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Data: 28/11/2016

La Cgil e le ragioni per votare No al referendum

La Cgil e le ragioni per votare No al referendum
Appello unitario con Anpi e Arci. I miti da sfatare: governabilità, partecipazione e semplificazione

"Passiamo le giornate a sentirci dire che se non cambia la Costituzione non ci sarà stabilità. Mi pare invece che ci sarebbe una totale stabilità degli organismi di governo anche in caso contrario, da questo punto di vista siamo assolutamente tranquilli...".
E' quanto ha affermato Susanna Camusso durante una recente iniziativa a Bari, nel corso della quale la segretaria generale della Cgil ha spiegato i motivi che spingono la confederazione a schierarsi per il No. Un discorso incentrato su tre miti da sfatare.
Il primo è quello del presunto rischio di governabilità se la riforma sarà bocciata, un mito appunto perché "il governo non è qualcosa di astratto e non dipende dalla Costituzione ma dai programmi. La governabilità può essere garantita anche da forze tra loro differenti e la Costituzione è la cornice che garantisce la democrazia: non può essere l'opposto".
Il riferimento, ricorda Rassegna sindacale, è all'articolo 72. Nell'eventuale nuova versione non sarebbe più il Parlamento a decidere tempi e modi delle leggi bensì l'esecutivo, che in qualunque momento potrebbe imporre la propria agenda. "Torniamo un attimo all'articolo iniziale della nostra Costituzione, secondo cui siamo una Repubblica parlamentare. Qui c'è la garanzia della democrazia - ha continuato la segretaria - con la riforma invece aumenterebbero i poteri del Presidente del Consiglio". Semplificando: il governo potrà utilizzare il Parlamento, una novità non da poco. La stessa novità richiamata anche quando l'Italia stava <per precipitare nel baratro> e si è fatta passare la riforma Fornero. Alla sindacalista basta ricordare altre vicende e tempistiche parlamentari (la legge sul Jobs Act e quella sul caporalato) per sottolineare che il tema non sono i meccanismi parlamentari ma i programmi politici e la loro attuazione.
Il 4 dicembre si vota dunque sul referendum costituzionale e il dibattito ha percorso anche la Cgil, che tuttavia non ha dubbi sui valori comuni e fondanti. "La preoccupazione che c'è - afferma la Camusso - è esattamente quella dell'invasione delle cavallette. Ma proprio perché ci può essere questo timore serve il massimo delle garanzie possibili sul funzionamento dei contropoteri e dell'assetto democratico. Il tema, in poche parole, non è la governabilità: è la certezza dell'assetto dei poteri e dei contropoteri".
Il secondo argomento è la partecipazione delle persone. "Non si voterà più né per le Province, né per il Senato. Oggi un cittadino italiano elegge tutti i livelli istituzionali, dopo per una parte delle istituzioni il voto dei cittadini non sarebbe più rilevante". Dunque l'assenza del voto diretto rappresenta un strappo, laddove a determinare la funzione delle istituzioni devono essere direttamente i cittadini. Quando sottotraccia viaggia l'idea che la rappresentanza delle istituzioni locali diventa un coro di sottofondo - si osserva in Cgil - quando la rappresentanza non è più la funzione fondamentale del governo nella relazione con i cittadini, allora ci si chiede se possiamo diventare un Paese centralista, se tutte le disuguaglianze che esistono sono destinate a peggiorare, se questo rischia di allargare persino la forbice tra Nord e Sud.
A seguire c'è "la leggenda metropolitana secondo cui con la riforma arriverà una grandissima semplificazione e il Paese tornerà a correre". Secondo la Camusso il punto vero "non è il tempo ma la moltiplicazione delle norme, come si è visto con la riforma della Pubblica amministrazione, tanto che un cittadino mediamente non sa come muoversi. Ma la modalità con cui si produrrà il nuovo processo legislativo complicherà la vita, anziché risolverla".
Un'altra polemica è quella di chi dice che la Cgil è da tempo favorevole al superamento del bicameralismo perfetto. "Certo - sostiene la dirigente sindacale - noi questo lo diciamo da sempre. Ma bisogna leggere anche la frase successiva, laddove affermiamo che ci vuole una Camera delle Regioni elettiva con funzione di governo dei processi regionali. Inoltre non abbiamo mai detto che il tema è in astratto quello dei costi della politica. La democrazia infatti costa, ma è la condizione fondamentale che permette a tutti di partecipare. Però bisogna avere le risorse. Le regole dei vitalizi e delle retribuzioni sono da cambiare se si vuole parlare di qualità della politica, ma una cosa è togliere i privilegi, altra è pensare che la politica si deve fare gratis, perché significherebbe lasciarla in mano a pochi".
La Cgil ricorda quindi perché un sindacato si occupa del referendum costituzionale. "Perché abbiamo l'orgoglio e l'onore di sapere che i nostri segretari di allora erano all'Assemblea costituente, eletti dal popolo, e parteciparono a quella discussione - sottolinea Susanna Camusso - A nessuno allora venne in mente che i rappresentanti del lavoro non dovessero partecipare. Se qualcuno pensa che oggi non abbiamo titolo di parlare, forse è lui che sta dimenticando la nostra storia. La progressiva delegittimazione degli interlocutori è il sintomo dell'avvelenamento del clima".
Infine la risposta alla domanda più ricorrente: cosa succederà il 5 dicembre? "Non c'è nessun baratro. Se esiste questa sensazione è solo perché qualcuno l'ha voluta costruire. Non è perché il governo si è messo in questo cunicolo che dobbiamo cambiare opinione, noi abbiamo il dovere e la legittimità di consegnare ai cittadini la risposta, senza condizionarli. Ma non si può dire che se perde il Sì succederanno cose terribili".

 

N.B. La segretaria generale della Cgil ha sottoscritto un appello congiunto con i presidenti nazionali di Anpi e Arci per un voto referendario consapevole e responsabile. In allegato il testo firmato anche da Susanna Camusso in vista del 4 dicembre.


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