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Data: 06/12/2014

La moda in Abruzzo: una risorsa da rilanciare tessendo reti e territori

La moda in Abruzzo: una risorsa da rilanciare tessendo reti e territori
La nota di Giovanni Timoteo alla vigilia del “Cantiere” regionale promosso dalla Filctem

Il prossimo 15 dicembre si terrà a Penne (il programma è consultabile nella rubrica Eventi di questa pagina) il "Cantiere Moda Abruzzo" promosso dalla Cgil e dalla Filctem regionali per discutere di un comparto produttivo che ha dato moltissimo alla nostra regione e che ancora oggi, nonostante una crisi che ha dimezzato i posti di lavoro, è ancora in grado di rilanciarsi e dare all'Abruzzo nuove opportunità di crescita e lavoro. Di seguito pubblichiamo una nota che Giovanni Timoteo, segretario regionale della Filctem Abruzzo, ha preparato per l'occasione.

 

 

                                                                                                  PREMESSA

 

Il sistema della moda in Abruzzo nell'ultimo decennio ha conosciuto una crisi sempre crescente, con un'accelerazione pesantissima dal 2009 in poi: la delocalizzazione da costi da parte delle grandi imprese (Golden Lady, Pompea, La Perla, ecc.), le scelte finanziarie e commerciali sbagliate di altri (Sixty), l'incapacità o l'impossibilità delle tantissime imprese (in maggior parte piccolissime, piccole e medie) di investire per tempo su innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, la crisi finanziaria e dei consumi hanno prodotto un crollo dell'occupazione che nel settore, da un censimento a un altro, è passata da 27.426 addetti ai 12.881 di oggi.
In tale scenario molte delle vertenze che abbiamo affrontato o affrontiamo non riguardano soltanto procedure di mobilità e cassa integrazione, ma anche pesanti arretrati nella corresponsione del salario, procedure concordatarie e/o fallimentari. Molte aziende hanno cessato l'attività o l'hanno fortemente ridotta. Ne ricordiamo solo alcune con i relativi addetti: Golden Lady di Gissi (450), Sixty di Chieti (500 ai quali vanno aggiunti almeno 1.700 lavoratori di aziende terziste), Industrie Tessili Val Fino di Castilenti (450), Pompea di Atri (220), Abithi di Pianella (310), Stilman di Congiunti (83), la storica Iac di Chieti (60), la Martelli di Ancarano (120) e tante tantissime, troppe, altre.
Il panorama che ci troviamo davanti quando ragioniamo del settore del tessile e abbigliamento non è dunque confortante: nelle altre realtà, anche quelle dal marchio storico come la Montefiore e la Bontempi, o dalla presenza importante come la Golden Lady di Basciano e l'Industria Tessile del Vomano, ci misuriamo con pesanti ridimensionamenti dei livelli occupazionali, con la cessazione dell'attività o con procedure concordatarie alquanto incerte.
A queste realtà più note e di maggiori dimensioni si aggiunge una miriade di aziende che vanno da uno a quaranta addetti e che, a causa del calo generale di commesse dovuto alla crisi economica e ad insoluti, fallimenti e crolli finanziari - in particolare legati alle vicende Sixty e Itr - rischiano la cessazione, o hanno già chiuso i battenti, dopo aver fruito di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, spesso in deroga.
Ma dietro ogni vertenza, procedura di mobilità, cassa integrazione, concordato preventivo o fallimento ci sono lavoratori che perdono il posto di lavoro, professionalità qualificate che non hanno più una collocazione, persone senza prospettive occupazionali e famiglie in gravissime difficoltà. La Filctem Cgil rappresenta ogni giorno i lavoratori di questo settore con gli strumenti a disposizione: l'applicazione della normativa vigente, la richiesta di convocazione di tavoli istituzionali, la lotta sindacale. Purtroppo però in quasi tutti i casi sono presenti due elementi: la consapevolezza che la trattativa riguarda cessazione o licenziamenti collettivi, e la totale assenza, per chi perde il posto di lavoro, di una prospettiva di rioccupazione a breve termine.
Questo scenario e questa prospettiva non sono più accettabili. Lavoratrici e lavoratori di questo comparto hanno diritto e ragione di pretendere un futuro diverso. Peraltro il Sistema Moda è stato e rimane uno dei settori più importanti del nostro Abruzzo per numero di addetti, per presenza industriale e per cultura manifatturiera. Conta ancora il 17% dell'occupazione manifatturiera regionale, con un bagaglio di esperienze e opportunità che vanno valorizzate, sostenute e salvaguardate.
Il riferimento va alle tante competenze che sono state vittime della crisi, ma anche alle tante attività industriali che rappresentano un'eccellenza assoluta (Brioni, Canali, Maglificio Gran Sasso e tanti altri) del "made in Italy" e possono ancora essere volano di un nuovo sviluppo. Per questo la Filctem Abruzzo, a partire dall'appuntamento del "Cantiere Moda Abruzzo", si impegna ad avanzare una propria proposta e, soprattutto, a sollecitare istituzioni e imprese alla ricerca delle necessarie sinergie per raggiungere questo possibile obbiettivo.

           

                                                                            CANTIERE MODA ABRUZZO

 

Note sintetiche di un progetto finalizzato a rafforzare il posizionamento del sistema produttivo abruzzese all'interno della filiera internazionale della produzione moda.

 

La moda nel territorio

 

Oltre 1.600 imprese e 12.000 addetti sono i primi due numeri da cui partire per avviare un lavoro di costruzione di una strategia di sviluppo di un settore moda abruzzese che, oltre ad avere radici profonde, continua ad esprimere delle eccellenze imprenditoriali e di capitale umano riconosciute in tutto il mondo. Si tratta di due numeri che messi in relazione alla complessiva realtà economica locale raccontano di un apparato produttivo moda che contribuisce al 17% della piattaforma manifatturiera regionale sia per imprese sia per lavoratori.
E' evidente che le cifre restituiscono il quadro di un sistema diffuso e radicato, ma anche disperso e frazionato su dimensioni non ottimali rispetto alle caratteristiche del mercato. Quindi, un sistema con luci e ombre in cui convivono esperienze di straordinario successo che si identificano anche con marchi di valore globale (tra cui Brioni, Canali, Maglificio Gran Sasso sono esempi emblematici), con esperienze di posizionamento dimensionale, scelte strategiche e modelli organizzativi che si sono rivelate non adatte alle attuali sfide competitive (emblematica è la nuova esperienza Sixty mai decollata), determinando in questo modo un processo di depauperamento di un patrimonio di competenze e valori imprenditoriali che deve essere arrestato se si vuole scongiurare il rischio di compromettere in modo definitivo un valore - quello del sistema moda - che ha contribuito in modo determinante a dare forma all'assetto socio economico della regione.
In questa prospettiva, la nuova programmazione regionale 2014-2020 diventa l'occasione da non mancare per dare concretezza a un piano di sviluppo del settore. A questo proposito merita evidenziare che manca un riferimento esplicito al sistema moda come area di specializzazione del manifatturiero regionale, e questo nonostante la realtà del tessile abbigliamento, insieme a quella delle pelli e calzature, continui ad essere un'area produttiva che si posiziona in cima alla lista dei settori che maggiormente contribuiscono all'occupazione nel territorio.

 

Lo scenario attuale su cui si inserisce il piano di sviluppo

 

Prima di entrare nel merito delle parole chiave su cui poggia questa proposta progettuale, è utile ricordare che nello scenario attuale il fenomeno della delocalizzazione sembra aver definitivamente esaurito la sua spinta propulsiva per lasciare il passo a un modello di sviluppo più complesso in cui il valore del prodotto moda prende forma e si moltiplica per effetto della capacità di raggiungere il consumatore attraverso un prodotto coerente per contenuti immateriali (quello della creatività prima di tutti) e contenuti materiali (qualità, artigianalità, contenuto tecnico, sostenibilità). A dare un contributo determinante a questo cambio di passo sono senza dubbio alcune esperienze di successo che hanno fatto da apripista a questa nuova fase, come quella di Gucci in Toscana. Il passaggio da esperienza limitata a modello di business che vede sempre più imprese coinvolte è lo scenario che sta restituendo vigore a quei sistemi distrettuali della moda dove i decisori politici hanno avuto il coraggio di difendere questa specializzazione come valore che potrà anche nel futuro contribuire allo sviluppo del territorio. E' questa prospettiva di scenario quella su cui fonda il progetto di rilancio del sistema moda Abruzzo. Siamo infatti in presenza di una realtà con un capitale di storia, competenze e anche di casi di aziende di successo che hanno contribuito in modo determinante ad attivare una nuova fase di sviluppo di importanti distretti del Veneto e della Toscana. A dare ulteriore sostanza a questa rappresentazione del valore della realtà abruzzese ci sono anche gli ultimi casi di crisi aziendale (quello di Sixty è il più rappresentativo), che oggi trovano sempre di più una spiegazione nella sottovalutazione del rapporto tra marchio e sistema delle competenze, esperienza e cultura su cui lo stesso marchio era sorto e si era sviluppato nel corso degli anni.

 

                                                                         I tratti principali del progetto


Anche alla luce delle positive esperienze di altri territori, per dare concretezza di policy al percorso sin qui tracciato, diventa necessario sviluppare un progetto che sia in grado di comporre in modo integrato un'azione organizzata su almeno 5 macro livelli:

 

Governance

 

Il progetto deve necessariamente fondare sulla volontà della governance territoriale, e in modo particolare del decisore politico, di riconoscere il sistema moda come valore che può contribuire allo sviluppo manifatturiero del territorio. In questa prospettiva assume senz'altro rilievo lo spostamento del settore all'interno dei documenti di programmazione da economia tradizionale in crisi ad economia di specializzazione su cui intervenire per rafforzarne il posizionamento competitivo.

 

Analisi

 

Disegnare un piano di sviluppo non può prescindere dall'aggiornamento della fotografia del sistema moda in Abruzzo attraverso un'analisi delle sue imprese e lavoratori. Con questa attività dovrà essere possibile comporre un apparato informativo capace di rappresentare punti di forza e di criticità della realtà della moda abruzzese rispetto alle caratteristiche e ai principali fattori su cui poggia oggi la competitività globale. Ovviamente i risultati informativi raggiunti con questa prima attività assumeranno un valore propedeutico per orientare le scelte di ciascuna delle fasi si cui è organizzato questo progetto.

 

Marketing

 

Snodo centrale di questa proposta progettuale è l'elaborazione di un piano di marketing del territorio finalizzato a favorire una maggiore attenzione dei principali player internazionali del sistema moda nelle loro scelte di allocazione geografica delle molteplici attività di cui si compone la filiera. In questa direzione Brioni deve necessariamente diventare un attore principale di questo progetto. Per le stesse ragioni, attori principali dovrebbero diventare anche le altre realtà che già oggi in Abruzzo restituiscono un importante valore di immagine al settore.

 

Capitale umano

 

E' necessaria una mappatura delle competenze e la programmazione di percorsi formativi utili a dare risposta ai vincoli di capitale umano su cui oggi fonda il successo competitivo di un'impresa. In funzione di tale obiettivo, attori principali di questo progetto dovranno essere anche strutture specializzate sulla formazione nel sistema moda. Ovviamente, all'interno di questo schema, la scuola di sartoria Brioni rappresenta un punto di forza del territorio che dovrà essere valorizzato nel progetto.

 

Networking

 

Oggi più di prima, vincere la sfida della competizione nel settore moda non significa avere la capacità di sviluppare internamente tutti quei valori su cui fonda il prodotto, bensì significa partecipare da protagonisti a network in cui sono presenti le molteplici specializzazioni che garantiscono un contribuito alla composizione di un prodotto competitivo. Su queste basi è possibile affermare che la condizione di marginalizzazione è saldamente correla al livello di esclusione dal rapporto sinergico tra produttori di servizi manifatturieri, operatori specializzati nella logistica, nelle tecnologie, nei contenuti creativi e nei servizi commerciali su scala globale. All'interno di questo schema la dimensione non è quella condizione che ti obbliga o sottrae dalla complessità di questo modello, ma è invece quella condizione che - anche in funzione dei contesti in cui si opera - rende più o meno agevole l'inserimento dell'impresa all'interno di queste reti di specializzazione. E' quindi evidente che in questo scenario l'obiettivo di un piano di sviluppo che tra i suoi protagonisti ha anche molte micro e piccole imprese dovrà essere in via prioritaria la predisposizione di strumenti e infrastrutture capaci di abbassare la soglia dimensionale necessaria per accedere alle reti. In questa direzione vanno ovviamente tutti quegli interventi che consentono di ridurre quelle asimmetrie informative che troppo spesso sono alla base dei deficit tecnologici delle imprese, ritardi sull'aggiornamento delle competenze e scarso accesso alle risorse finanziarie nazionali ed europee stanziate nell'ambito dei programmi di sviluppo.

 

 

P.S. In allegato le schede e i numeri del comparto moda


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