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Data: 18/02/2015

I numeri della crisi: sette anni di previsioni fasulle. Gli esperti sbagliano i conti per oltre 300 miliardi

I numeri della crisi: sette anni di previsioni fasulle. Gli esperti sbagliano i conti per oltre 300 miliardi
Lo studio dell’Ufficio economico della Cgil e gli errori di chi difende a ogni costo la politica dell’austerità

<Dopo sette anni di errori reiterati, anche per il 2015 i modelli previsionali calcolano una ripresa che non ci sarà>. Così, con parole taglienti che lasciano poco spazio all'immaginazione, la Cgil ha commentato le previsioni macroeconomiche diffuse recentemente dai principali istituti economici nazionali e internazionali, tutti intenti a ricalcolare le stime di crescita del nostro Paese alla luce di alcune variabili esogene, esterne (operazioni della Banca Europea, caduta del prezzo del petrolio, svalutazione dell'euro, riduzione dei tassi d'interesse, ecc).
Tutti tentativi che il sindacato bolla di <disonestà intellettuale>, stando al giudizio che l'Ufficio economico della Cgil esprime dopo aver elaborato le sue previsioni. Secondo le elaborazioni dell'Ocse, osservano gli esperti di Corso Italia, negli ultimi sette anni il Pil italiano sarebbe dovuto crescere complessivamente dell'1,6%, un dato ottenuto dalla somma delle singole previsioni d'autunno che l'istituto parigino ha diffuso tra il 2007 e il 2013.

Applicando lo stesso calcolo alle stime che i vari Ministeri dell'Economia e delle Finanze hanno elaborato in funzione delle Leggi di Stabilità - continua la Cgil - il prodotto interno lordo italiano avrebbe dovuto registrare un incremento complessivo di ben 5,4 punti percentuali. Numeri smentiti tuttavia, ogni anno, dai dati effettivi diffusi dall'Istat, tali che il gap previsionale (lo scostamento tra le previsioni e il dato definitivo), nel corso di questi ultimi sette anni oscilla tra -10,5 punti percentuali dell'Ocse e -14,3 dei governi italiani.
Considerazioni che Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, traduce semplicemente in moneta, in soldoni: <Sono errori - spiega - che in termini assoluti si traducono in un ammanco, dall'inizio della crisi, di 200 miliardi per quanto riguarda l'Ocse e addirittura di 330 miliardi di euro stando ai governi italiani>. Una voragine.
Fatto è che per il dirigente sindacale dall'inizio della crisi sono stati commessi <errori clamorosi>, che dimostrerebbero come <la metodologia di calcolo venga piegata dalle contingenze politiche>. <In 6 degli ultimi 7 anni è stato replicato sempre lo stesso sbaglio: una sovrastima della crescita per l'anno successivo> sottolinea Barbi, che domanda: <Siamo di fronte a un clamoroso errore scientifico o questo ottimismo per l'anno dopo nasconde l'intento di ostacolare un dibattito sulle alternative necessarie alla politica economica?>.

Secondo il sindacalista inoltre i sistemi di calcolo già utilizzati prima della crisi <non sono stati aggiornati>, cioè <non è stata computata la crisi di domanda, ovvero il calo dei consumi e degli investimenti>. Una trascuratezza non da poco, ovviamente, sicché <il protrarsi di questo sbaglio rivela la volontà politica e culturale di dire che non c'è nulla da cambiare nelle strategie economiche: basta aspettare perché le cose si aggiustino da sole>.
Lo studio in particolare, nonostante le ripetute previsioni ottimistiche della Banca d'Italia, confermate dall'ultimo Bollettino economico (gennaio 2015), attesta che con i ritmi di crescita calcolati si tornerebbe ai livelli di crescita pre-crisi solo nel 2026, e a quelli occupazionali nel 2031. Anche analizzando le stime del Centro studi di Confindustria diffuse a fine gennaio, ancora migliori, al Pil italiano (esaurita la spinta esogena, di fattori esterni all'Italia) mancherebbero comunque 4,7 punti percentuali per tornare ai livelli precedenti alla crisi, un'accelerazione da realizzare nel 2017-2018, nell'arco dell'attuale legislatura. Dunque una crescita "irrealizzabile" secondo la Cgil, <se non attraverso un Piano del Lavoro come quello che già abbiamo avanzato>.

Per parte sua, lo studio dell'Ufficio economico di Corso Italia rileva che a fornire le stime più irrealistiche sono stati i governi italiani guidati da Berlusconi, Monti e Letta, che hanno accumulato dal 2008 al 2014 uno scarto tra quanto previsto e quanto realmente registrato pari al 14,3%, inoltre il Pil - come spiega Barbi - è stato gonfiato di circa 330 miliardi. Una cautela maggiore ha tenuto invece, nelle sue previsioni, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo. Lo scostamento tra le previsioni e il dato effettivo è stato infatti del 10,5%, il che significa una sovrastima del Pil pari a 200 miliardi. Tutto ciò rispetto agli errori della Banca d'Italia, della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale, che si attestano rispettivamente in uno sfasamento del 13,6%, 12,4% e 11,6%.

Secondo il segretario confederale infine <la realtà economica e soprattutto le condizioni sociali ci indicano che dobbiamo cambiare, che non possiamo più aspettare. Senza politiche economiche espansive restano assolutamente ottimistiche le previsioni di crescita europee>. D'altra parte se la Grecia vuole svoltare strada possono farlo pure altri paesi, anche perché le politiche del rigore e dell'austerità hanno fallito e in Europa è arrivato il tempo di girare verso alle grandi scelte.


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