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Data: 06/12/2013

I tagli “selettivi” della giunta regionale: colpiti i lavoratori ma non i dirigenti

I tagli “selettivi” della giunta regionale: colpiti i lavoratori ma non i dirigenti
Il caso del salario di produttività, per la prima volta i dipendenti in piazza

Quando le decisioni sono sballate può accadere che a pagarne le conseguenze siano i lavoratori ma anche i cittadini, i primi colpiti nei loro diritti e i secondi privati di un apparato (nel caso pubblico) che dovrebbe dare servizi efficienti e di qualità. E' quanto accade nelle stanze della giunta regionale abruzzese, i cui dipendenti per la prima volta in quarant'anni scendono in piazza (il 10 dicembre) per <rivendicare i loro diritti> ma anche per <denunciare le scelte sbagliate poste in essere dall'Esecutivo regionale>. Come ci si è arrivati?

Tutto parte dalla soppressione degli enti strumentali della Regione Abruzzo, spiegano le Rsu della giunta regionale e i sindacati del pubblico impiego, <che ha portato grosse inefficienze sulla funzionalità dei servizi unitamente ad incrementi di costi per i cittadini abruzzesi. Basti pensare che neanche otto mesi dopo aver soppresso l'Arssa e aver disposto il trasferimento di oltre 280 unità lavorative presso la Regione Abruzzo, con la legge regionale 42-2012 si è disposto il trasferimento di molte funzioni svolte dall'ex Arssa al Consorzio di Bonifica Ovest, senza tuttavia il contestuale passaggio di personale e in violazione delle norme nazionali, trasferendo al Consorzio beni immobili e risorse per 600.000 euro annui e la possibilità di trasferire ulteriori risorse economiche>.

Un capolavoro di incoerenza gestionale (e linearità politica) tale che <i cittadini abruzzesi stanno pagando le scelte sbagliate della politica, mentre i lavoratori pagheranno direttamente di tasca loro, attraverso la forte riduzione delle risorse per il salario di produttività, da ripartire secondo i criteri meritocratici individuati dalla stessa giunta regionale>. Una perdita media che ad ogni dipendente costerà oltre 1000 euro.

Fatto è che per la prima volta i dipendenti della giunta regionale decidono di manifestare in piazza (nelle ultime tre ore di ciascun turno di lavoro) accompagnando lo sciopero con una manifestazione all'Aquila davanti a palazzo dell'Emiciclo, sede del consiglio regionale d'Abruzzo.

E tutto per non vedersi ridurre lo stipendio ma anche per sollecitare la discussione (e approvazione) di una legge regionale che incrementi il fondo del personale del comparto tagliando invece il fondo della dirigenza. Di leggi sull'argomento ne sono state presentate due, su iniziativa dei consiglieri Maurizio Acerbo e Lanfranco Venturoni, che evitano la decurtazione degli stipendi al personale ma che <che non gravano sulle spalle dei cittadini abruzzesi> perché <in una situazione di grave difficoltà, consentono un riequilibrio dei fondi contrattuali>. Un riequilibrio che passa però attraverso un'altra riduzione: del fondo per i dirigenti.


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