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Data: 08/04/2015

No alle trivelle: in Abruzzo lo sviluppo passa per l’ambiente, la qualità dei lavori e le nuove tecnologie

No alle trivelle: in Abruzzo lo sviluppo passa per l’ambiente, la qualità dei lavori e le nuove tecnologie
La Cgil regionale ribadisce la sua contrarietà alla petrolizzazione e chiede alla politica una decisione chiara

La Cgil Abruzzo esprime grande preoccupazione per l'incedere inesorabile dei processi autorizzativi a favore delle trivellazioni lungo la costa abruzzese, facilitati dal Decreto Sblocca Italia.
I pareri favorevoli espressi di recente dalla commissione VIA nazionale a favore di Ombrina Mare ed Elsa2 (quest'ultima prevede una piattaforma a 7 chilometri dalla costa e un'area di ricerca di fronte a Francavilla e Ortona, e arriva fino alle spiagge delle due località) costituiscono un altro macigno scagliato contro le aspettative dei cittadini e dei lavoratori abruzzesi per uno sviluppo della regione in cui qualità dell'ambiente e sostenibilità sono le coordinate dello sviluppo.
Una regione che attraverso l'EXPO si presenta al mondo come la regione del vino, dei trabocchi e soprattutto dei parchi viene aggredita da decisioni assunte altrove. Da un governo che vuole trasformare l'Adriatico in un nuovo Texas, ed una commissione VIA nazionale che non tiene conto che la stessa Corte Costituzionale ha chiarito che le valutazioni tecniche possono intrecciarsi con valutazioni su ambiente, governo del territorio, sviluppo economico.
Cioè vi è spazio per scelte di carattere politico per bilanciare gli interessi in gioco. Si pensi che mentre si realizza finalmente il Parco della costa teatina e dei trabocchi, cresce di fronte il mare delle trivelle. Ora la pratica passa ai Ministri dell'Ambiente e dei Beni Culturali per il decreto di compatibilità ambientale.
Non ci sono molte altre possibilità. Dobbiamo far pervenire ai due ministri, Galletti e Franceschini, il peso forte della volontà dei cittadini abruzzesi per un futuro diverso del loro territorio. La Regione, i comuni, i parlamentari abruzzesi, chiedano ai due ministri di non firmare il decreto.
La Cgil Abruzzo lo farà, come d'altronde hanno fatto i comitati e le associazioni, con i quali abbiamo condiviso tutti i momenti di mobilitazione. Lo facciamo in nome di una coerenza che ci ha visto da decenni schierati a favore di un Abruzzo che fosse Regione Verde e dei Parchi, da sempre convinti che insieme a un avanzato e sostenibile sistema industriale, la valorizzazione dell'ambiente potesse essere una via dello sviluppo.
Lo abbiamo fatto insieme ai regionali di Molise e Puglia esprimendoci per un mare pulito senza trivelle, quando ci siamo battuti contro il Centro Oli di Ortona, per la bonifica dei siti inquinati, per lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Perché siamo convinti che il futuro del lavoro non è nella competitività che toglie diritti e crea precarietà, ma nella sfida a produrre beni utilizzando le più avanzate tecnologie nel rispetto dell'ambiente e della salute dell'uomo. Costa di meno e crea maggiore occupazione.


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