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Data: 10/06/2014

Lavoro: Sud vicino al punto di non ritorno? La situazione dell’Abruzzo

Lavoro: Sud vicino al punto di non ritorno? La situazione dell’Abruzzo
Il divario territoriale scomparso dal dibattito politico, ma il problema deve tornare al centro dell’agenda

Può succedere, in una crisi lunga più di cinque anni, che il dibattito trascuri o lasci in ombra una parte di quel che accade e persino dei problemi che andrebbero affrontati.

Ci riferiamo in particolare a quel divario tra il Sud e il resto del Paese che non solo ha fatto la storia italiana ma che ancora oggi ne rappresenta la parte più critica. Un ritardo annoso che non aiuta a favorire il rilancio e la crescita (al contrario...) ma che la Cgil ritiene <necessario rimettere al centro dell'agenda nazionale> anche alla luce di alcuni dati recenti, ovvero le stime Istat per il 2013, a partire dalla ricchezza che il Paese ha perso. E questo perché mentre il Pil è sceso del -1,9% (media nazionale), in realtà di numeri ce ne sono diversi: nord/ovest -0,6%, nord/est -1,5%, regioni centrali -1,8%, Sud -4% (una discesa, quest'ultima, doppia di quella nazionale).

Tutto ciò riflette anche un divario storico, ovviamente, e tuttavia per la Cgil siamo quasi arrivati al fondo, al punto tale che <alla luce del prossimo semestre europeo rischiamo un punto di non ritorno, sicché i dati Istat sulla caduta del Pil e le denunce della Svimez sulla desertificazione industriale rendono chiaro che molte delle regioni del Mezzogiorno sono tra le più povere e in sofferenza sociale d'Europa>.

Le priorità dunque sono <fondi strutturali, politica energetica e piano di tutela ambientale, insieme alla qualità dei servizi pubblici. Priorità sulle quali si chiede al governo e alle Regioni non l'ennesimo piano generico ma un intervento in cui si affianchino investimenti e occupazione>. Fatti concreti e non annunci quindi, fondi strutturali che vanno spesi celermente ma anche una velocizzazione <nell'individuare macro progetti interregionali che guardino alla crescita e all'integrazione del Sud Italia con il resto del Paese e dell'Europa>.

Così, mentre il Mezzogiorno italiano rischia di avvicinarsi ulteriormente al "punto di non ritorno", ci sono da commentare anche i numeri che riguardano l'Abruzzo. Una regione che per alcuni aspetti fa parte dell'Italia centrale ma i cui indicatori negli ultimi anni (per la crisi economica ma anche per la mancanza di politiche e interventi adeguati, anche a livello locale) si è riavvicinata al Sud del Paese.

Così, se nel primo trimestre di quest'anno la disoccupazione abruzzese è salita al 13,8% (quasi in linea con il 13,6% della media italiana) ciò che allarma è l'entità dell'aumento rispetto a un anno fa: +2,3% rispetto al +0,8% nazionale, un dato che sfiora il tetto massimo registrato in Sicilia (+2,5% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013).

Così, se il tasso dei disoccupati torna a superare la media italiana (sia pur di poco), scende purtroppo anche il tasso di occupazione (53,2%), che l'anno scorso era stato del 54,8%. Stessa cosa gli abruzzesi occupati, che dai 500mila nel primo trimestre del 2013 erano scesi a fine anno a 490mila ed oggi sono circa 475mila. Andamento contrario - ovviamente - per chi cerca un lavoro, tale che dai 65mila abruzzesi del primo trimestre dello scorso anno (63mila nell'intero 2013) siamo arrivati ai 76mila che lo cercavano nei primi tre mesi di quest'anno. E tutto ciò senza dimenticare i tanti che hanno rinunciano persino a provarci.

 

P.S. In allegato l'ultimo rapporto Istat


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