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Data: 03/12/2013

La regione affonda nella crisi, serve un piano per l'occupazione

La regione affonda nella crisi, serve un piano per l'occupazione
L'intervento di Gianni Di Cesare dopo i dati allarmanti diffusi dall'Istat

Non potevano non suscitare la reazione del sindacato i dati diffusi dall'Istat sul grande tema del lavoro. Di questo problema nella nostra regione si fa interprete il segretario generale della Cgil Abruzzo, Gianni Di Cesare, del quale pubblichiamo la nota con la quale dà la sua valutazione su quel che accade e chiede alla politica un indispensabile cambio di rotta.

 

<Per la politica abruzzese, e in particolare per la giunta regionale - scrive Di Cesare - è arrivato il momento di prendere atto della realtà. Di una regione, la nostra, che nonostante le rassicurazioni, le presentazioni a raffica di provvedimenti regionali per l'occupazione e le dichiarazioni televisive non riesce a rialzarsi da una crisi che ha assunto aspetti davvero drammatici.

Siamo in un Paese in recessione, ovvio, ma all'Abruzzo la ripresa (senza interventi specifici e mirati per il nostro territorio) da sola non basterà, la regione dovrà cambiare passo se non vuole rischiare di tornare indietro, verso il Mezzogiorno, verso temi e problemi sociali dai quali si era faticosamente emancipata.

D'altra parte sono gli ultimi dati forniti dall'Istat a dover preoccupare. In Abruzzo non soltanto non si crea nuovo lavoro ma sfuma anche quello che c'era prima: in un anno (dal terzo trimestre del 2012 allo stesso periodo di quest'anno) abbiamo perso 31.000 posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione dal 9,5% è cresciuto fino all'11,8%. Negli ultimi dieci anni non si era andati mai così male.

Anche perché le notizie cattive non arrivano da sole, da ultima l'esclusione dai grandi corridoi di trasporto europei. In queste condizioni sarà difficile per l'Abruzzo una risalita del tasso di occupazione, che nel periodo considerato è sceso dal 56,9% al 53,1%.

Inoltre a chiarire il peso della disoccupazione in questa regione non basta il dato sulle persone in cerca di lavoro (64 mila abruzzesi, comunque 10mila in più) ma bisogna considerare anche il numero degli inattivi, cioè di coloro che sono sfiduciati e non si iscrivono alle liste del collocamento, che non provano a cercarsi un lavoro. Senza dimenticare che l'Istat colloca tra gli occupati anche chi utilizza i vari ammortizzatori sociali (e quindi non lavora più in un'azienda).

La Cgil dunque vuol ricordare a tutti che i "pannicelli caldi" non bastano più, che gli interventi estemporanei vanno bene in televisione ma non risolvono quasi nulla, che c'è bisogno di un'inversione di rotta radicale. L'Abruzzo è già sceso sotto la soglia del mezzo milione di occupati (erano 508 mila, oggi sono 477 mila): quanti altri dovremo perderne prima di cambiare la politica economica e quella industriale? Cosa diremo ai giovani che non trovano occupazione?

Da parte nostra qualche idea l'abbiamo già messa in campo. In particolare dobbiamo sottolineare che per la Cgil il Piano per il lavoro non è uno dei tanti punti dell'agenda politica e sociale del Paese ma un punto centrale per la ripresa economica e la crescita. Servono azioni forti, decise, perché da questa crisi si esce soltanto con una grande trasformazione, con un nuovo modello di sviluppo>.


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