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Data: 20/09/2013

In Val di Sangro la leva per ripartire

In Val di Sangro la leva per ripartire
Di Laudo sulla provincia di Chieti: infrastrutture e meno burocrazia

Due terzi dell'export abruzzese. Ben oltre la metà della ricchezza (il Pil) di questa regione. Un'area industriale, la Val di Sangro, che nonostante le falle era e resta fra le più importanti del Centro-Sud italiano.

E' l'identikit della provincia di Chieti, almeno di una parte di essa. E' un identikit che racconta di un'area, quella a Sud della provincia e dell'Abruzzo, che mantiene ancora un'ossatura produttiva robusta. D'altra parte i numeri recenti, quelli che riguardano Chieti e altre zone della provincia, disegnano complessivamente un territorio che negli ultimi anni ha preso a zoppicare vistosamente. Allo stesso modo di altre zone dell'Abruzzo.

Difficile allora dimenticare che questa provincia ha lasciato alla crisi oltre 5.000 posti di lavoro, e che la cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) da gennaio ad agosto 2013 è già attestata a 9.145.025 ore, con un eloquente e drammatico incremento del 10,91% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un ricorso a questo ammortizzatore sociale che pone la provincia teatina in testa all'intero Abruzzo.

Fatto è che i Centri per l'impiego parlano chiaro: 19.590 persone iscritte a Chieti in cerca di un lavoro, 11.696 a Ortona, 21.599 a Lanciano e 22.341 a Vasto. E neppure si può dimenticare l'arretramento che negli ultimi anni si è avuto in alcuni territori: dallo stesso capoluogo, Chieti, colpito dalla deindustrializzazione e ancora in attesa di un rilancio che non si vede, alla città di Ortona, che non conosceva un tasso di disoccupazione oggi al 16%.

Se la situazione è questa il primo obiettivo è fermare la frana, mettere alcuni paletti e ripartire dai punti di forza. Servono idee e progetti, investimenti e iniziative nuove su tutto il territorio, faccende che per Germano Di Laudo, segretario generale della Cgil provinciale, hanno bisogno però di alcuni preliminari. Ci limitiamo a citarne soltanto un paio: va trovato rimedio a quella che Di Laudo chiama <la mancanza di capacità degli enti> (la zavorra burocratica e politica che impedisce di dare risposte certe e veloci a chi vuole insediare una nuova attività e talvolta lo spinge persino a rinunciare) e bisogna salvaguardare e possibilmente far crescere quello che c'è, a partire dalle aziende multinazionali e dai loro posti di lavoro.

Un tema quest'ultimo del quale Germano Di Laudo parla prima con i giornalisti e dopo alla Festa del lavoro provinciale, a Vasto, domandandosi: cosa può fare il territorio affinché aziende come Pilkington (1.800 addetti più 400 dell'indotto), Denso (1000 addetti e 500 dell'indotto), Sevel (6.500 più 2mila) e Honda (350 più 800) decidano di restare e forse incrementare il loro peso occupazionale e produttivo? E loro, le multinazionali, cosa fanno per essere competitive e radicarsi sul territorio?

Domande alle quali è difficile rispondere in poche righe. Quello che però si può fare è almeno dare il "compito a casa" che istituzioni, enti locali, politica e organizzazioni sociali devono saper svolgere. E qui la Cgil vuole impegni concreti, scelte precise e programmazione, e questa volta accorciando i tempi e velocizzando le pratiche.

Di Laudo comincia dunque dalle infrastrutture, dal completamento della Fondovalle Sangro (indispensabile per il traffico commerciale con la Campania, e lungo la quale molti sindaci vorrebbero vietare il transito delle bisarche, migliaia, sui loro territori), il potenziamento e l'infrastrutturazione dei porti di Vasto e Ortona (promuovendoli a scali commerciali regionali), la realizzazione di snodi ferroviari in grado di portare le merci dalle fabbriche ai nostri porti utilizzando non la gomma ma i binari.

Senza dimenticare altri problemi come il costo dell'energia (più cara del 30%) e la mancanza della banda larga a servizio delle aziende, molte delle quali producono beni ad alta tecnologia in un territorio (nel quale si insedierà anche il Campus dell'Automotive) dove persino internet viaggia a rilento.


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