica>. Gli operai inoltre venivano pagati a giornata e non a ore, senza poter eccepire obiezioni.

E alle imprese nostrane, cosa ne viene? Parecchio, molto di più di quello che potrebbero guadagnare onestamente. Un marchingegno, hanno spiegato gli inquirenti, che «consentiva comunque di garantire un 30% (del valore dei lavori acquisiti dall'impresa, ndr) alle ditte aquilane coinvolte, anche se poi in quei cantieri non ci mettevano neppure le mani».
A scrivere questa "bella" storia, oltre ai magistrati, alle indagini della Guardia di Finanza e all'impegno del risicato personale della Procura aquilana, avrebbero contribuito anche alcuni collaboratori di giustizia. Un'altra vicenda che conferma le infiltrazioni dei Casalesi nella ricostruzione, un'inchiesta così importante che alla conferenza stampa è intervenuto anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Fatto è, ha spiegato Fausto Cardella, procuratore capo all'Aquila, che le norme sulla ricostruzione privata sono molto diverse da quelle sulla ricostruzione pubblica, che consentono maggiori controlli. D'altra parte anche la Prefettura del capoluogo abruzzese sta firmando parecchie misure interdittive, alcune inviate alla Procura della Repubblica, grazie alle quali dai lavori sono state escluse diverse ditte sospette. Nella ricostruzione infine un "sistema L'Aquila" non esiste, come hanno detto più volte magistrati e inquirenti, e tuttavia si tratta di una rassicurazione che va sostenuta da provvedimenti e azioni coerenti che ergano un muro contro i furbi e i criminali. Anche con le regole e i controlli che sollecita la Fillea nella nota che pubblichiamo.

 

<Con riferimento agli arresti di alcuni imprenditori impegnati nella ricostruzione di L'Aquila - scrivono Silvio Amicucci ed Emanuele Verrocchi, rispettivamente segretari regionale e provinciale del sindacato delle costruzioni - la Fillea provinciale insieme alla Fillea Abruzzo esprimono un plauso e un apprezzamento per l'attività investigativa condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, in quanto sono emerse chiaramente infiltrazioni malavitose e criminali relative allo sfruttamento del lavoro e all'intermediazione illecita di manodopera nei cantieri. Ciò rappresenta lo specchio di una realtà che la Fillea-Cgil da mesi stava segnalando, a partire dal convegno antimafia tenutosi lo scorso 4 dicembre.

Purtroppo questa è solamente la punta di un iceberg di una diffusa irregolarità e illegalità presenti nel lavori della ricostruzione dell'intero cratere sismico. La presenza di lavoro grigio, lavoro nero, l'utilizzo improprio della formula del distacco comunitario, una scarsa attenzione sui temi della sicurezza e i mancati versamenti delle imprese alle casse edili impongono un'attenzione ancora maggiore e una costanza nei controlli preventivi, con un occhio di riguardo ai cantieri privati. Auspichiamo un rafforzamento e un'innovazione degli strumenti legislativi esistenti, con la redazione, intanto, di una "Sesta Linea Guida Antimafia" che si occupi esclusivamente di lavoro e di manodopera, liberando finalmente i lavoratori dal caporalato.

La Fillea Cgil - concludono Silvio Amicucci ed Emanuele Verrocchi - manterrà alto l'interesse su questi temi incrementando la presenza nei cantieri per tutelare e difendere tutti i lavoratori che stanno contribuendo con impegno alla ricostruzione della città di L'Aquila e dell'intero cratere sismico>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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