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Data: 30/08/2017

Incendi, l'emergenza mette a nudo la fragilità del sistema di protezione della natura e dei cittadini

Incendi, l'emergenza mette a nudo la fragilità del sistema di protezione della natura e dei cittadini
Disastrosa la decisione di sopprimere il Corpo Forestale

di Sandro Del Fattore, segretario generale Cgil Abruzzo  e  Umberto Trasatti, segretario generale Cgil L'Aquila

 

Gli incendi che stanno devastando l'Abruzzo mettono a nudo la fragilità del nostro sistema di protezione della natura e della incolumità dei cittadini. Gli interrogativi sono tanti, la domanda ovvia è se si sta facendo il possibile per spegnere le fiamme, se tutto questo si poteva evitare o se si poteva fare di più e meglio.
Da un lato si vuole capire chi sono i responsabili, se ciò è frutto di una regia organizzata spinta da interessi criminali, e si auspica che la magistratura riesca a punire i colpevoli. Dall'altro lato, ora che i boschi dell'Abruzzo sono ridotti a una torcia, ci si domanda se le istituzioni e la politica hanno saputo mettere in campo gli strumenti idonei per prevenire questo scempio.
Certamente la decisione di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato è stata una scelta disastrosa che la Cgil aveva previsto e cercato di fermare, opponendosi con fermezza alla riforma Madia che prevedeva la chiusura del Corpo a cui appunto era demandata la competenza sugli incendi boschivi, per affrontare i quali sono necessarie competenze e preparazione specifiche che solo un corpo specializzato come il CFS poteva avere, ma la politica è stata sorda agli avvertimenti che venivano non solo da parte sindacale ma anche da autorevoli personalità.
Purtroppo gli eventi ci stanno dando ragione e la scorsa settimana anche il TAR dell'Abruzzo, in accoglimento di uno dei migliaia di ricorsi che gli ex forestali hanno presentato dopo lo scioglimento del Corpo, ha demandato la decisione alla Corte Costituzionale ritenendo che per il Dlgs 177-2016 possano ricorrere estremi di incostituzionalità. Oggi sono in tanti a criticare quella scelta, ma in Parlamento tutto tace mentre i parlamentari e le istituzioni della nostra regione dovrebbero essere i primi a chiedere l'abrogazione del Dlgs 177-2016 e il ripristino del Corpo Forestale dello Stato.
Proprio all'inizio del mese, dopo l'incendio nel Parco del Gran Sasso, il coordinatore regionale della Fp-Cgil Vigili del Fuoco denunciava che "le evidenti difficoltà nella gestione diretta dei numerosi e vasti incendi boschivi hanno tra le cause principali l'eliminazione del Corpo Forestale dello Stato, l'unico Corpo con competenza diretta sugli incendi boschivi, dotato di mezzi e personale preparato e profondo conoscitore del territorio rurale".
Infatti la gran parte delle circa 8.000 unità del corpo, specializzate nel contrasto agli incendi boschivi, è transitata in maniera coatta nell'Arma dei Carabinieri e solo pochissime centinaia, nemmeno 400, sono state assegnate ai Vigili del Fuoco. Questi ultimi hanno così ereditato la complessa competenza del CFS sugli incendi boschivi nonostante siano palesemente sotto organico, senza i mezzi adeguati e i presidi capillari di cui era dotata la Forestale. Inoltre numerosi elicotteri dell'ex CFS, con personale addestrato specificatamente per l'antincendio, sono a terra e non volano, e nessuno ha pensato a una soluzione per risolvere questo imbarazzante problema.
La Cgil chiede inoltre misure a sostegno dell'azione dei Vigili del Fuoco, ormai stremati, che continuano ad assicurare il loro prezioso intervento nonostante la scarsità di uomini e mezzi, senza che nessuno si preoccupi, oltre ai ringraziamenti di rito, di varare misure concrete. Per questo da tempo la Cgil chiede che sia dichiarato lo stato di emergenza del Paese, per assicurare il giusto impegno di risorse nella lotta agli incendi e alle calamità che si stanno susseguendo.
Infine è necessario indagare sull'azione della Regione, se ci sono stati omissioni o ritardi nella gestione dell'emergenza, ma anche se è stato fatto tutto quanto necessario in tema di prevenzione, per evitare che tali disastri non si verifichino di nuovo. Certo, questa non è l'ora delle polemiche ma non si può rinunciare alla denuncia quale stimolo per la politica ad agire, in un momento in cui la gravità degli eventi rischia di lasciare per molti anni il segno sulle nostre montagne e sulla salute dei cittadini abruzzesi.

 


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