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Data: 21/09/2015

La Cgil che cambia, «siamo sulla strada giusta»

La Cgil che cambia, «siamo sulla strada giusta»
Le conclusioni di Susanna Camusso alla Conferenza di organizzazione

La Conferenza di organizzazione "Contrattare per includere, partecipare per contare" si è chiusa con la votazione del documento conclusivo, approvato con 587 voti a favore, 151 contrari e 8 astenuti. Quella che si legge di seguito è la sintesi dell'intervento con il quale il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha concluso la due-giorni di confronto e dibattito all'auditorium del Parco della musica a Roma.
Una relazione partita da alcune considerazioni su una crisi economica e sociale troppo lunga, <una crisi dell'Europa e insieme la crisi del pensiero economico>, dice Susanna Camusso, anche perché <si è accettato che il tema principale fosse la crisi del welfare e non la crescita delle diseguaglianze. Dunque siamo in presenza di una crisi profonda del capitale, incapace di modernizzarsi com'è evidente nel modello dell'austerity>.
Fatto è che quella dell'Europa è la crisi più profonda nella storia del vecchio continente, dove il lavoro <è diviso e frantumato>, dove <si sono contrapposti gli uni agli altri e si è imposta la logica dell'austerity>, dove <i lavoratori sembrano non farcela più, non per colpa dei migranti ma della sensazione che i problemi si moltiplichino e non si risolvano>. Una crisi quindi che pone tra gli altri un tema cruciale: quello della "ricomposizione". Per esempio? Qui il segretario accenna <al Trattato transatlantico sul commercio e sugli investimenti, dentro il quale c'è l'idea che la finanza e le multinazionali non hanno più territorialità>, un modo di approcciare che segna la fine delle politiche europee come le abbiamo conosciute.

Una crisi inoltre gestita male, laddove anche la politica deve assumersi le sue responsabilità. Osserva la sindacalista: <Se mettiamo in ordine le responsabilità non possiamo dimenticarci le scelte dell'attuale coalizione di governo, né quelle della Commissione Ue, più o meno dello stesso segno da anni, che ripropongono sempre le stesse risposte>. Di qui anche le difficoltà con i partiti e le culture politiche che dovrebbero essere più vicine al sindacato, con le quali la Cgil <vuole misurarsi sulla disuguaglianza, sui diritti costituzionali, sul contrasto alla riduzione dei salari. E se chi lo fa è considerato uno che frena la crescita, allora sì, siamo conservatori, freniamo, perché la strada dell'austerità non ci porta da nessuna parte>. Per Susanna Camusso quindi <dobbiamo interrogare la politica, a partire proprio dalla sinistra, provando a riscoprire il pensiero alternativo. La stella polare, l'obiettivo di un'organizzazione sindacale, è il lavoro e l'occupazione. Le nostre politiche vanno giudicate su questi temi, a partire dalla battaglia politica perché il lavoro torni ad essere il tema centrale>.
L'altro affondo del segretario è stato sulle pensioni. D'altra parte <se intervenire sulle pensioni ha un costo perché è una scelta politica che sposta risorse verso il basso, allora c'è una cosa in più che si potrebbe fare: costruire dinamiche di solidarietà diverse, perché ci sono divari anche tra gli stessi lavoratori>. Comunque sia <è stata fatta una legge sbagliata e abbiamo persone che devono pagarsi la pensione con penalizzazioni e prestiti. Per questo riteniamo che le pensioni debbano essere al primo punto della legge di stabilità. Lo dico anche a Furlan e Barbarballo: su questo organizziamo una grande mobilitazione unitaria>.

A proposito della legge di stabilità, per la Cgil è fondamentale capire cosa ci sarà sulle pensioni, invertire il trend attuale e dare la possibilità a giovani uomini e donne di entrare nei luoghi di lavoro, laddove oggi <non si esce più per turn-over ma dove si sta per un tempo di lavoro infinito, e non si sa nemmeno quanti anni di contributi bisogna versare per uscirne>. Nel contempo <dobbiamo dare una risposta a chi si aspettava di andare in pensione a 60 anni e a 66 sta ancora al lavoro. Una relazione tra chi va in pensione e il lavoro svolto esiste, lo sappiamo bene - continua la segretaria - ma se non introduciamo una flessibilità i giovani non avranno nessuna pensione, perché non avranno i contributi sufficienti per arrivarci. Ci hanno detto che l'Europa non ne vuole discutere, come non vuole toccare neanche la legge sulla casa>.

Di qui al fisco il passo è breve. Per la Camusso il tema deve diventare oggetto di un'azione unitaria con Cisl e Uil, non senza però aver chiarito che <lo slogan "meno tasse" è di straordinario successo in questo Paese anche quando è evidente che da quel "meno tasse" agli italiani non viene niente, anzi spesso derivano meno servizi e meno sanità>. La riforma fiscale quindi va discussa, ma <bisogna capire qual è la bussola con la quale ci si muove, perché ogni giorno il presidente del Consiglio dice che toglie una tassa senza mai specificare dove prendere le risorse. Anche lo slogan "meno tasse sul lavoro" è generico, perché magari scopriamo che si toglie Irap a banche e grandi imprese. Ciò che va fatto invece è ridurre le tasse ai redditi bassi da lavoro e alle imprese, ma non a pioggia bensì a quelle che investono in sviluppo e innovazione>.

La Cgil si è data alcuni temi da affrontare con rapidità, compreso quello del Mezzogiorno. Un tema sul quale <dobbiamo aprire una vertenza e non aspettare il masterplan del governo. Proviamo a sfidare i presidenti delle regioni del sud a non commettere l'errore che fanno gli Stati europei - commenta la Camusso - dove ognuno va per conto proprio cercando di trarre qualche vantaggio per il proprio territorio. Proviamo a dire che anche per il Sud c'è una relazione forte tra qualità del lavoro e contrattazione, e che per questo motivo il tema del rinnovo dei contratti, pubblici e privati, non riguarda soltanto zone più ricche del paese>.

Circa la contrattazione, a Cisl e Uil <abbiamo lanciato un messaggio unitario: dobbiamo rinnovare i contratti insieme. Il messaggio che lanciamo a Confindustria tuttavia è molto più esplicito: se vogliono rinnovare i contratti per davvero la smettano di bloccare le trattative>. Con Cisl e Uil poi <dobbiamo costruire una proposta unitaria, che non sia solo delle segreterie ma che coinvolga anche le categorie. Dobbiamo discutere tutti insieme e interrogarci sui livelli e i modelli della contrattazione, perché il tema non è solo quello dell'indicatore del salario>. Anche perché l'idea che abbassare i salari aumenti la produttività è una fesseria, mentre va alzata la qualità della produzione: un obiettivo che ha bisogno di formazione professionale e retribuzioni corrispondenti alla qualità del lavoro. E' su questo nodo che viene a galla il vero dissenso con la Confindustria. Fatto è che per agganciare la ripresa <abbiamo bisogno di una qualità diversa del nostro sistema produttivo. E in tutto ciò il ruolo dei lavoratori è fondamentale, il vero passo avanti che bisognerebbe fare è affermare che investimenti e occupazione sono la leva per ricostruire il sistema industriale italiano>.

Per quanto attiene agli argomenti propri della Conferenza di organizzazione, per la Camusso <dobbiamo imparare a conoscerci e ascoltarci. Per questo il tema del territorio non è solo una riflessione organizzativa ma è anche il punto dove ci si ritrova e ci si riconosce per partecipare assieme... Ci siamo interrogati nella conferenza su che cosa siamo, abbiamo cercato un modo di raccontare la nostra storia. La Cgil è sempre stata un movimento e un'organizzazione, e la sua storia è stata sempre questa: trovare un punto di equilibrio tra essere un'organizzazione ed essere nel movimento. Dunque dobbiamo trovare il nuovo equilibrio rispetto al cambiamento che c'è intorno>. Ma perché la Cgil continui ad essere una grande organizzazione di massa che si misura col cambiamento e assicura partecipazione e discussione <serve la democrazia di mandato che permette a tutti di ricollocarsi e all'organizzazione stessa di parlare col movimento. Qui la nostra conferenza è sicuramente in ritardo - ha commentato Susanna Camusso – e tuttavia nonostante un processo faticoso alla fine abbiamo costruito il percorso, abbiamo fatto la scelta di andare avanti nel cambiamento. Si poteva fare di più, ma intanto il segno del cambiamento è la riduzione della burocratizzazione e della verticalizzazione della nostra organizzazione: non è stata una banalità>.

Il nostro, ha concluso la segretaria, <non è un cambiamento che stravolge tutto e non cambia nulla, al contrario siamo molto attenti a restare sempre una grande organizzazione. Allora invece di frenarci tra noi ingaggiamo tutti insieme la sfida di cambiare. Proviamo a sperimentare, poi dopo il congresso valutiamo se la strada intrapresa è quella giusta>. Nel frattempo bisogna ricominciare a fare proselitismo nei luoghi di lavoro: <Il sindacato deve misurarsi con gli ultimi. Gli ultimi oggi sono i migranti, le vittime di caporalato e del lavoro nero. La lotta al caporalato deve diventare una pratica quotidiana, dobbiamo uscire dalle nostre tane e insicurezze, giocare tutti sullo stesso territorio>.


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