Data: 04/06/2014
Lavoro, in Abruzzo va sempre peggio
L'articolo del quotidiano Il Messaggero (e i commenti dei sindacati)
I dati diffusi dall'Istat sull'occupazione in Italia e in Abruzzo gettano altra acqua gelata sulle speranze che la "ripresina" all'orizzonte possa tradursi in un rilancio del mercato del lavoro. A spiegare che questo non accade è anche il quotidiano Il Messaggero, che in un articolo nell'edizione abruzzese (che riportiamo di seguito) illustra i numeri più recenti e dà una sua versione di quanto accade. Non senza aver sentito le opinioni delle organizzazioni sindacali.
Disoccupazione, allarme rosso: primo trimestre quasi al 14% I sindacati: «Un disastro, misure tempestive o sarà un'agonia»
Dunque, prima di tutto i freddi numeri: nel primo trimestre 2014 la disoccupazione schizza al 13,8% in Abruzzo, con un aumento di 2,3 punti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e di 2,4 punti considerando l'intero 2013 (11,4%). Purtroppo si sapeva che il peggio doveva venire e oggi i dati congiunturali confermano le avvisaglie degli analisti e i timori dei sindacati regionali. Il dato dell'Abruzzo, in particolare, è anche al di sopra della media nazionale (13,6%). Cala anche il tasso di occupazione, pari al 53,2% (55,8% nello stesso periodo dello scorso anno e 54,8% a tutto il 2013). Le rilevazioni dell'Istat sono impietose soprattutto quando dalle percentuali si passa ai valori assoluti relativi al mercato occupazionale. Le persone in cerca di occupazione sono passate dalle 65mila del primo trimestre dello scorso anno (63 mila nell'intero 2013) alle 76mila dei primi tre mesi 2014. Gli occupati sono scesi a 475 mila (500mila nello stesso periodo del 2013 e 490 mila a tutto lo scorso anno). A livello nazionale il tasso di disoccupazione, nel primo trimestre del 2014, è cresciuto dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, arrivando al 13,6%. Le reazioni dei sindacati. «Abbiamo toccato il fondo - spiega Maurizio Spina, segretario regionale Cisl - e questa crisi incide tantissimo sull'edilizia, abbiamo una situazione di 15 mila occupati in meno. Non servono le regole, servono politiche di investimento, abbiamo bisogno del nuovo governo da cui dipenderanno le capacità di ripresa della Regione. Il problema è dell'edilizia ma anche dal mancato pagamento degli ammortizzatori in deroga, che porta le piccole imprese a licenziare in presenza di incertezza. Le imprese licenziano se non c'è fiducia, non c'è altro spazio». Allarga le braccia anche Gianni Di Cesare, il leader abruzzese della Cgil: « Il punto però è: o si fa una politica orientata verso il lavoro o le cose non si risolvono da sole. E ancora: la questione della programmazione europea non è ancora pronta, servono piani operativi specificamente orientati al lavoro. Abbiamo chiesto alla Regione di affrontare la legge sui contratti di solidarietà e di rifinanziare la cassa in deroga. Ma qui stiamo aspettando ancora il consiglio regionale. Se non c'è un intervento orientato dello Stato non ne usciamo, il mercato da solo non si rialza». Roberto Campo, segretario regionale Uil, chiude il cerchio: «E' un mezzo disastro da tutti i punti di vista, sono dati univoci e vanno nella stessa direzione. Ma il quadro è sconsolante: la cassa in deroga? A giugno arriveranno i 400 milioni per iniziare a coprire il 2014 con nuovi criteri che saranno restrittivi. Si conferma il gravissimo errore da parte dei governi, anche precedenti, di indebolire in piena crisi occupazione la cassa in deroga senza aver attivato alcunché in tema di politiche attive del lavoro. L'altro aspetto è che dal 2000 al 2008, nel pre-crisi, tra stagnazione e recessione, l'occupazione in Abruzzo seppur di cattiva qualità ha retto, adesso si fa un grosso passo indietro in tutte le voci». |
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