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Data: 07/01/2016

Migranti, una forza lavoro di 150 milioni di esseri umani

Migranti, una forza lavoro di 150 milioni di esseri umani
Il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, i settori economici e alcune caratteristiche del fenomeno

Sono 150,3 milioni, rispetto ai 232 milioni di migranti stimati che percorrono le rotte di questo pianeta, quelli che un nuovo studio dell'Ilo, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, definisce "migranti lavoratori". Il rapporto, titolato "Global Estimates on Migrant Workers" (Stime mondiali sui lavoratori migranti) conferma quindi il peso rilevantissimo di queste braccia e di questa forza lavoro nelle vicende non solo umane e geografiche ma soprattutto sulle economie e le dinamiche del lavoro contemporaneo, al punto che i lavoratori migranti rappresentano il 72,7% di coloro che migrano in età lavorativa, oltre i 15 anni (206,6 milioni di esseri umani), in maggioranza uomini: 83,7 milioni, rispetto alle 66,6 milioni di donne lavoratrici migranti.

E allora, se per Guy Ryder, direttore generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, <questa analisi è un contributo significativo dell'Ilo a sostegno dei suoi Stati membri nell'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda l'Obiettivo 8 sulla protezione di tutti i lavoratori (inclusi i lavoratori migranti) e l'Obiettivo 10 sull'attuazione di politiche migratorie ben gestite, tale che i responsabili delle decisioni politiche dispongono ormai dei dati sui quali basare le loro azioni>, resta il fatto che la migrazione per lavoro è un fenomeno che non risparmia nessuna regione del mondo ma che le investe in maniera differente, al punto che quasi la metà dei lavoratori migranti (48,5%) si concentra in due grandi aree: l'America del Nord e l'Europa (nord, sud e ovest). E tuttavia, nonostante questi grandi flussi - di cui alleghiamo la mappa riepilogativa - sono però i paesi arabi quelli che contano la maggiore presenza di lavoratori migranti rispetto al totale dei lavoratori, con una quota pari al 35,6%.

Lo studio esamina inoltre la distribuzione della forza lavoro dei migranti secondo i principali settori economici. La stragrande maggioranza di costoro si trova nel settore dei servizi, con 106,8 milioni di lavoratori (il 71,1% dei lavoratori migranti); seguono l'industria, inclusa quella manifatturiera e delle costruzioni (26,7 milioni, pari al 17,8%) e l'agricoltura, con 16,7 milioni (11,1%). I lavoratori domestici infine rappresentano il 7,7% dei migranti. D'altra parte Manuela Tomei, direttore del dipartimento dell'Ilo sulle condizioni di lavoro e l'uguaglianza (Workquality) osserva che <le stime contenute nello studio dimostrano che la stragrande maggioranza dei migranti cerca migliori opportunità lavorative. Per parte nostra siamo conviti che con l'utilizzo di una metodologia affidabile aumenterà in modo significativo la nostra conoscenza del fenomeno e potremo disporre di una base solida su cui sviluppare politiche migratorie efficaci>.
Così, stimati i numeri e ricordate le dimensioni del fenomeno, approfondiamone alcune caratteristiche, almeno quelle principali. I migranti generalmente tendono ad essere più attivi nel mercato del lavoro rispetto ai lavoratori nazionali, inoltre il tasso di attività più alto è essenzialmente correlato con la più alta partecipazione delle donne migranti alla forza lavoro. I dati utilizzati nelle stime riportate nel rapporto si riferiscono ai lavoratori migranti nei paesi di destinazione e si basano sul numero di migranti nel 2013. Per lo studio sono stati utilizzati dati provenienti da 176 paesi e territori che rappresentano il 99,8% della popolazione mondiale in età lavorativa (a partire dai 15 anni).
Tra i problemi approfonditi nel rapporto, uno attiene ai lavoratori migranti occupati nel lavoro domestico. Nel caso specifico emerge una forte disparità di genere, il settore infatti è uno dei comparti economici meno regolamentati, dove la concentrazione di lavoratrici migranti e la scarsa visibilità dei lavoratori causano spesso forme varie di discriminazione. Sui circa 67,1 milioni di lavoratori domestici nel mondo, il 17,2% (11,5 milioni) sono migranti internazionali, donne per il 73,4%.

A causa dell'invecchiamento e di altre dinamiche demografiche e socio-economiche è molto probabile anche che i lavoratori domestici continueranno a migrare in gran numero per rispondere ai bisogni in termini di servizi di cura alla persona e assistenza alle famiglie. E' per questi motivi che Rafael Diez de Medina, direttore del dipartimento Ilo sulle statistiche, osserva che <per molte ragioni le migrazioni sono una questione centrale nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Certo i migranti hanno bisogno di lavorare ma è altrettanto accertato che nei prossimi anni molti paesi di destinazione avranno bisogno di nuovi lavoratori... Questo rapporto stabilisce un precedente nella ricerca di dati a livello mondiale in grado di guidare i responsabili delle decisioni politiche>.

La conclusione la lasciamo a Gianni Rosas, direttore dell'Ufficio Ilo per l'Italia e San Marino, che afferma: <Alla luce dei profondi mutamenti demografici che caratterizzano il contesto italiano ed europeo, è opportuno attribuire una giusta attenzione alla valorizzazione dei lavoratori migranti e delle loro competenze. La piena integrazione nei paesi di destinazione può essere sostenuta in primo luogo attraverso misure volte ad assicurare un lavoro dignitoso ai migranti, al fine di valorizzare il contributo e le competenze che questi lavoratori possono apportare allo sviluppo economico e sociale dei paesi di accoglienza. L'Agenda dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro per una migrazione equa offre degli spunti ai governi e alle parti sociali per adottare politiche di gestione delle migrazioni eque e basate sia sui bisogni dei mercati del lavoro sia sul rispetto dei diritti, dei quali i lavoratori migranti devono poter godere come qualsiasi altro lavoratore>.


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