Data: 24/10/2014
Lavoro, dignità e uguaglianza per cambiare l’Italia e l’Abruzzo
La nota di Gianni Di Cesare alla vigilia della manifestazione di piazza San Giovanni
Sono già 60, e sono destinati ad aumentare, i pullman che dall'Abruzzo partiranno sabato per raggiungere piazza San Giovanni, a Roma, dove la Cgil terrà la sua manifestazione nazionale. Oltre 3000 abruzzesi hanno già aderito all'iniziativa, confermando il clima di attenzione e di ascolto che anche nella nostra regione ha trovato la mobilitazione della Cgil contro le scelte del governo e per una politica che privilegi il lavoro, la dignità e l'uguaglianza. Un consenso costruito dalle venti iniziative che la Cgil abruzzese ha organizzato nelle ultime settimane all'esterno delle sue sedi, dai presidi, dagli incontri con gli studenti universitari e medi, dalle 309 assemblee nei posti di lavoro e dalle oltre 40 riunioni dei vari organismi sindacali. Tutte iniziative alle quali hanno partecipato migliaia di persone. D'altra parte le scelte del governo coinvolgono pesantemente e negativamente anche l'Abruzzo. Una regione che ha già perso 54.000 posti di lavoro e che perciò avrà una sensibile riduzione delle entrate fiscali, alla quale il taglio di 4 miliardi deciso per le Regioni dalla legge di stabilità costerà 96 milioni di minori entrate, che ha perso già 31 milioni di fondi FAS. Tagli che in Abruzzo si tradurranno in una riduzione dei servizi sociali, sanitari, del diritto allo studio, dei trasporti. Tutti comparti che producono lavoro pubblico e diritti ai cittadini. E neppure possiamo dimenticare che la situazione nazionale è caratterizzata da forti disuguaglianze fra territori, al punto che lo stesso Abruzzo è tornato nuovamente ad essere una regione del Sud. La questione meridionale si impone dunque come una priorità della politica e dell'economia del nostro Paese ed è urgente trovare risorse aggiuntive per il cofinanziamento degli investimenti della programmazione europea 2014-2020. Il solo mercato e le sole aziende infatti non garantiranno, senza un intervento diretto dello Stato, i 50 mila posti di lavoro necessari per l'Abruzzo. Tutto questo va coniugato con un sistema universale di tutela per chi perde il lavoro. Anche per l'Abruzzo la cifra che il governo ha impegnato nella finanziaria (un miliardo e mezzo) per gli strumenti di difesa dalle crisi aziendali risulta assolutamente inadeguata, oltre a mettere in discussione la cassa integrazione in deroga. D'altra parte le proteste e le mobilitazioni che ogni giorno la cronaca abruzzese registra nelle fabbriche in crisi, i cui lavoratori aspettano per mesi i sussidi di legge, testimoniano i danni prodotti da queste politiche. Quella che serve è invece una cifra di gran lunga superiore rispetto a quella stanziata finora, anche trovando le risorse con una patrimoniale progressiva e una vera lotta all'evasione e alla corruzione. Per la Cgil nazionale e abruzzese la crisi occupazionale andrebbe combattuta allargando i contratti di solidarietà, utilizzandoli sia nella loro forma espansiva (per favorire e creare nuova occupazione) sia nella loro forma difensiva (per ridurre l'impatto delle crisi aziendali). E' anche per questi motivi che chiediamo alla Regione di dotarsi di una legge sui contratti di solidarietà, una legge che aiuterebbe ad affrontare i gravi problemi occupazionali del nostro Abruzzo. La Cgil propone poi l'estensione dei diritti previsti nello Statuto dei lavoratori ai precari. In particolare riteniamo necessario un intervento legislativo nazionale per garantire in maniera omogenea a tutti, a prescindere dal tipo di contratto, le ferie, la maternità, la malattia, l'infortunio, il riposo e l'equo compenso. |
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