Data: 18/02/2015
I numeri della crisi: sette anni di previsioni fasulle. Gli esperti sbagliano i conti per oltre 300 miliardi
Lo studio dell’Ufficio economico della Cgil e gli errori di chi difende a ogni costo la politica dell’austerità
<Dopo sette anni di errori reiterati, anche per il 2015 i modelli previsionali calcolano una ripresa che non ci sarà>. Così, con parole taglienti che lasciano poco spazio all'immaginazione, la Cgil ha commentato le previsioni macroeconomiche diffuse recentemente dai principali istituti economici nazionali e internazionali, tutti intenti a ricalcolare le stime di crescita del nostro Paese alla luce di alcune variabili esogene, esterne (operazioni della Banca Europea, caduta del prezzo del petrolio, svalutazione dell'euro, riduzione dei tassi d'interesse, ecc). Applicando lo stesso calcolo alle stime che i vari Ministeri dell'Economia e delle Finanze hanno elaborato in funzione delle Leggi di Stabilità - continua la Cgil - il prodotto interno lordo italiano avrebbe dovuto registrare un incremento complessivo di ben 5,4 punti percentuali. Numeri smentiti tuttavia, ogni anno, dai dati effettivi diffusi dall'Istat, tali che il gap previsionale (lo scostamento tra le previsioni e il dato definitivo), nel corso di questi ultimi sette anni oscilla tra -10,5 punti percentuali dell'Ocse e -14,3 dei governi italiani. Secondo il sindacalista inoltre i sistemi di calcolo già utilizzati prima della crisi <non sono stati aggiornati>, cioè <non è stata computata la crisi di domanda, ovvero il calo dei consumi e degli investimenti>. Una trascuratezza non da poco, ovviamente, sicché <il protrarsi di questo sbaglio rivela la volontà politica e culturale di dire che non c'è nulla da cambiare nelle strategie economiche: basta aspettare perché le cose si aggiustino da sole>. Per parte sua, lo studio dell'Ufficio economico di Corso Italia rileva che a fornire le stime più irrealistiche sono stati i governi italiani guidati da Berlusconi, Monti e Letta, che hanno accumulato dal 2008 al 2014 uno scarto tra quanto previsto e quanto realmente registrato pari al 14,3%, inoltre il Pil - come spiega Barbi - è stato gonfiato di circa 330 miliardi. Una cautela maggiore ha tenuto invece, nelle sue previsioni, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo. Lo scostamento tra le previsioni e il dato effettivo è stato infatti del 10,5%, il che significa una sovrastima del Pil pari a 200 miliardi. Tutto ciò rispetto agli errori della Banca d'Italia, della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale, che si attestano rispettivamente in uno sfasamento del 13,6%, 12,4% e 11,6%. Secondo il segretario confederale infine <la realtà economica e soprattutto le condizioni sociali ci indicano che dobbiamo cambiare, che non possiamo più aspettare. Senza politiche economiche espansive restano assolutamente ottimistiche le previsioni di crescita europee>. D'altra parte se la Grecia vuole svoltare strada possono farlo pure altri paesi, anche perché le politiche del rigore e dell'austerità hanno fallito e in Europa è arrivato il tempo di girare verso alle grandi scelte. |
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