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Data: 12/11/2018

L’istruzione un diritto universale: no a scelte che puniscono il Mezzogiorno

L’istruzione un diritto universale: no a scelte che puniscono il Mezzogiorno
La Flc Abruzzo Molise sui problemi della scuola, l’università e la ricerca

"Il diritto all'istruzione è un diritto sociale, che viene compromesso dalla mancanza di investimenti e dalle diseguaglianze che hanno frammentato il nostro Paese, in particolare nel Mezzogiorno e nelle aree interne. Per questo, nel rivendicare un sistema nazionale d'istruzione e di ricerca pubblica universale, garantito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, il congresso ha espresso un netto NO alla cosiddetta autonomia differenziata e alle spinte che vorrebbero regionalizzare l'istruzione, perché la modalità con cui vengono perseguite, senza la preventiva definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, non garantisce pari diritti civili e sociali dei cittadini su tutto il territorio nazionale, con il risultato di penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno".
Nei giorni scorsi al centro del dibattito è tornata la scuola, più diffusamente l'intero sistema formativo di questo Paese. Non bastano i danni che negli ultimi anni hanno provocato le riforme sulla "Buona Scuola" e quella sull'Università, oggi si torna a discutere anche di autonomia differenziata e perfino di regionalizzare l'istruzione. Temi ben presenti nel congresso della Flc Abruzzo Molise, il sindacato della scuola, l'università e la ricerca, che ha eletto Pino La Fratta coordinatore delle due regioni e che ha rimarcato che il diritto all'istruzione e alla formazione pubblica di qualità, universale, deve essere garantito a tutti, a prescindere dal luogo dove si vive, e che il sistema formativo non può scendere al sotto di prestazioni minime (di livelli essenziali) che comunque vanno garantite a tutti i cittadini. Non può accadere, in sostanza, che anche questa volta il Mezzogiorno esca penalizzato dalle scelte politiche, come non può accadere che persino nel campo delle infrastrutture (a partire dalle scuole e le università) le regioni meridionali vedano continuare a crescere il divario con il centro-nord.
Detto ciò, a Pino La Fratta (Flc Molise) e Cinzia Angrilli (Flc Abruzzo) non sono mancati tanti altri spunti che interessano le due regioni e che chiedono di rilanciare l'iniziativa del sindacato. Per tutti l'edilizia e la sicurezza scolastica, le aree interne e il loro spopolamento, gli organici, il ruolo delle università sui territori e nei progetti di sviluppo. Inoltre non si fermerà neppure l'iniziativa per superare la legge 107-2015, quella sulla cosiddetta "Buona Scuola", che è stata depotenziata in alcuni aspetti grazie alla contrattazione (in primis per la chiamata diretta) ma "che continua a manifestare tante criticità (bonus docenti, alternanza scuola lavoro, formazione, migrazione dei docenti) dovute a una visione della scuola gerarchica e aziendalista". Allo stesso modo, relativamente all'Università e agli altri comparti della conoscenza e della ricerca, "bisogna insistere per superare le tante contraddizioni prodotte dalla legge 240-2010 - la riforma dell'Università dell'ex ministra Gelmini - e dagli interventi legislativi di settore, al fine di garantire la qualità della didattica, lo sviluppo della ricerca e il diritto allo studio". E tutto ciò, come detto, con "la convinzione che il diritto all'istruzione è un diritto sociale, che viene compromesso dalla mancanza di investimenti e dalle diseguaglianze che hanno frammentato il nostro Paese, in particolare nel Mezzogiorno e nelle aree interne".
Senza dimenticare che quello attuale, come ha evidenziato la Flc-Cgil Abruzzo Molise, è un contesto sociale "caratterizzato da fenomeni e manifestazioni razziste, violente e xenofobe". Di qui "la necessità di un impegno straordinario dei lavoratori del settore, nelle piazze ma soprattutto nelle scuole e nei settori della conoscenza (luoghi di democrazia, di inclusione e di accoglienza), per far rinascere quella coscienza civile che in molti casi sembra sopita".


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