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Data: 04/02/2016

Nord e Sud ancora più lontani: il rapporto di Tecnè e Fondazione Di Vittorio

Nord e Sud ancora più lontani: il rapporto di Tecnè e Fondazione Di Vittorio
Senza Mezzogiorno l'Italia non recupera terreno, servono nuove politiche di crescita

E' sempre più un paese spaccato in due quello che emerge dal "Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia" realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil (che alleghiamo). Un rapporto che si propone di misurare, senza la pretesa di esaurire il tema e l'analisi, lo stato di salute del nostro Paese utilizzando un parametro ben preciso: la valutazione delle disuguaglianze tra i vari territori.
Tutto ciò attraverso la scelta di un sistema di indicatori e di un metodo di calcolo di alcuni indici basato sulla differenza dei numeri nelle diverse aree del Paese rispetto alla media nazionale. Un sistema in grado di evidenziare le eccellenze e di misurare le distanze tra i vari territori italiani.
Per valutare la qualità dello sviluppo sono stati utilizzati 87 indicatori di base, raggruppati in dieci macro-aree di analisi: qualità delle abitazioni, beni posseduti dalle famiglie, caratteristiche del territorio, condizione di salute degli individui, relazioni amicali e partecipazione sociale, servizi socio-assistenziali e sistema sanitario, struttura culturale, struttura economica, equità economica, soddisfazione per la qualità della vita.

In concreto, se come base di confronto utilizziamo la media nazionale (indice base Italia = 100) l'analisi sulla qualità dello sviluppo colloca il nord-est al primo posto con 111 punti, seguito dal nord-ovest (107) e dal centro (103), mentre il sud e le isole si fermano molto più in basso, con l'indice a 87 punti. Ce n'è quanto basta per riparlare di un Paese spaccato e che procede a due velocità, dove il Mezzogiorno è ben lontano dal rimontare le grandi differenze con le regioni del Nord.

Un secondo elemento riguarda la cosiddetta soddisfazione della qualità della vita, ovvero la percezione che gli individui hanno della propria condizione e del territorio dove abitano, un elemento considerato tra i principali termometri dello stato di salute del Paese.

Inoltre il suo andamento negli ultimi dieci anni è particolarmente significativo per capire dove e come la crisi economica ha impattato sulla vita delle persone. La differenza tra il 2005 e il 2015 in particolare è molto grande, e risente della seconda fase della crisi economica: fatta 100 la media nazionale nel 2015, infatti, questo specifico indicatore si colloca 22 punti sotto il livello del 2005, segnando il valore più basso nell'ultimo decennio (con un calo di 17 punti solo negli ultimi cinque anni).
Il rapporto di Tecnè e Fondazione Di Vittorio dunque sottolinea che all'Italia serve un salto di qualità che vada non solo nella direzione di un recupero di fiducia, ma soprattutto in un grande progetto che punti a colmare i ritardi tra Nord e Mezzogiorno presenti in ognuna delle 10 macroaree di analisi.

E' inimmaginabile pensare di recuperare il terreno perduto in questi anni se permangono distanze così forti nelle varie zone del Paese, differenze che si riflettono inevitabilmente nella velocità di risalita e che espongono a crisi cicliche e a un progressivo degrado economico le aree più povere. Una conferma della necessità e dell'urgenza di una vera politica nazionale per il Mezzogiorno, che intervenendo su specifici fattori di difficoltà e diseguaglianza (che durante la crisi si sono ulteriormente ampliati) trasformi l'attuale emergenza in opportunità.
D'altra parte la Cgil sottolinea "il ritardo nelle politiche nazionali, la scarsa interazione con le politiche regionali, la carenza di investimenti, la frammentazione e la dispersione in troppi ambiti degli obiettivi e delle risorse". Abbandonando il Sud il nostro Paese non tornerà a camminare, "solo con una robusta crescita delle regioni meridionali sarà possibile uno sviluppo più forte e più giusto per tutto il Paese. Anche per questo la Cgil ha messo in campo, con il Piano del lavoro e con Laboratorio Sud, idee e proposte concrete per cambiare questa situazione".

 

 

P.S. In allegato il "Rapporto 2015 sulla qualità dello sviluppo in Italia"


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