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Data: 03/12/2017

Non ci fermeremo, la mobilitazione continua

Non ci fermeremo, la mobilitazione continua
Il 2 dicembre a piazza del Popolo e l’intervento di Susanna Camusso

"Non ci fermiamo, presto nuova mobilitazione". Questo l'impegno del segretario generale Susanna Camusso, lanciato dal palco romano di piazza del Popolo. Duro il giudizio su esecutivo e legge di bilancio. A Cisl e Uil viene proposta "la definizione di regole comuni per un governo delle piattaforme".


Così, con queste parole, Rassegna sindacale sintetizza il racconto di una giornata di mobilitazione che ieri in cinque piazze italiane (Roma, Torino, Bari, Cagliari e Palermo) ha visto sfilare tanti lavoratori, giovani e pensionati per chiedere al governo un cambio di rotta e più equità nelle politiche pensionistiche, sociali, e in quelle del lavoro. E' proprio per raccontare la giornata di ieri che ci avvaliamo di Rassegna sindacale, soprattutto del resoconto sull'intervento con il quale Susanna Camusso ha chiuso la manifestazione romana ma non la mobilitazione, che anzi continuerà con altre iniziative.

Riprende Rassegna sindacale: "Non ci fermiamo oggi, non è questa la risposta unica che daremo. Continueremo nei prossimi giorni in Parlamento, presidieremo la discussione sulla legge di bilancio. E continueremo a lavorare per preparare la prossima mobilitazione generale che, ve lo posso garantire, non è lontana nel tempo...".
Il leader Cgil si è concentrato inizialmente sulla manovra di bilancio. "Abbiamo pensato che se c'era una luce in fondo al tunnel, visto che raccontano che il paese è uscito dalla crisi, questo era il momento di restituire qualcosa a chi la crisi l'ha pagata, di immaginare un futuro diverso e meno diseguale. Ma così non è stato" spiega Camusso, rimarcando che "non esiste stabilità finanziaria se non si tiene conto del disagio sociale". Le scelte fatte con la legge di bilancio "sono una grande occasione persa: nel Paese, dentro la crisi, abbiamo assistito a una deriva, ma questa non sembra essere una preoccupazione". E citando l'ultimo rapporto Censis, la Camusso sottolinea che "nonostante la ripresa cresce il rancore e le ferite prodotte dalla crisi sono tutte ancora aperte. C'è l'insopportabilità di scelte che non si misurano mai con gli effetti delle disuguaglianze create".
Per il segretario generale della Cgil "in questa manovra c'è troppa continuità senza giustizia per chi ha pagato la crisi", ed è una finanziaria che fa passare "il messaggio che l'evasione non possa essere contrastata, visto che continuano ad esserci condoni, anche se chiamati con un altro nome". Una manovra, appunto, che non assicura giustizia sociale: "Dietro alle apparenti giustificazioni che le tasse non aumentano resta il fatto che paga di più le tasse proprio chi ha di meno. Non si interviene mai sulle grande ricchezze". Nella legge di bilancio poi mancano "interi capitoli: quello sulla non autosufficienza, quello sulla salute e la sanità. Nel Documento di economia e finanza c'è scritto che nei prossimi anni dovrà diminuire la spesa sanitaria rispetto al Pil, non capiamo perché visto che ci sono undici milioni di persone che non si curano. Servono scelte che rendono disponibili a tutti le cure e il ricorso alla sanità". Quindi la ricerca, laddove la segretaria ha evidenziato che "la norma per stabilizzare i precari così com'è non va bene. Noi saremo con i precari della ricerca sotto al Parlamento perché ci vogliono certezze e risorse".
Susanna Camusso vede un paese in cui "crescono incertezza e precarietà, in cui si moltiplicano contratti a termine. Non ci sono risposte sugli ammortizzatori sociali, sugli appalti e sulle piccole aziende. Non ci sono investimenti, si continua con la logica della decontribuzione e si creano equivoci sull'alternanza scuola-lavoro, occorre ribadire che è formazione e non lavoro gratuito". Sull'articolo 18 polemizza con l'ex premier Matteo Renzi: "Non è un totem ideologico, come dice l'ex presidente del Consiglio, cosa per altro rispettabilissima, ma necessità concreta per superare le divisioni nei luoghi di lavoro". E lo invita a leggere "i giornali di questi giorni, vedrà quante notizie parlano di licenziamenti ingiustificati e discriminatori".
Un passaggio dell'intervento è stato dedicato ad alcune importanti vertenze in corso. "Siamo grati ai lavoratori di Amazon che hanno squarciato un velo sulle condizioni effettive di lavoro - si è detto dal palco di piazza del Popolo - Quando ci sono otto uomini bianchi che possiedono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, e uno di quelli è proprietario di Amazon, forse non possiamo dire che è obbligato a fare lavorare male la gente, ma dovremo dire con onestà che vuole arricchirsi sulle spalle di quei lavoratori". Il segretario generale della Cgil ha poi ricordato "i lavoratori degli appalti della Castelfrigo, che lottano contro lo sfruttamento in nome della legalità", e "i lavoratori dell'Ikea che hanno alzato la testa, che hanno rigettato l'idea che nel 2017 si licenzi una donna per un problema di accudimento dei figli".
Per Susanna Camusso dunque "il vento sta cambiando, non è vero che non ci sono le condizioni per dare risposte positive". Il leader sindacale si è quindi rivolto alle aziende: "Smettetela di pensare che si possano prendere i lavoratori uno per uno. Il vento che sta cambiando ci dice che nonostante quelli che pronosticavano la fine del sindacato, il sindacato continua ad essere nei luoghi di lavoro. E di sindacato c'è bisogno".
Un altro passaggio è rivolto alla vicenda dell'irruzione di un gruppo di naziskin a Como nella sede di un'associazione umanitaria, avvenuta nei giorni scorsi. "Un episodio insopportabile, sul quale non si può e non si deve tacere. Non sono delle ragazzate, chi lo dice sottovaluta il pensiero che c'è dietro queste forme di xenofobia, razzismo e invocazione del totalitarismo - ha commentato Camusso - Alle forze politiche e al governo diciamo che non si può essere disattenti. Si applichi la Costituzione: le regole ci sono".
Quindi la leader della Cgil ha affrontato il tema pensioni. Il governo ha fatto la scelta "di chiudere la porta sulla prospettiva previdenziale dei giovani, di isolare qualche emergenza e non produrre invece una risposta all'ingiustizia del sistema". Un sistema che ai giovani "dice una cosa precisa: se sarai fortunato, se avrai una carriera continua e ricca, allora potrai accedere alla pensione flessibilmente; ma se sei come i giovani di oggi, precari, con discontinuità e con lavori poveri, tu non vi potrai mai accedere". Per la Camusso dunque non dobbiamo aspettare "di avere una generazione con il fantasma della povertà, ma dobbiamo iniziare a dare risposte adesso. Dobbiamo avere a cuore cosa succederà ai giovani".
Riguardo il fallimento della trattativa con il governo, per la segretaria "se l'esecutivo non rispetta gli accordi che fa, poi non c'è più credibilità negli impegni che si assumono. Quando vengono meno gli impegni non si può sperare che un sindacato dica: va bene, prego, alla prossima puntata. C'è una lesione del rispetto reciproco e delle priorità che si sono definite. Per noi viene prima un vincolo, quello che abbiamo assunto con i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati e le pensionate". Da qui "la fatica a capire perché ci sono giudizi diversi dalle altre organizzazioni sindacali. Ovviamente li rispettiamo, ma crediamo che debbano valutare quando siamo lontani dalla piattaforma che avevamo presentato".
La chiusura è affidata proprio al rapporto con le altre organizzazioni. "Noi vogliamo ritessere i fili unitari, quindi proponiamo a Cisl e Uil di definire un insieme di regole comuni, in accordo con i lavoratori, su come si fanno le vertenze, perché sappiamo bene che quando si è divisi si è più deboli". Anche perché "senza regole, senza un governo delle piattaforme, quando si arriva a valutazioni diverse si è altrettanto deboli, perché non si ha la forza di chiedere innanzitutto il rispetto degli accordi".


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