Skip to main content

Data: 18/10/2013

Fondi europei: l'obiettivo resta il lavoro

Fondi europei: l'obiettivo resta il lavoro
Le idee e le proposte di Cgil, Cisl e Uil per il futuro dell'Abruzzo

I segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil (rispettivamente Di Cesare, Spina e Campo) hanno elaborato e presentato alla stampa le loro proposte e le loro osservazioni sui fondi strutturali europei per il periodo 2014-2020. La capacità di spendere questi finanziamenti, di valorizzare le risorse della regione, i suoi talenti e le sue imprese, sarà fondamentale per il futuro dell'Abruzzo (che potrà disporre soltanto di risorse straordinarie nazionali ed europee), sicché le tre organizzazioni sindacali hanno dedicato a questo argomento una riflessione e un esame molto approfonditi, contenuti in un documento che riportiamo integralmente e che sintetizza il lavoro di analisi e proposta messo in campo da Cgil Cisl e Uil regionali.

 

                                                                                                       Premessa

 

La nuova programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020 rappresenta, per l'Abruzzo, un'importante opportunità per vincere la sfida della competitività e creare nuova e buona occupazione. In questo quadro assume una rilevante importanza il ridisegno della regione nel nuovo contesto europeo ed internazionale attraverso scelte decise, capaci di orientare la programmazione unitaria degli interventi e di ricomprendere i finanziamenti nazionali.

Le novità introdotte dalla UE per migliorare l'efficacia dell'utilizzo dei fondi strutturali, l'evidenza della gravità della crisi italiana e la condizione dell'Abruzzo, che nei prossimi anni non avrà a disposizione per investimenti risorse ordinarie ma solo le risorse straordinarie comunitarie e nazionali, richiedono da parte della politica il massimo impegno e responsabilità nella conduzione del confronto sulle scelte strategiche da compiere per confezionare un documento di programmazione di qualità e condiviso.

Il ruolo della Giunta Regionale nella costruzione delle scelte programmatorie 2014-2020 è ad oggi del tutto mancato. Il presente documento chiede anzitutto una svolta decisa e l'abbandono di un intollerabile disimpegno da parte del governo regionale. La necessità di assicurare attualità alle scelte della programmazione a fronte della crescente velocità dei cambiamenti e di una crisi occupazionale e produttiva della gravità di quella in corso, con cui dovremo continuare a fare i conti nei prossimi anni, rende opportuno predeterminare sin da ora una rimodulazione complessiva del Documento di programmazione dopo i primi tre anni.

Se l'Abruzzo è tra le 4 regioni italiane considerate in transizione, un coordinamento stretto con l'Europa e con le regioni degli altri Stati in transizione si rende necessario. Così come diventa indispensabile, alla luce delle novità introdotte dalla nuova programmazione, istituire (riorganizzando gli uffici regionali) una sola ed unica autorità di gestione.

Per individuare gli obiettivi su cui concentrare le attività non si parte da zero, il documento approvato dall'OCSE sull'Abruzzo post terremoto fornisce già importanti chiavi di lettura, così come la programmazione dell'aprile 2013 dei Fondi FSC (ex Fas) delinea le scelte fin qui compiute, da verificare negli esiti per individuare quelle da implementare o rafforzare. Inoltre anche la legge regionale 40 del 2012 (cosiddetta "Legge sullo sviluppo"), con particolare riferimento ai Poli di innovazione e alle reti di impresa, indica i punti di attenzione su cui investire, mettendoli in relazione con le aree di crisi già individuate. Da questi punti di forza, da tutto quanto in Regione è già elaborato e condiviso, va individuata, coerentemente con la strategia comunitaria, la Smart Specialization Strategy della nostra Regione collocandola nell'ambito europeo.

 

                                                               La nuova programmazione 2014-2020

 

La Programmazione 2014-2020 si attua in un contesto messo a durissima prova dalla crisi, tanto più in Italia, unica nazione dell'OCSE tuttora in recessione, e in Abruzzo, che malgrado la primazia rispetto alle regioni meridionali continua a perdere terreno rispetto alla pur disastrata media nazionale. È chiaro che le scelte dovranno necessariamente tenere conto dell'urgenza di arginare la perdita di posti di lavoro e la distruzione dell'apparato produttivo e di favorire un'inversione di tendenza, dell'economia e dell'occupazione. È altresì necessario portare a compimento il ciclo di programmazione 2007-2013 badando non solo ad evitare il disimpegno di risorse, ma soprattutto alla qualità della spesa, al recupero di una qualche unitarietà della programmazione mediante i pacchetti PRESTO e all'attualizzazione laddove possibile degli obiettivi per rafforzare le misure di contrasto alla crisi, intervenuta dopo la definizione dei contenuti del ciclo 2007-2013.

L'Abruzzo è una delle più importanti regioni industriali d'Italia, con un apparato produttivo bilanciato per settori (dall'automotive alla chimica farmaceutica, dall'elettronica al tessile-abbigliamento di qualità, all'alimentare, etc), per dimensione (grande, media e piccola), per proprietà (multinazionale, nazionale, locale). La crisi tuttavia ha ulteriormente evidenziato il valore strategico dell'industria nazionale e di quella regionale, e la necessità di sviluppare collegamenti organici tra le imprese e tra le attività produttive e il sistema regionale della conoscenza, per il quale sosteniamo la necessità di un processo unitario di armonizzazione delle tre università abruzzesi e di raccordo dell'insieme dei centri di ricerca pubblici e privati (vedi ricerca OCSE).

Va inoltre affrontato il nodo delle infrastrutture, sia dal punto di vista strategico, inserendo l'Abruzzo nelle reti europee est-ovest e nord-sud, nonché rimuovendo celermente ritardi infrastrutturali particolarmente penalizzanti per le attività economiche e produttive.

L'Abruzzo possiede inoltre uno straordinario patrimonio naturale e culturale di livello nazionale ed europeo, pochissimo valorizzato nonostante scelte rilevanti quale quelle compiute a suo tempo con l'istituzione dei quattro parchi nazionali, i siti archeologici, il sistema museale, i borghi.

Si tratta di sviluppare una seconda industria che renda fruibile questo patrimonio, collegandolo con un'attività turistica strutturata, capace di coordinare offerta alberghiera, gastronomica, trasportistica, attorno ai beni naturali e culturali della regione. La seconda industria abruzzese fondata sulla valorizzazione di natura e cultura dovrà altresì avere un respiro europeo, anche in riferimento a strumenti come la carta europea del turismo sostenibile. Le due industrie, quella manifatturiera e quella della fruizione di natura e cultura, devono poter coesistere, assicurando sostenibilità ambientale e attingendo a questo fine il meglio della tecnologia disponibile.

 

                                                                          L'Abruzzo Regione europea

 

L'Abruzzo disegna il suo futuro in quanto Regione Europea: vuole essere parte attiva mettendo a disposizione la sua collocazione geografica e le proprie risorse per lo sviluppo del Paese e dell'Europa, come via di passaggio della comunicazione con le Regioni dell'Est Europeo e del Mediterraneo per un interscambio economico, sociale e culturale. In questa direzione si pongono i progetti della Macro Regione Adriatica-ionica e la Civitavecchia-Roma-Ploce. Due direttrici che hanno al centro l'Abruzzo e per le quali si chiede l'impegno della giunta regionale per ogni attività relativa agli accordi con le altre Regioni individuando un ambito di informazione e confronto specifico con le parti sociali. In sostanza immaginiamo una Regione in rete, capace di fare sistema, mettendo in rete prima di tutto i piccoli comuni, il sistema produttivo, i servizi.

 

                                                                        L'Abruzzo delle eccellenze

 

E' possibile e necessario costruire una Regione delle Eccellenze attraverso una pianificazione strategica che poggia su una visione condivisa dell'evoluzione del territorio, con l'integrazione a rete. Una visione a cui dare precedenza nella predisposizione dei bandi sulla nuova programmazione. Il Rapporto dell'OCSE suggerisce all'Abruzzo di definire le priorità per il sostegno pubblico. A partire dalla legge 40/2012 sullo sviluppo del sistema produttivo regionale, che attribuisce rilevanza allo sviluppo locale, alle reti di impresa e ai poli di innovazione, tutti vanno messi in condizioni di competere sulla capacità innovativa, di progetto e realizzazione pratica. Gli stessi interventi delle Università devono essere legati a passi avanti sul piano della forte integrazione delle Università abruzzesi. Nella stessa direzione si deve muovere l'efficientamento delle strutture pubbliche e dei servizi.

 

                                                                     L'Abruzzo senza diseguaglianze

 

Perciò poniamo con forza l'obiettivo del riequilibrio territoriale, tra aree interne e città. L'Abruzzo dovrà progettare una nuova struttura orizzontale realizzando piani di integrazione flessibili per le aree più disagiate sul piano economico e sociale puntando sul turismo dei parchi come potente leva di crescita. La nuova programmazione comunitaria offre su questo versante una grande opportunità per affrontare e reinserire nelle aree di sviluppo regionale le aree interne e marginali. Le aree interne e le città sono, con il Mezzogiorno, tre priorità indicate dalla programmazione nazionale, tutte e tre di interesse strategico per l'Abruzzo.

Su questi temi, la programmazione regionale dovrà avere respiro e connessione nazionale. Analogamente le aree di crisi industriale già individuate rappresentano i territori in cui la Regione deve concentrare maggiormente la propria azione di rilancio, ristrutturazione e supporto industriale ed economico, a partire dalle risorse della programmazione 2007-2013 ancora disponibili.

Mentre lo strumento delle crisi complesse rende finalmente possibile l'individuazione di quelle crisi aziendali che non possono essere affrontate solo sulla difensiva ma richiedono scelte nazionali e regionali di politica industriale, i piani di rilancio d'area possono essere uno strumento per affrontare la dimensione orizzontale, territoriale, della crisi e contrastare i fenomeni di deindustrializzazione.

È auspicabile che anche il Governo adotti criteri aggiornati di individuazione delle aree di crisi e che la Regione individui una dotazione di risorse da subito dedicata al finanziamento dei piani di rilancio d'area, come chiesto unitariamente dalla parti sociali in sede di Consulta del Patto per lo Sviluppo dell'Abruzzo. Lo strumento verticale delle crisi complesse e quello orizzontale dei piani di rilancio d'area di crisi possono rappresentare una dotazione completa per contrastare la crisi nelle sue varie fenomenologie.

Resta poi in Abruzzo il grande tema della ricostruzione dei Comuni colpiti dal terremoto la cui vastità distruttiva rende ancora troppo lenta la ripresa di quel territorio. Oltre la gestione dei processi di ricostruzione, occorrerà una specifica riflessione su questa area, più volte richiamata area di crisi, valutando specifici interventi regionali.

 

                                                                   L'Abruzzo del lavoro e del sociale

 

Tutte le azioni devono concorrere a costruire l'Abruzzo del lavoro, creando un mercato del lavoro efficiente e inclusivo, orientando l'offerta formativa e contrastando con ogni mezzo l'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. Occorre cioè ripensare tutto il sistema dei servizi all'impiego, e istituire una task force specificamente impegnata al contrasto del fenomeno dei "NEET" tra i giovani.

Altrettanto urgente e prioritario è costruire un sistema di welfare regionale organico, in grado di affrontare la non autosufficienza l'esclusione sociale e la lotta alla povertà attraverso azioni di sostegno alle famiglie e gli anziani, l'integrazione socio sanitaria, l'integrazione sociale dei lavoratori e delle famiglie immigrate. Perciò non è rinviabile la creazione di una forma generalizzata di protezione universalistica dalla povertà che metta l'Abruzzo alla pari con le altre regioni europee (azioni sulla casa, gli asili nido, l'armonizzazione lavoro-famiglia, sul sistema dei servizi di cura).

 

                                                                                   Governo e governance

 

Ognuna delle piste di lavoro delineate può essere attivamente funzionale ad una sola condizione: una radicale ristrutturazione degli uffici della Regione Abruzzo e la costituzione di un unico ufficio di programmazione con una sola autorità di gestione, sotto la responsabilità della Presidenza della Giunta. Questa rappresenta la scelta chiave per affrontare gli anni futuri, non solo per l'approccio multi fondo che i regolamenti europei propongono, ma anche alle luce della possibile riorganizzazione dello Stato nel territorio (Provincie e non solo ) delineata dalle riforme costituzionali in corso, che deve trovare la nostra Regione pronta, attrezzata a svolgere il suo ruolo di programmazione senza interrompere la gestione delle attività con la chiarezza dei soggetti attuatori e la netta distinzione tra indirizzo e gestione.

Gli strumenti oggi a disposizione, infatti, hanno come "soggetti che attuano" quasi solo imprese, occorre mobilitare con chiarezza altri soggetti, pubblici e privati, per le proprie competenze specifiche, pensiamo alle università o ai parchi o ai centri di ricerca o i Comuni. Anche il Patto per lo Sviluppo si è dimostrato uno strumento utile per l'analisi e la ricerca di soluzioni condivise, e potrebbe continuare e sostenere la "governance" della programmazione come strumento che assume il metodo del confronto.


www.cgilabruzzomolise.it ~ organizzazione@cgilabruzzomolise.it