Tito Grauer era nato a Lanciano da Samuel Grauer, polacco, e Rosa Jordan. Risiedeva a Trieste ma evidentemente i tempi non erano favorevoli a una permanenza vicino al confine. La famiglia Grauer si era spostata al sud, ed a Lanciano. Nel 1942 era nato il secondogenito Tito. Nel novembre del 1943 Samuel Grauer con la moglie Rosa, il primogenito Marco di tre anni, e Tito, furono arrestati.
Cominciò il loro calvario con la detenzione a Chieti, L'Aquila, in provincia di Firenze e Milano. Il 30 gennaio 1944 furono messi su un convoglio ferroviario e il 6 febbraio giunsero ad Auschwitz. I due fratellini furono uccisi lo stesso giorno dell'arrivo nel campo di sterminio; Marco avrebbe compiuto 4 anni dopo due giorni, Tito ne avrebbe compiuti solo 2.
Nella Regione Abruzzo c'erano campi di concentramento a Chieti, Città Sant'Angelo, Vasto marina, Lanciano, Tollo, Casoli, Lama dei Peligni, Nereto, Notaresco Civitella del Tronto (uno dei più grandi d'Italia), Tossicia, Corropoli, Tortoreto, Isola del Gran Sasso. In tutta Italia durante la seconda guerra mondiale i campi furono 43, concentrati soprattutto in Italia centrale, e l'Abruzzo purtroppo eccelleva!
C'era poi il cosiddetto "internamento libero", che potremmo chiamare "soggiorno obbligato", che per restare solo alla provincia di Chieti coinvolgeva Archi, Atessa, Bomba, Casoli, Castelfrentano, Castiglione Messere Marino, Chieti, Guardiagrele, Vasto Marina, Lama dei Peligni, Lanciano, Orsogna, Rapino, Pizzoferrato, Tollo e Villa Santa Maria. In genere dove c'erano campi di concentramento (Chieti, Vasto Marina, Lanciano...) c'erano anche persone condannate all'internamento libero.
E' dedicata a questo bambino di due anni, e insieme a lui alle migliaia di altri massacrati perché di razza ebrea o di altre etnie, la lapide che lo Spi-Cgil di Chieti (in collaborazione con il Comune frentano, l'Anpi e gli istituti "Da Vinci" e "De Giorgio" di Lanciano) ha deposto stamattina, alla vigilia della ricorrenza per i settant'anni dalla Liberazione, nel "Parco della vita" di Lanciano. Con la consapevolezza che simili barbarie hanno continuamente bisogno di essere ricordate alle future generazioni, non sempre informate correttamente in una società distratta da altri problemi importanti ma pur sempre secondari di fronte al diritto alla vita.
Gianna Paola Di Virgilio, segretaria provinciale Spi-Cgil Chieti