Data: 06/06/2014
La ricerca e lo sviluppo, un “nodo” da sciogliere e il ruolo della Regione
La lettera a D’Alfonso sull’Istituto Negri Sud: urge puntare a un sistema di qualità
<Il presidente D'Alfonso, alle prese con l'avvio della legislatura, si troverà subito di fronte una lunga serie di problemi da affrontare con urgenza e contemporaneamente, pena l'incancrenirsi di situazioni da troppo tempo al limite di frattura>. Non poteva mancare, da parte della Cgil Abruzzo, la Filcams Cgil Chieti e la Fisascat Cisl teatina, un richiamo e un sollecito al governatore appena eletto della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, su uno degli innumerevoli nodi da sciogliere se si vuol far diventare questa terra una regione europea e moderna. Un obiettivo difficile da raggiungere se accanto a una modernizzazione delle strutture fisiche e immateriali abruzzesi (unitamente a quelle pubbliche, burocratiche e formative) non si costruisce una rete di istituiti e di attività di ricerca, pubblici e privati, in grado di fornire carburante anche alle piccole e medie aziende che da sole non hanno la forza, le risorse e talvolta la mentalità per investire in ricerca e innovazione, spingere l'obiettivo più lontano e provare a cavalcare i mercati puntando sulla qualità. Per far questo tuttavia l'Abruzzo e la sua classe dirigente devono saper costruire una rete di conoscenze tecniche e scientifiche, cominciando a salvare e valorizzare quel che di buono c'è già. E' per questo che Rita Candeloro (Cgil Abruzzo), Sergio Aliprandi (Filcams Chieti) ed Ernersto Magnifico (Fisascat Chieti) scrivono a Luciano D'Alfonso una lettera aperta nella quale definiscono <emblematica> la vicenda del centro di ricerca "Negri Sud", a Santa Maria Imbaro. Un istituto del quale ripercorrono due decenni di storia. <Arrivato in Abruzzo un ventennio fa sulla scia dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno - affermano - il centro ricerca è stato per lungo tempo gestito nella forma giuridica di Consorzio, con la partecipazione del capitale del "Negri Milano" al 75%, per il 15% della Provincia di Chieti, e il 10% della Regione Abruzzo. A settembre 2013 inoltre i soci trasformano in Fondazione il centro, modificando in maniera paritaria la partecipazione al capitale>. Questo è accaduto sino a ieri, ma perché oggi il presidente D'Alfonso dovrebbe preoccuparsi? <Perché il centro - aggiungono - con i suoi 100 dipendenti, vive una crisi finanziaria profonda e denuncia, a meno di un anno dalla nascita della fondazione, un debito di 4,6 milioni, nonostante abbia tenuto per oltre quattro anni gran parte dei dipendenti in cassa integrazione. La natura del debito quindi è il primo nodo da affrontare poiché alla nascita della fondazione le perdite avrebbero dovuto essere ricapitalizzate. Cosa sia effettivamente accaduto è proprio da indagare, vista la diversa ripartizione (e quindi responsabilità) tra i soci, se si tratta di debiti precedenti in capo al consorzio, o recenti in capo alla Fondazione>. Si tratta di <una questione non di poco conto - affermano i sindacalisti - se si considera, come il Presidente comprende, l'imminente fine delle Province e la loro situazione di blocco già in essere. La Regione Abruzzo quindi rischia di diventare "socio di maggioranza" della Fondazione, qualora il patrimonio e le funzioni delle Province vengano trasferite alle Regioni>. Inoltre ricordano <che le attività di ricerca, che potrebbero sollevare le sorti del centro, sono strettamente legate alla programmazione dei fondi europei, nazionali e regionali, oltre che allo specifico programma Horizon 2020. E la Regione Abruzzo è in grande ritardo su tutta la programmazione. D'altra parte l'obiettivo non può che essere il rilancio dell'Istituto, riconosciuto a livello internazionale per la qualità dei suoi programmi di ricerca, applicata e di base, e di alta formazione scientifica, nonostante negli anni abbia perso cervelli e professionalità. Una profonda ristrutturazione è quindi indispensabile e urgente: per la salvaguardia di posti di lavoro certo, ma soprattutto per tenere in Abruzzo un centro che potrebbe essere attrattore di tutto il Mezzogiorno>. Di qui l'ultima domanda al neo governatore. <E' questo un impegno che la Regione Abruzzo intende affrontare? Il mondo della ricerca si muove, si sviluppa e si valuta con parametri specifici, ma la forte e decisa governance pubblica può promuovere la coesione e la collaborazione interna tra i gruppi di specializzazione, e quella esterna con gli atenei e gli altri enti di ricerca abruzzesi e non solo. La Regione quindi dovrà subito nominare un proprio rappresentante nel Cda, chiarendosi con la Provincia di Chieti, individuando una persona competente, motivata, capace di collaborazione con i ricercatori che rappresentano il braccio operativo del Centro di ricerca. Chiediamo al Presidente un tratto di forte e decisa discontinuità, servono persone competenti, fresche e creative, con un grande legame con il territorio e lo sguardo alle esperienze europee più avanzate. Chi sarà indicato non "occuperà" una poltrona, dovrà lavorare molto per risollevare da una grave crisi uno dei settori a più alta produttività per futuro. Buon lavoro, Presidente, saremo esigenti con Lei>. |
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