Data: 02/07/2014
Le norme-capestro della Ue: contro austerity e fiscal compact parte la campagna referendaria
Mobilitazione per abolire le regole che bloccano lo sviluppo e distruggono il lavoro: raccolta firme dal 3 luglio al 30 settembre
Contro le politiche di austerità adottate dall'Europa e dall'Italia prende il via una campagna referendaria chiamata "SI' ALLA FINE DELL'AUSTERITA', SI' ALL'EUROPA DEL LAVORO E DI UN NUOVO SVILUPPO", una campagna e una mobilitazione promosse per cambiare la legge sul Fiscal Compact. D'altra parte le politiche di tagli indiscriminati, l'assenza di investimenti per il futuro delle imprese e dei giovani, e gli aumenti insostenibili della pressione fiscale dal 2007 ad oggi hanno raddoppiato la disoccupazione, diminuito il valore della ricchezza nazionale, peggiorato i conti pubblici e portato alla chiusura tre milioni di imprese. Dunque con le politiche di austerità la crisi si è aggravata. <La politica dell'austerità cosiddetta espansiva è stato un autentico fallimento - commenta Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil - poiché l'idea stessa su cui si basa è quella della compressione del costo del lavoro e della riduzione della spesa pubblica. Si è pensato, erroneamente, che potesse mettere in moto investimenti privati di tipo internazionale oppure all'interno dei vari Paesi, ma in realtà non è stato così>. Per Barbi anzi <questa politica ha depresso sia i consumi che gli investimenti privati, invece di creare benessere per tutti ha costretto a lottare per ottenere un benessere sempre minore introducendo meccanismi di competizione tra i popoli>. Per queste ragioni gli italiani sono chiamati a firmare quattro quesiti referendari, per esprimersi contro l'austerità e a favore dello sviluppo e del lavoro. La raccolta firme avrà inizio il 3 luglio in tutta Italia e proseguirà fino al 30 settembre. La Cgil sostiene la campagna insieme ad economisti e giuristi. <Questa è l'unica possibilità, stante la legge per i referendum, per dare la parola al popolo italiano circa la politica economica europea nella primavera del 2015, il periodo in cui, presumibilmente, verrà ridiscusso il Patto di Stabilità europeo - continua Barbi – da parte nostra mettiamo in campo una difficile impresa organizzativa alla quale però non c'è alternativa: se andassimo oltre, il referendum si farebbe solo nel 2016, quando molte cose comunque sarebbero già cambiate>. Questi dunque i quattro punti che la campagna della Cgil intende abrogare:
P.S. In allegato il volantino sul referendum |
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