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Data: 27/12/2016

L’Abruzzo e l’industria: verso strade nuove ma senza dimenticare le sofferenze e i disagi di oggi (2. parte)

L’Abruzzo e l’industria: verso strade nuove ma senza dimenticare le sofferenze e i disagi di oggi (2. parte)
L’intervento di Susanna Camusso: il lavoro va ridistribuito, serve uno Stato innovatore

(2. parte) - <Tante crisi erano prevedibili, per esempio quella delle banche e della finanza, e tuttavia si fatto finta di niente, si è dato per scontato che si poteva continuare in politiche che accrescono la disuguaglianza. C'è una divaricazione sociale straordinaria, la paura dell'insicurezza, intere generazioni pensano che il domani sia peggiore dell'oggi. Ciò che serve è una politica industriale, la libera iniziativa delle imprese ha determinato un modello di sviluppo che ha mostrato tutti i suoi aspetti peggiori>.
Per Susanna Camusso c'è bisogno di un cambiamento profondo, culturale. La stagione del piccolo è bello è finita da un pezzo, l'abbandono della scuola e la bottega a 14 anni è un ricordo del passato italiano. La segretaria generale della Cgil parla del contributo che ognuno può dare (forze sociali, istituzioni, aziende) e del <qualcosa che ciascuno deve portare per costruire nuove condizioni positive e metterle a sistema>. D'altra parte alla fine della corsa, quando la formazione non c'è e l'innovazione manca, un'impresa che punta soltanto a comprimere i costi non ce la fa più e pensa a chiudere o delocalizzare.
Non mancano, in Abruzzo, aziende vincenti o centri di eccellenza che aiutano il sistema produttivo e spingono l'export. Alcuni dei quali sono intervenuti al dibattito sul futuro e l'innovazione che la Cgil abruzzese ha recentemente organizzato a Pescara. Si pensi per esempio al comparto farmaceutico (con un progetto di ricerca sulle malattie della vista tra Dompé e università D'Annunzio), ai Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso (con due nuove strutture, in sinergia con le aziende LFoundry e Walter Tosto, per sviluppare e produrre macchinari e tecnologie per ricerche avanzate), o del centro per preparare una nuova generazione di automobili che la Fca attiverà in collaborazione con l'università dell'Aquila.
A proposito di autovetture (la Sevel di Atessa contribuisce da sola al 60% dell'export abruzzese), all'iniziativa del sindacato non poteva mancare Giuseppe Ranalli, l'industriale teramano che guida anche il polo abruzzese di innovazione dell'automotive. Ci soffermiamo sul suo intervento perché Ranalli introduce un altro (e quasi sconosciuto) filone produttivo: quello del disassemblaggio dei prodotti finiti, le automobili ma anche tutto il resto.

<Alla fine della vita dei prodotti - spiega Ranalli - il 70% dei materiali nobili di cui sono fatti non viene recuperato e reimmesso nel ciclo produttivo. Quello del disassemblaggio non soltanto è in linea con gli obiettivi della green economy, ma rappresenta un comparto ad alto contenuto tecnologico. Un esempio? Per assemblare alcuni modelli di macchine bastano poche ore, ma per smontarle servono tre giorni. Per farlo velocemente ci sarebbe bisogno di ripensare i modelli, di progettarli molto diversamente, di rivedere organizzazione, materiali e tecnologie". Una mezza rivoluzione insomma, all'insegna del risparmio e dell'ambiente, un ripensamento dei sistemi produttivi che avrebbe bisogno di tanto lavoro, ricerca e innovazione. Al punto da creare una filiera completamente nuova, in grado di produrre un numero di posti di lavoro paragonabile a quelli della manifattura tradizionale.
Un'occasione di crescita e occupazione che non sfugge a Susanna Camusso (<l'industria non è soltanto quella manifatturiera, un'altra rilevantissima è il ciclo dei rifiuti>), che sottolinea però l'urgenza che la politica torni a pensare, a mettere in campo strategie industriali assenti da molti anni. I locomotori del futuro vanno messi in moto, ovviamente, e tuttavia non si può ignorare che l'innovazione e la ricerca possono avere tempistiche lontane da coloro che hanno bisogno di vivere e lavorare oggi.

L'Italia e l'Abruzzo dunque sono alle prese con altri problemi enormi: continuare a formare chi il lavoro l'ha già trovato, o puntare a risultati immediati perché <se proiettiamo tutto sul futuro perderemo tanti treni>. D'altra parte <il Paese non ha il tempo di far maturare idee nuove, perché la disoccupazione è tema di oggi soprattutto per tanti giovani>, e neppure si può dimenticare che i processi di automazione e tecnologici possono essere <distruttori di lavoro>. Quindi l'obiettivo e la responsabilità <stanno nel ridistribuire il lavoro subito, oggi, durante i percorsi di cambiamento e non al termine di essi. Come stanno nel tornare a investire sulle persone, l'opposto di chi pensa soltanto a ridurre i costi>.
Per far questo, e Susanna Camusso lo ha sottolineato, un contributo di idee e proposte potrebbe arrivare dal Piano del lavoro che la Cgil ha messo in campo, dal tornare a percorrere la strada della crescita e degli investimenti che servono anche all'Abruzzo. Con l'obiettivo, per esempio, in questa regione e altrove, di ridisegnare anche le città e i centri urbani, di recuperare i beni culturali, di mettere in sicurezza il territorio.
Tornando alla ricerca e all'innovazione, le grandi aree che la segretaria della Cgil individua come prioritarie sono l'ambiente e la salute, dentro cui si muovono innumerevoli campi di lavoro e di studio. Questo Paese ha bisogno di un nuovo trasferimento tecnologico ma anche di far ripartire la ricerca di base, di sostenere le imprese che investono ma di evitare la competizione tra università e centri di ricerca privati, tra sapere specialistico e multidisciplinare: un compito tuttavia che non può essere delegato alle aziende. Quello che serve invece è <uno Stato innovatore>, un potere pubblico che metta a disposizione una politica industriale e la sua parte di risorse.
La Cgil come sempre sarà in campo ma chiederà anche di pensare all'oggi, a chi si sveglia ogni mattina con l'incognita del lavoro e del futuro. Le disparità sono troppe e troppo grandi, come lo sono gli abusi e la precarietà del lavoro: per tutti l'enormità dei voucher, il loro uso sfrenato che in Abruzzo è cresciuto del 145% in neppure due anni. E' per questo che la Cgil ha promosso un referendum per la loro abolizione (e per l'abolizione delle ultime norme che hanno scardinato il diritto del lavoro), mettendo a disposizione del Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare che restituisce a tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi, occupati in grandi e in piccole aziende, le tutele a cui hanno diritto (2. parte - la precedente nella rubrica News).

 

 

P.S. Per rivedere alcune interviste trasmesse dai telegiornali durante il congresso della Cgil Abruzzo si possono utilizzare i seguenti indirizzi internet:

 

https://youtu.be/K86orYd7jGg           (Rete8)


https://youtu.be/VaGpUUKDK30        (Tv6)


https://youtu.be/2-eX4B4L_OY          (Tgr Abruzzo)

 


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