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Data: 19/03/2015

Negri Sud, sfumano eccellenze e talenti. Il “curioso” epilogo di un centro di livello internazionale

Negri Sud, sfumano eccellenze e talenti. Il “curioso” epilogo di un centro di livello internazionale
La nota di Cgil e Cisl sulla politica e l’indebitamento, un esposto alla magistratura

Nelle parole che seguono si colgono nette la rabbia e l'amarezza. Quelle che la Cgil e la Cisl di questa regione esprimono in coda a una vicenda, la chiusura dell'Istituto di ricerche "Mario Negri Sud" di Santa Maria Imbaro, vicino Lanciano, commissariato (e in seguito liquidato) a causa dei debiti accumulati in anni di attività. Una vicenda che Cgil e Cisl non lasceranno cadere, come non molleranno ogni iniziativa utile a sostenere capacità e talenti necessari a questa regione e questo Paese.

 

 

<Si è conclusa con la nomina dei commissari e l'avvio della fase di liquidazione - si legge nella nota sindacale - la storia del Centro di ricerche farmacologiche e biochimiche "Mario Negri Sud".

Una fine annunciata negli ultimi anni da una serie infinita di allarmi, che oggi trova la conclusione più dolorosa per i lavoratori e più frustrante per quelli che hanno creduto e lavorato per il rilancio del centro abruzzese.

Il successo del "marchio" Negri Sud si é costruito sui saperi e sulle competenze di tanti ricercatori abruzzesi, le eccellenze che oggi saranno accantonate, quelli a cui l'Abruzzo rinuncia. Sono 100 persone, e si sommano ai 51.000 posti di lavoro già persi nella nostra regione. E li seguono i tanti ricercatori borsisti, giovani ed eccellenti, anch'essi destinati a uscire dalla regione, e forse dal Paese, per poter lavorare.

Con il "Negri" si perdono altri 100 posti di lavoro e si cancella l'ultimo centro di ricerche del nostro Sud, una sconfitta dura che lascia la nostra regione più fragile, con meno eccellenze.

Ma anche una storia torbida, dove i grandi dirigenti del centro ricerche non sono riusciti a produrre un piano di rilancio credibile e praticabile, tale da delineare una strategia concreta. E il dubbio che l'unica strategia del "Negri" lombardo fosse invece quella di mollare il centro abruzzese, scaricando i debiti da loro prodotti sulle istituzioni pubbliche abruzzesi, ha accompagnato gli ultimi due anni, tanto da convincere Cgil e Cisl a presentare un esposto alla Procura della Repubblica.

Il dubbio è sulla legittimità della nascita della Fondazione su un debito mai ripianato nonostante le dichiarazioni pubbliche, palesemente costruito sullo spostamento delle quote di debito sugli enti pubblici.

Clamore inoltre provocano le responsabilità storiche dei dirigenti del "Negri", principali attori del dissesto finanziario del centro di ricerca, doppiamente responsabili nell'incapacità gestionale e nell'onestà di riconoscerla e correggerla.

E oggi annunciano sulla stampa la volontà di ritirare il nome "Mario Negri". Oggi, a liquidazione in atto. Quel nome non c'è più, ma le responsabilità restano, tutte. Non si cancellano con una ritirata che da sola segna il fallimento della strategia di cui è principale responsabile. Non bisogna mai tacere che il direttore del centro, nell'ultimo 15ennio, è sempre stato scelto dal Negri.

Ma è mancato il coraggio, alle nostre istituzioni, di reagire, nonostante le promesse pre-elettorali, anche con un caloroso "yankee go home", forse unico presupposto per ricostruire mettendo al centro dello sviluppo regionale non un marchio, ma le competenze.

Ora resta la rabbia e l'amarezza dei dipendenti, sul loro "essere presi in giro" con parole e promesse vuote, senza azioni concrete, e perciò false.

Con il percorso di liquidazione si apre una fase difficile - concludono i sindacati - imperniata intorno alla proprietà pubblica degli edifici e di gran parte dei macchinari, e con una lunga lista di creditori, primi tra tutti i lavoratori, che vantano oltre 18 mesi di retribuzione, il Tfr e che chiedono che siano tutelate le ricerche e il prodotto del proprio lavoro.

Cgil e Cisl continueranno a vigilare, a tutela dei lavoratori e dei loro fondamentali diritti>.


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