Data: 03/11/2014
Il Sud in ginocchio, niente lavoro mentre tante famiglie vivono in povertà
Il rapporto Svimez: gli occupati sotto i 6 milioni come nel 1977, aumenta l’emigrazione, crollano Pil e consumi
Secondo lo Svimez il tasso di occupazione più alto a livello regionale si registra in Abruzzo (54,8%), molto lontano da quel che accade in Calabria, dove lavora solo il 39% della popolazione in età attiva. Una consolazione davvero magra in una regione, la nostra, che ha perso 54.000 posti di lavoro, un primato inutile tra le regioni meridionali confermato dall'ultimo rapporto dello Svimez, presentato nei giorni scorsi a Roma (e del quale alleghiamo una sintesi), che racconta di un Mezzogiorno italiano in condizioni drammatiche, dove gli occupati sono scesi sotto la soglia dei 6 milioni, come non accadeva dal 1977. Dove il tasso di occupazione fra i 15 e i 64 anni è di 20 punti percentuali inferiore al Centro-Nord, che negli ultimi vent'anni ha perso circa 2,7 milioni di persone, costrette ad emigrare soprattutto dalla Campania (una partenza su tre), la Sicilia, la Puglia e la Calabria. E tutto ciò senza considerare la cosiddetta "zona grigia" del mercato del lavoro, che continua ad ampliarsi a causa dei disoccupati impliciti, ovvero di coloro che negli ultimi sei mesi non hanno provato a cercare lavoro. Considerando questo aspetto il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord sfiorerebbe la soglia del 13% (ufficiale 9,1%) mentre al Sud passerebbe dal 19,7% al 31,5%. Una crisi devastante quindi, testimoniata anche dall'ulteriore perdita di posti di lavoro, che dal 2008 al 2015 viene stimata nel Mezzogiorno in 800mila persone. Il Pil nazionale invece, secondo i dati Svimez, dovrebbe crescere dello 0,8% nel 2015, ma anche in questo caso a trainare sarebbe il Pil del Centro-Nord (+1,3%), mentre quello del Mezzogiorno resterebbe inchiodato al -0,7%. Sin qui i numeri crudi dell'economia e della crisi, e tuttavia per la Flc nazionale il rapporto Svimez sul Mezzogiorno segnala anche il dramma della condizione giovanile, in particolare di quella scolastica. Al punto che <un'intera generazione del Sud viene esclusa dal diritto allo studio e al lavoro. Inoltre mentre aumentano i tassi di abbandono... i tassi di passaggio dalla scuola superiore all'istruzione terziaria, nell'anno scolastico 2012-2013, sono scesi al 51,7% al sud e al 58,8% al nord, riportando il Paese indietro di 10 anni. Fra gli inattivi poi oltre un terzo sono diplomati e laureati>. Senza dimenticare che il sistema universitario meridionale <rischia di esplodere per effetto dei tagli ai fondi ordinari, dell'aumento delle tasse universitarie, del blocco del reclutamento e della mancanza di servizi per gli studenti. Tutto ciò mentre l'idea di aumentare la premialità rappresenta un ulteriore colpo agli atenei e a quelli del sud in particolare, ai quali viene assegnato soltanto il 25,7% delle quote premiali>. Fatto è che le stime sulla disoccupazione reale nelle regioni del Sud raggiungono il 31,5%, una vera e propria <desertificazione umana e industriale> di territori dai quali si continua ad emigrare, dove si fanno sempre meno figli (ci sono più morti che nati) e dove in un solo anno le famiglie in povertà sono aumentate del 40%. Un Sud che in dodici mesi, tra il primo trimestre del 2013 e lo stesso periodo del 2014, ha perso l'80% dei posti di lavoro sfumati in Italia e dove i consumi delle famiglie sono crollati di quasi il 13% in cinque anni. Un Mezzogiorno sempre più lontano dal resto d'Italia, un vagone che rischia di rimanere in stazione anche se il treno dovesse ripartire, senza che all'orizzonte s'intraveda nessuna politica utile a rimediare a questo disastro sociale e storico.
P.S. In allegato la sintesi del rapporto Svimez |
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